L'intervista

SPECIALE GIRO D'ITALIA: le interviste che colorano di rosa il Giro

La corsa rosa da tre anni ha una commentatrice di primo livello che affianca il telecronista con professionalità, serietà e bellezza

SPECIALE GIRO D'ITALIA: le interviste che colorano di rosa il Giro
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Cresciuta a pane e ciclismo, si ispira ad Alessandra De Stefano e ringrazia gli ottimi maestri avuti fino a questo momento

Giada Borgato: "Mi aspetto di vedere un grande spettacolo, arriveranno i corridori più forti del mondo"

Raccontare il Giro d’Italia attraverso un microfono mentre tutta Italia ti ascolta non è facile, ma la competenza, la professionalità, l’esperienza e una voce ben livellata – il tutto miscelato con una buona dose di bellezza – permettono a Giada Borgato di riportare allo spettatore – assieme al telecronista Rai - tutto quanto succede nelle tre settimane della corsa rosa.

“E’ un privilegio e un’emozione per me raccontare il Giro dalla postazione cronaca – esordisce Giada - perché ho vissuto questo sport fin da bambina, avendo un padre ex corridore nonché direttore sportivo; rimanevo le ore a guardare il ciclismo in televisione”.

Giada è la prima donna a ricoprire il ruolo di commentatrice nella storia della televisione italiana, e la soddisfazione è doppia:

“Ho fatto il primo Giro nel 2021 come prima voce e ricordo che quando mi è stato comunicato di essere stata scelta - appena dopo la Milano-Sanremo -, ero sotto shock, non ci potevo credere perché il Giro d’Italia è la corsa più importante, provavo tanta felicità ma avevo anche paura di non essere all’altezza per un ruolo così importante; i treni però passano una sola volta nella vita e vanno presi, quindi ho accettato subito”.

Lavorare vuol dire anche imparare e crescere, impostando un percorso per il presente e il futuro, e Giada tutto questo lo sa bene: “Ho imparato tanto da tutti i giornalisti con i quali ho lavorato, soprattutto da Francesco Pancani e Stefano Rizzato, due persone sempre disponibili, diverse tra loro ma che mi hanno insegnato tanto, e per questo li ringrazio, sono dei maestri, è stata una fortuna trovare due professionisti come loro, così come Umberto Martini quando commentavo il femminile. Con gli altri invece ho lavorato meno”.

Fonte di ispirazione per vari aspetti è sicuramente Alessandra De Stefano, attuale direttrice di Rai Sport, che per anni si è fatta le ossa con determinazione e forza d’animo: “Alessandra (De Stefano, ndr) è una delle prime donne che ha avuto un ruolo importante in un settore prettamente maschile, ha avuto coraggio, forza, grinta e determinazione di farsi spazio perché ha grandi doti e sa fare bene il suo lavoro, nessuno le ha fatto sconti. Io voglio dimostrare di essere capace e di fare un percorso, e in questo mi ispiro a lei”.

Ormai manca sempre meno al via della corsa rosa e, come sempre, le emozioni non mancheranno, come racconta Giada: “Mi aspetto di vedere un grande spettacolo per i percorsi che offre perché arriveranno i corridori più forti del mondo in una corsa che ha le salite più dure e difficili del mondo. E’ sicuramente un Giro duro ma completo, ci sono 51 mila metri di dislivello che sono veramente tanti ma questa è la tendenza degli ultimi anni; ci sono tappe per tutti, le fughe, gli arrivi in salita per gli scalatori e gli uomini di classifica così come quelle per i velocisti. Bisognerà stare attenti fin da subito”.

La corsa più dura del mondo nel paese più bello del mondo è lo slogan che contraddistingue il Giro d’Italia ormai da alcuni anni, e questa edizione non fa eccezione, con frazioni veramente complicate, come sottolinea Giada Borgato: “Alla quarta tappa ci sarà un arrivo difficile a Lago Laceno, con uno scollinamento a quattro dall’arrivo dopo nove chilometri e 600 metri di salita finale dove vedremo già una maglia rosa importante. Sempre nella prima settimana poi ci sarà l’arrivo a Campo Imperatore – dopo tappe insidiose con tracciati tecnici -, il primo vero arrivo in salita, con cinquanta chilometri molto impegnativi, dove si potranno avere già distacchi importanti oppure magari anche le prime crisi. Al settimo giorno potrebbero esserci già corridori costretti a inseguire in classifica prima di affrontare l’impegnativa crono di trentacinque chilometri della nona tappa. E poi la terza settimana sarà terribile, con tre giorni di fila veramente massacranti e dove serviranno un bel po’ di forze”.

A chi andrà la vittoria della centoseiesima edizione della corsa rosa è presto per dirlo, ma un’idea di massima può già far capolino: “Non essendoci ancora la lista ufficiale dei corridori si possono solamente fare ipotesi, ma sicuramente avremo bei nomi, primi fra tutti Roglič ed Evenepoel ma anche il ritorno di Thomas che fa ben sperare e poi ancora Geoghegan Hart in casa Ineos che ha già vinto il Giro, Almeida, il nostro Giulio Ciccone che ha iniziato bene la stagione così come Caruso. Se proprio devo sbilanciarmi, vedo una battaglia tra Evenpoel e Roglič, con quest’ultimo vincitore in quanto più esperto”.

Tre settimane di corsa non sono semplici da affrontare per un professionista, seppur si allenano un anno intero per arrivare al meglio a questo appuntamento: “Occorre sicuramente arrivare al Giro con una discreta forma già dalla prima settimana, altrimenti si rischia di perdere minuti importanti, dopodiché bisogna alimentarsi correttamente seguendo le direttive di staff estremamente preparati e avere anche fortuna di non imbattersi in cadute; senza dubbio però la testa conta tantissimo per arrivare fino all’ultima tappa, sapendo superare i giorni difficili che potrebbero esserci, cercando e mantenendo il supporto del team e dei compagni per aiutarsi reciprocamente, la forza del professionista e del campione è questa”.

Il 20 maggio il Giro d’Italia vedrà l’arrivo a Cassano Magnago, un evento sicuramente molto importante per tutta la città: “Per un paese è una bella vetrina, vuol dire prendersi tutto il meglio – racconta Giada -. L’arrivo è più importante della partenza, anche solamene per un discorso mediatico in quanto a mezzogiorno davanti alla televisione c’è un tipo di pubblico diverso da quello che c’è alle 17 quando termina la tappa; l’appassionato non si perde nemmeno un minuto ma molte altre persone invece guardano solamente l’arrivo”.

Anche in questo caso, dire chi sarà il favorito per questa tappa è difficile, ma un nome emerge ugualmente: “E’ una tappa per velocisti ma con una salita lunga di prima categoria poco dopo la partenza dove bisognerà prestare attenzione, tenendo d’occhio anche eventuali fughe, una frazione che arriva dopo la tappa molto impegnativa del giorno prima. Un corridore come Gaviria potrebbe essere il nome buono”.

Il Giro d’Italia è un’emozione unica in ogni suo contesto, un vero e proprio spettacolo a cielo aperto ma dietro a questo c’è un lavoro di migliaia di persone: “La quantità di persone che lavorano dietro le quinte per un evento così grande è pazzesca, nemmeno i corridori si rendono conto del grande lavoro che viene fatto, è una macchina che lavora ventiquattro ore su ventiquattro; non sembra, ma anche per la Rai è veramente impegnativo, in special modo per lo spostamento di mezzi e persone che devono sempre essere presenti anche in posti difficili e complicati da raggiungere”.

Non mancano le emozioni all’interno delle tre settimane di corsa: “L’emozione più grande? Per me ogni singolo giorno è un’emozione – racconta ancora Giada - ma forse direi l’ultimo giorno del Giro, quando siamo arrivati a Milano e a Verona; sei stanco, scende la tensione e vedi il percorso che hai fatto in quelle tre settimane. Sicuramente però non farò mai l’abitudine, e non voglio farmela, perché è un lavoro che mi piace e dove devi dare continuamente il massimo, rimanendo sempre concentrato”.

Un ultimo pensiero è rivolto alle sempre più frequenti notizie di incidenti stradali che coinvolgono i ciclisti: “E’ una tragedia continua, anche se però se ne parla solo quando rimane coinvolto un personaggio famoso come successo con Scarponi e Rebellin; in verità, tutti i giorni avvengono questi drammatici eventi e bisognerebbe parlarne sempre. Sulla strada occorre attenzione da parte di tutti, ognuno deve essere educato e rispettare il codice della strada”.

Stefano Benetazzo

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