I militanti blindano Salvini. E parola d'ordine: autonomia.
Il resoconto della serata di ieri, fra dichiarazioni soddisfatte e (poche) deluse. E il commento del leghista di ferro Fagioli: "Noi ce l'abbiamo sempre duro, e anche Salvini"

Nessun commento dopo il provinciale di ieri a Saronno dal segretario della Lega Matteo Salvini, ma tra i militanti usciti dall'auditorium il parere è (quasi) unanime: il capitano non si tocca, l'autonomia è una priorità.
Lega, nessuno scarica Matteo
Se qualcuno si aspettava coltelli e rese dei conti si sbagliava. Certo, qualche sguardo o commento poco convinto all'uscita dall'assemblea non è mancato, qualche mal di pancia si è avvertito, qualcuno con ancora il dubbio che la strada indicata da Salvini sia effettivamente la migliore per il partito c'è stato.
Anche una porta sbattuta uscendo, nell'amarezza e nella rabbia:
Ma vanno guardati tenendo presente che oltre 250 teste, qualcuna discorde è nell'ordine naturale delle cose.
Per il resto, quello che all'apparenza è uscito dall'assemblea provinciale di ieri è un clima più positivo e sereno rispetto a quello avvertito all'ingresso. Dalla base dei militanti la richiesta è stata chiara: si deve ripartire con l'autonomia, chiudere una partita inseguita da prima dei referendum del 2017 e che negli ultimi anni (fra un governo gialloverde fatto di veti incrociati, uno giallorosso che guai a parlarne e uno giallo-rosso-verde-azzurro di delicati equilibri e ben altre priorità) sembrava messa da parte. Forse per non tirarsi contro l'elettorato del centro e sud Italia, non interessato quando non contrario a una maggiore autonomia regionale.
Altra notizia, quasi scontata, della serata è la difesa di Attilio Fontana e la sicurezza che il candidato del centrodestra alle Regionali dovrà essere lui.
E il Governo? Qui le parole dai presenti all'assemblea sono più misurate. Nel lungo discorso di Salvini ai militanti non sono mancate le frecciate (carpite dall'esterno dell'auditorium) all'alleata di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, cresciuta nei risultati dopo cinque anni di opposizione.
"E' ovvio che chi è all'opposizione può catalizzare e dire quello che vuole, mentre chi è in maggioranza deve mediare, guardare al risultato e non si può portare a casa tutto. Di 'casinari' (cit: Salvini, ndr) ce ne sono stati diversi in due Governi cui abbiamo fatto parte, sia nella maggioranza sia fuori. Ed è più facile stare all'opposizione che sedersi ai tavoli con Speranza&co", ha riportato dopo l'incontro il segretario provinciale Stefano Gualandris. Che sulla serata ha riconosciuto che "qualche critica c'è stata, la richiesta di maggiore ritorno sui temi del Nord e sull'autonomia. Ma tutto in assoluto 'Lega-style', in amicizia e discussione interna".
"Se Bossi vuole in Comitato del Nord..."
Tra gli argomenti toccati durante la serata anche il Comitato del Nord, il gruppo interno alla Lega nato dopo il voto e capitanato da Umberto Bossi. Cosa fare con loro? Dentro, fuori, isolati o cos'altro? "Salvini ha detto chiaramente che tutto quello che Bossi propone lui lo caldeggia e lo abbraccia - ha dichiarato Gualandris - ha detto testualmente 'se Umberto Bossi fa il Comitato del Nord è giusto che si faccia il Comitato del Nord'".
Romeo: "Ora stare zitti e lavorare"
Di Governo ha parlato di più il senatore fresco di elezione varesina Massimiliano Romeo. Troppi tecnici nella lista di Meloni?
"Come detto più volte, la gente si aspetta un Governo che sia il più politico possibile. Il voto è stato emblematico, la gente vuole che la politica si prenda le sue responsabilità: il centrodes
tra ha vinto e deve prendersi le sue responsabilità. Quindi, più politico è, meglio è. A Meloni chiediamo semplicemente che la Lega abbia nella squadra la giusta rappresentanza. Non ci sono veti o diktat: c'è la consapevolezza che ora bisogna stare zitti e lavorare".
"Noi ce l'abbiamo sempre duro. E anche Salvini"
E poi ci sono le parole del vero padrone di casa, Elio Fagioli, primo arrivato all'Aldo Moro in felpa e bici verde. Decisamente soddisfatto di com'è andata l'assemblea: