Olimpiadi

Nicolò Martinenghi, bronzo da sogno nei 100 rana

L'atleta di Azzate terzo dietro a Peaty e Kamminga. "È favoloso, dedico la medaglia ai miei allenatori"

Nicolò Martinenghi, bronzo da sogno nei 100 rana
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Nicolò Martinenghi da sogno. L'atleta varesino di Azzate ha conquistato uno storico bronzo nella finale dei 100 rana ai giochi olimpici che si stanno svolgendo a Tokyo, in Giappone. Il nostro portacolori ha fermato il cronometro sul 58''33 dietro al fenomeno britannico Adam Peaty (57''37) e all'olandese Arno Kamminga (58''00).

 

Nicolò Martinenghi, una medaglia da sogno

Una rimonta importante quella del nostro atleta. Che, in un colpo solo, si scrolla di dosso l'etichetta di eterna promessa riportando l'Italia della rana sul podio alle Olimpiadi. 21 anni dopo quelle di Sidney, vinte da Domenico Fioravanti con Davide Rummolo di bronzo. Un terzo posto che conferma le buone sensazioni che Martinenghi aveva già fatto intravedere agli Europei di Budapest. Un cammino  iniziato il 12 dicembre 2019, nel corso degli Assoluti invernali disputati a Riccione, dove vinse la finale dei 100 rana toccando in 58"75, primo italiano nella storia ad infrangere il muro dei 59 secondi e pass olimpico conquistato. Poi la delusione con il quinto posto in controprestazione a Budapest, subito lenito dai bronzi nei 50 rana nella 4x100 mista e mista mista.

 

"Ancora non mi rendo conto"

Le prime parole di Nicolò Martinenghi dopo la conquista del bronzo sono piene di stupore: "Ancora non mi rendo conto di cosa sia successo. È una cascata di emozioni non ci credevo troppo prima della gara, ma ho cercato e voluto da tempo questa medaglia. Mi sono sognato gli ultimi 15 metri tante volte in allenamento. È favoloso". Un pensiero, inevitabilmente, va ai suoi allenatori: "Dedico questa medaglia al mio primo allenatore Franco che sta vivendo un periodo difficile. Sono emozioni forti, un giorno lo capirò ma ora sto su un'onda altissima e voglio surfarla fino alla fine. Ieri ho fatto fatica ad addormentarmi. Avevo tanti pensieri perchè oggi riesco a capire le emozioni che hanno vissuto 21 anni fa Fioravanti e Rummolo. Ringrazio tantissimo anche il mio allenatore Marco Pedoja perchè sapevamo entrambi da dove partivamo e qual'era il nostro obiettivo".

 

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