La protesta

Sacche di sangue e sigilli ai distributori: la protesta di CasaPound contro il caro benzina

Il gruppo varesino del movimento di destra: "Abbassare l'Iva e tagliare le accise, subito"

Sacche di sangue e sigilli ai distributori: la protesta di CasaPound contro il caro benzina
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Distributori di benzina sigillati e sacche di sangue, il messaggio chiaro e diretto: "Caro benzina, così uccidete l’Italia". È questa l’azione shock di CPI che interviene così sull’aumento di prezzo del carburante, ormai arrivato a livelli insostenibili.

Sacche di sangue contro il caro benzina: la protesta di CasaPound

"Un pieno di sangue". Questo il messaggio affisso in tutt'Italia, e  anche in provincia di Varese, dai militanti di CasaPound contro gli aumenti vertiginosi di benzina e gasolio registrati nelle ultime settimane.

Un grido d'allarme, non il primo e certo non l'ultimo, che si somma ai tanti lanciati da cittadini, mondo imprenditoriale e forze politiche. Grida e richieste di intervento iniziate, appunto, settimane fa alle quali non sono ancora seguiti interventi concreti. Promesse, mozioni, ipotesi (l'ultima, del Ministro per la Transizione Ecologica Cingolani) e accuse, come quelle di "vergognose speculazioni" favorite dalla crisi bellica in Ucraina.

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“Ci sembra assurdo che non ci sia stato ancora nessun intervento governativo per calmierare il prezzo del carburante – si legge in una nota del movimento di destra – Ci viene da pensare che il silenzio del Governo sia voluto e che non ci sia alcun interesse nel salvaguardare cittadini ed imprese. L’aumento della benzina colpisce ogni settore produttivo, senza nessuna eccezione, e contribuisce all’aumento incontrollato dell’inflazione. Già stiamo assistendo a un razionamento di beni di prima necessità nei supermercati a causa del blocco dei trasporti ed è di questi giorni la notizia dei pescherecci fermi proprio perché impossibilitati a sostenere il costo del gasolio. I colpevoli di tutto ciò sono le grandi aziende petrolifere e l'incapacità del governo, non certo i lavoratori delle pompe di benzina che rischiano anch’essi di essere delle vittime. La situazione è intollerabile: si sta arrivando al punto di dover lavorare per poter pagare la benzina per recarsi al lavoro e la contrazione dei consumi è l’effetto più immediato. Le soluzioni ci sono: abbassamento iva dal 22% al 4% e taglio delle accise. Se non vogliamo veder crollare definitivamente la nostra economia, con una crisi sociale non gestibile, si attuino subito queste due misure. In caso contrario, sarà evidente a tutti che questo Governo è complice nel voler far fallire il paese".

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