Saronno

Le domande di Attac: "Casa di Comunità o casa dei misteri?"

Cinque domande a sindaco e Asst. "E’ vergognoso far partire così servizi socio-sanitari tanto importanti, specie dopo una pandemia devastante"

Le domande di Attac: "Casa di Comunità o casa dei misteri?"
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Il 28 ottobre in via Fiume aprirà la prima Casa di Comunità di Saronno. L'annuncio, fatto direttamente dall'Asst Valle Olona, è stato rilanciato dal sindaco. Si avvicina il taglio del nastro, e si fanno più forti le domande di Attac Saronno, che sabato 22 sarà nuovamente in piazza con la sua raccolta firme.

Di seguito, il loro comunicato.

"Casa di Comunità o dei misteri?"

Non basterà di certo il comunicato stampa che ne annuncia l’avvio tra dieci giorni a far capire agli abitanti del distretto di Saronno cosa sarà mai questa “Casa della Comunità” in apertura a Saronno (via Fiume, 12).

Molto semplicemente, perché né l’Asst Valle Olona né il Comune capo-distretto Saronno si sono mai presi la briga di preparare la cittadinanza all’arrivo un servizio di medicina di prossimità.

Impossibile? Certo che no! Nella scorsa primavera avevamo addirittura organizzato una serata pubblica su Casa della Comunità e partecipazione, intervistando un’amministratrice locale dell’Emilia Romagna, che ce l’aveva descritto nel dettaglio come stavano facendo dalle sue parti. Un’assessora di centrosinistra. Come l’amministrazione di Saronno, che – a parte generiche parole di circostanza – non ha mai avuto la volontà di far partecipare i propri cittadini alla definizione degli obiettivi di questo importante servizio. E non solo.

La lettura dello scarno comunicato diffuso in rete lascia ancora aperti molti dubbi e domande. Vediamo:

  1. “…al Punto Unico di Accesso ci si potrà rivolgere per questioni sia sanitarie che socio-sanitarie”: e tuttavia non si ha traccia della presenza di assistenti sociali tra il personale previsto al suo interno. In effetti dovrebbe trattarsi di personale anche comunale, che però non risulta al momento essere stato coinvolto nell’organizzazione del servizio. Saremmo felici di essere smentiti dal Sindaco.
  2. “Qui faranno riferimento tutti i pazienti cronici della zona”: bene, non andranno più a Gallarate. Ma ci sarà dialogo con i Medici di Medicina Generale o si darà seguito alla “riforma della cronicità” della regione, sostanzialmente bocciata dai cittadini, ma che viene fatta rientrare dalla finestra, magari con l’aiuto di una cooperativa del territorio specializzata nel lavoro con i malati cronici?
  3. “Sei infermieri di comunità si occuperanno di seguire soprattutto le dimissioni protette dagli ospedali”. Dove sono le altre funzioni ricoperte dagli infermieri di comunità nelle Case della Salute?
  4. “All’interno della Casa della Comunità ci sarà il Punto Prelievi (dal lunedì al giovedì)”: e quello dell’ospedale rimane o viene sostituito? Se sostituito, perderà un giorno (il venerdì) per i prelievi?
  5. “Importante sarà il coinvolgimento dei medici di famiglia”: come sarebbe a dire, SARA’? I Medici di Medicina generale sono l’architrave delle Case di Comunità, ma non ci sono accordi con loro. Forse perché si pensava di coinvolgerli attraverso la cooperativa “Medici Insubria”, che però si è apparentemente tirata indietro, anche se gestirà a Cislago “un punto prelievi due volte a settimana”?

E’ vergognoso far partire così servizi socio-sanitari tanto importanti, specie dopo una pandemia devastante.

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