Tradate

Sugli schermi del Grassi la "notte delle aurore rosse"

Tutta la verità sulle "misteriore" aurore rosse che a maggio e ottobre hanno colorato i cieli anche alle latitudini più basse

Sugli schermi del Grassi la "notte delle aurore rosse"
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Lunedì 4 novembre alle 21, nuova serata del Gruppo Astronomico Tradatese al cinema Grassi di Tradate sulle aurore boreali che a maggio e ottobre sono state visibili anche alle nostre latitudini.

Aurore boreali anche in Italia: serata al Grassi

L’ attuale massimo di attività solare sta producendo incredibili fenomeni anche nell’atmosfera della Terra. Lo scorso 10 maggio un gruppo di macchie esteso 10 volte il diametro terrestre (AR3664) ha prodotto una serie violentissimi brillamenti (esplosioni per neutralizzazione di
qualcuno dei molti campi magnetici intrecciati all’interno della AR3664) che hanno riversato verso la Terra una raffica di CME (Emissioni di materiale coronale).

La magnetosfera protettiva della Terra è stata letteralmente ‘perforata’ producendo imponenti fenomeni aurorali non solo nelle regioni polari (dove domina la colorazione verde dell’Ossigeno a bassa quota) ma anche alle nostre latitudini, dominate un po’ in tutto il mondo da cieli arrossati da Ossigeno altamente eccitato ad oltre 300 km di altezza (e proprio per questo visibile anche dalle nostre parti).

Ne parlerà in maniera approfondita il dott. Cesare Guaita lunedì 4 novembre alle 21 al cinema Grassi di Tradate in una serata dal titolo "La verità sulle recenti misteriose aurore rosse".

Aurore o no?

"Il fenomeno dell’ arrossamento dei cieli italiani (e addirittura equatoriali!) si è ripetuto in maniera ancora più vistosa nella notte dello scorso 10-11 Ottobre in conseguenza di una serie di brillamenti prodotti dalla complessa macchia solare AR3848 - spiegano dal GAT - Di fatto, se l’ attività solare è molto intensa, può essere che l’emissione rossa dell’ Ossigeno atomico raggiunga altezze talmente elevate (3-400 km), da diventare visibile anche a latitudini molto inferiori a quelle classiche del circolo polare, quindi raggiungere per esempio il cielo settentrionale del centro Europa e il centro America. Questa può essere l’interpretazione fisica delle grandi aurore rosse emerse un po’ dovunque nella notte del 10 Maggio e 10 Ottobre 2024.

Ma l’arrossamento anche dell’atmosfera all’ equatore fa venire un sospetto: quello secondo cui più che di un’aurora classica si sia trattato di una SAR (Stable Auroral Red arc), un fenomeno in cui l’ Ossigeno viene eccitato in maniera simile, ma con un meccanismo completamente differente. Mentre in un aurora classica, l’ Ossigeno interagisce con le particelle energetiche solari veicolate sul circolo polare dal campo magnetico terrestre, in una SAR ad eccitare l’ Ossigeno sono le particelle energetiche intrappolate nella più interna delle due fasce di Van Allen. Le fasce di Van Allen sono due ciambelle ricolme di particelle energetiche giacenti grosso modo sopra l’equatore.

La fascia più esterna va da 13.000 a 65.000 km, mentre più interna si trova normalmente tra 1000 e 12.000 km. Ma in conseguenza di un’attività solare molto intensa la fascia più interna può essere irrobustita da ulteriori particelle cariche e schiacciata fino a 2-300 km di altezza, arrivando a sfiorare la parte più alta e rarefatta dell’atmosfera terrestre, dove domina l’ Ossigeno atomico.

Si innesca a questo punto un meccanismo simil-aurorale, in cui le particelle energetiche della prima fascia di Van Allen eccitano l’ Ossigeno dell’ alta atmosfera, facendogli emettere una intensa radiazione rossa a 630 nm. Va anche detto che il rosso SAR è normalmente omogeneo, senza le strutture a tendaggi verticali delle aurore classiche (che sono una chiara traccia delle linee di forza del campo magnetico). In realtà nelle immagini realizzate a Tradate (ma anche quasi dovunque altrove) queste strutture verticali si intravedono abbastanza nettamente. Il che permette di concludere che, forse, a rendere vistosissimi i fenomeni del 10 maggio e del 10 ottobre 2024 potrebbero essere stato, in realtà, l’accumulo di due fenomenologie aurorali differenti: una di tipo classico e l’altra di tipo SAR".

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