il confronto

Riunione in Consiglio provinciale per parlare di inserimento lavorativo degli ex detenuti

L’evento rappresenta il secondo passo finalizzato alla creazione di “buone prassi” per facilitare il percorso di reinserimento socio-lavorativo dei detenuti

Riunione in Consiglio provinciale per parlare di inserimento lavorativo degli ex detenuti
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Il 16 ottobre 2024, dalle ore 9, presso la Sala Consiliare della Provincia di Varese si sono svolte, in sequenza, due riunioni finalizzate all’approfondimento degli impegni previsti dai seguenti due protocolli sottoscritti il 19 luglio 2024: il Protocollo d’intesa per promuovere e sostenere il reinserimento sociale e lavorativo delle persone detenute, ex detenute e in esecuzione penale esterna e il Protocollo d’intesa per favorire l’inserimento socio lavorativo di titolari di protezione internazionale.

Riunione per parlare di inserimento lavorativo degli ex detenuti

“Protocollo di intesa per promuovere e sostenere il reinserimento sociale e lavorativo delle persone detenute, ex detenute e in esecuzione penale esterna” – Un passo avanti verso il reinserimento sociale dei detenuti

L’evento rappresenta il secondo passo finalizzato alla creazione di “buone prassi” per facilitare il percorso di reinserimento socio-lavorativo dei detenuti. L'incontro ha sottolineato l'importanza cruciale della sinergia tra istituzioni, imprese ed organizzazioni sindacali, evidenziando nuovamente il ruolo fondamentale che la speranza e la dignità possono svolgere nel promuovere una reale riabilitazione dei detenuti che passa anche attraverso un lavoro dignitoso, così anche riducendo il sovraffollamento carcerario.

Chi era presente alla riunione

Significativi gli interventi, tra gli altri, della dottoressa Laura De Gregorio, in rappresentanza del Magistrato di Sorveglianza, e del dottor Giuseppe La Pietra, in rappresentanza del Presidente Brunetta del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL) e del “Segretariato Permanente per l’inclusione economica, sociale e lavorativa delle persone private della libertà personale”, insediatosi nello scorso settembre presso il CNEL stesso.

Entrambi gli esperti hanno evidenziato l'importanza fondamentale della formazione e del lavoro in ambito carcerario, sottolineando come questi strumenti siano essenziali per favorire il reinserimento sociale dei detenuti.

L'intervento della dottoressa De Gregorio

L’intervento della dott.ssa De Gregorio si è focalizzato sulla tipologia dei nuovi detenuti, una tipologia prevalentemente “sociale”:

« L’emergenza carceraria non è legata solo al problema del sovraffollamento, ma anche alla tipologia di popolazione carceraria presente oggi negli istituti penitenziari. Come ha egregiamente detto Ornella Favero, direttrice di Ristretti Orizzonti, la detenzione oggi è detenzione sociale. Soprattutto negli istituti penitenziari del nostro territorio, molti dei detenuti presenti nelle nostre carceri non sono “delinquenti di mestiere”, che hanno scelto il crimine come stile di vita, ma persone per le quali il crimine è stata la risposta sbagliata ad una condizione di emarginazione sociale, di povertà e di disagio. Ed allora è proprio nei confronti di questi soggetti che il lavoro può essere un elemento decisivo contro il rischio di recidiva, perché in grado di restituire dignità e speranza. Nella prospettiva imprenditoriale, va sottolineato che è questo un capitale umano con una fortissima motivazione al lavoro e che viene valutato dalla Magistratura di Sorveglianza come meritevole per l’ammissione a determinati benefici previsti dall’ordinamento penitenziario (art. 21 Ordinamento Penitenziario, semilibertà, altre misure alternative). Perciò l’appello ad investire sui detenuti non vuole risuonare come un invito al cieco buonismo, ma come l’invito “ragionato” ad offrire una seconda chance a chi ha sbagliato e a chi dimostra una volontà di cambiamento. E’ una sfida anche culturale, perché mira a superare una concezione di afflittività meramente retributiva e un'idea illusoria di sicurezza, fondata sulla separazione dal corpo sociale del condannato. I detenuti e più in generale i soggetti in espiazione pena devono essere invece preparati alla libertà, perché l’emarginazione comporta dei costi sociali altissimi: non c’è soggetto più pericoloso di chi non ha nulla da perdere. Il mirabile contributo di questo Protocollo, di cui l’ufficio di Sorveglianza di Varese condivide gli intenti, è dunque quello di fare in modo che il tempo dell’espiazione della pena non sia il tempo “dell’ozio senza riposo”, il tempo della disumanità, della vendetta pubblica, ma un tempo degno di uno Stato di diritto, un tempo di speranza, un tempo utile per tutti, per i condannati e per la collettività. Un tempo in cui le ragioni dell’imprenditoria possono incontrarsi con la volontà di riscatto di chi ha sbagliato ».

Una politica pubblica nazionale sul lavoro in carcere

Il dott. Giuseppe La Pietra, componente del summenzionato “Segretariato permanente”, ha parlato dello scopo di detto organismo e delle iniziative che il CNEL, nel quadro di una virtuosa collaborazione con il Ministero della Giustizia e con il DAP (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria), ha intrapreso.
Nello specifico ha illustrato il disegno di legge presentato al Parlamento per migliorare l’attuale sistema di governance e agevolare l’elaborazione di una politica pubblica nazionale sul lavoro in carcere con l’obiettivo di strutturare una rete interistituzionale volta a gestire l’inclusione lavorativa nella sua globalità, sia in carcere, sia nella fase post-rilascio.

Il nuovo segretariato permanente presso il CNEL avrà il compito di coordinare le azioni di tutti gli attori coinvolti nel processo di reinserimento, facilitando la collaborazione tra istituzioni centrali e locali, organizzazioni sindacali e imprese. L'obiettivo è creare una rete capillare di servizi e opportunità, superando gli ostacoli burocratici e valorizzando le buone pratiche già esistenti.

Cosa prevede il disegno di legge

Il disegno di legge in argomento introduce importanti novità, tra cui:
Equiparazione salariale: i detenuti che lavorano avranno diritto alla stessa retribuzione dei lavoratori liberi.
Fondo volontario: verrà istituito un fondo per finanziare progetti di reinserimento, alimentato da contributi di fondazioni bancarie e imprese.
Potenziamento della legge Smuraglia, per facilitare ulteriormente l'assunzione di detenuti da parte delle imprese.
Creazione di una piattaforma informatica online per mettere in contatto imprese e carceri, facilitando la ricerca di profili professionali e l'organizzazione di tirocini.

Sottoscritta un'importante convenzione

Successivamente, è stata sottoscritta una importante convenzione dalla Direttrice della Casa Circondariale di Busto Arsizio e dal rappresentante della Grassi S.p.A., società che produce abbigliamento tecnico professionale (guidata dal dott. Roberto Grassi, imprenditore della provincia di Varese e Presidente pro-tempore di Confindustria Varese). Questa partnership conferma la fattibilità dei progetti di reinserimento lavorativo e rappresenta un esempio concreto di come si possa contribuire attivamente alla riabilitazione dei detenuti, offrendo loro opportunità di formazione e lavoro.

In linea con questa consapevolezza, tutti gli intervenuti, dopo aver ribadito l'impegno a rafforzare la collaborazione e sottolineato l'importanza della rete costituita dal protocollo in argomento, hanno costituito i “gruppi di lavoro” previsti dal medesimo, al fine di semplificarne l’attuazione e agevolare l'inserimento e l'integrazione dei detenuti nel contesto socio-economico del territorio.

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