Busto Arsizio

Finti contratti di lavoro per aggirare le leggi sull'immigrazione, ai domiciliari per favoreggiamento

Sfruttavano la possibilità permessa dalla "Sanatoria 2020" per rendere inespellibili gli irregolari

Finti contratti di lavoro per aggirare le leggi sull'immigrazione, ai domiciliari per favoreggiamento
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Nella giornata di ieri la Polizia di Stato di Busto Arsizio ha dato esecuzione ad un'Ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari, che ha disposto la custodia cautelare agli arresti domiciliari per un uomo e una donna, italiani, per il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

Finti contratti di lavoro per il permesso di soggiorno

Dalle indagini svolte dal Commissariato di via Ugo Foscolo e coordinate dalla Procura della Repubblica è infatti emerso che i due, un
pregiudicato residente nel circondario e la ex titolare di un'agenzia di pratiche per stranieri, avevano messo in opera un collaudato
meccanismo per realizzare guadagni illeciti permettendo di "regolarizzarsi" a stranieri senza i requisiti per ottenere il permesso di soggiorno.

Il sistema

Lo strumento utilizzato era la "sanatoria 2020", ovvero il Decreto-Legge che permetteva ai datori di lavoro con minimi requisiti patrimoniali di dichiarare un preesistente rapporto di lavoro "in nero" con uno straniero, impiegato in particolare come colf o badante.

Era sufficiente la presentazione della domanda, e quindi l'esibizione da parte del lavoratore della relativa ricevuta, per rendere lo straniero inespellibile. Nel caso in cui il rapporto fosse stato effettivamente sanato, dando così diritto al permesso di soggiorno per lavoro, anche se licenziato subito dopo lo straniero aveva comunque diritto a un permesso di soggiorno "per attesa occupazione".

I due indagati, quindi, si erano organizzati per trovare e mettere in relazione stranieri irregolari, che grazie alla "sanatoria" figuravano come colf o badanti pur non avendo mai lavorato, e italiani compiacenti o addirittura ignari, che assumevano il ruolo di "datori di lavoro" senza esserlo mai stati e spesso senza nemmeno poterlo essere, perché privi dei minimi requisiti patrimoniali o addirittura percettori di reddito di cittadinanza.

14 casi sotto la lente

L'intervento dei due non era naturalmente disinteressato né gratuito perchè gli stranieri, pur di ottenere l'agognato permesso, dovevano sborsare somme di denaro. Le indagini della Polizia di Stato e della Procura della Repubblica hanno documentato con certezza almeno 14 casi di stranieri così "regolarizzati", tutti di nazionalità egiziana.

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