Saronno

Ristori e aiuti, Veronesi (Lega): "Misure lombarde sono da Stato vero e proprio. Altri parlano, qui si lavora"

Appuntamento ora il 7 dicembre con l'eurodeputato Isabella Tovaglieri

Ristori e aiuti, Veronesi (Lega): "Misure lombarde sono da Stato vero e proprio. Altri parlano, qui si lavora"
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Si è tenuta ieri la prima delle due serate in videoconferenza organizzate dalla Lega Saronno su ristori e aiuti messi in campo da Regione, Stato ed Europa. Ospiti della prima l'onorevole Leonardo Tarantino e il consigliere regionale Gianmarco Senna. Di seguito il resoconto del vice segretario cittadino Angelo Veronesi.

Ristori e aiuti, prima conferenza della Lega Saronno

La Lega Lombarda di Saronno ha organizzato due serate a tema la prima il 2 dicembre con la partecipazione dell’on. Leonardo Tarantino commerciante e membro della commissione parlamentare Finanze e del consigliere regionale Gianmarco Senna imprenditore e presidente della commissione regionale attività produttive, istruzione, formazione e occupazione per illustrare ai cittadini i ristori messi in campo da Stato e Regione e la seconda il 7 dicembre con la europarlamentare Isabella Tovaglieri per illustrare gli aiuti europei in tempo di covid: come le politiche comunitarie e gli aiuti economici impatteranno sull’economia e sulle imprese.

Il 2 dicembre l’on Leonardo Tarantino era in diretta con la sezione della Lega Lombarda di Saronno dalla Camera poco prima del suo intervento in aula contro le modifiche ai decreti sicurezza.

"Lavoratori dimenticati, Camere impegnate per i Decreti Sicurezza"

Scandaloso che in un momento così difficile per l’economia del Paese nel quale si sta approvando la legge di bilancio che impegna le Camere per tre settimane, il Governo ha fatto ben quattro decreti ristori dimenticandosi sempre qualche categoria di lavoratori, si debba discutere in merito ai decreti sicurezza come se questi fossero diventati improvvisamente la priorità del Paese. Le priorità sono ben altre. Ci sarebbe stato tutto il tempo per definire una linea di azione efficace per la seconda ondata, ma il Governo sta rincorrendo la crisi pandemica ed economica con una serie di provvedimenti sui ristori che sono stati rivisti ben quattro volte. I danni dal punto di vista economico sono ancora peggiori con questa seconda ondata rispetto alla prima. Sono state chiuse le attività economiche senza prevedere alcun ristoro e senza compensazioni economiche. Il Parlamento ha votato a maggioranza assoluta un altro sforamento del limite massimo del debito dello Stato. Grazie alla Lega e al centro destra si è chiesto che le risorse fossero impegnate per i ristori. E’ stato sancito un importante cambiamento rispetto al passato, cioè che non si ragionasse solo per codici ATECO, ma per calo di fatturato di almeno il 30%. La somma di tutte queste manovre corrisponde ai quei 100 miliardi di euro che Matteo Salvini aveva chiesto fin dall’inizio della crisi, per affrontare sia la crisi sanitaria sia la crisi economica. Questa cifra avrebbe potuto essere calcolata così come l’aveva calcolata Salvini, per cui queste manovre governative avrebbero potuto essere programmate per tempo dando uno scadenzario certo alle imprese, in modo che gli imprenditori potessero riprogrammare la propria attività con la certezza che richiede il mondo economico. Invece di mettere in calendario gli aiuti economici il Governo ha preferito inseguire la crisi spostando le prevedibili scadenze all’ultimo momento e mettendo in difficoltà sia gli imprenditori sia i professionisti del settore economico, creando ancora più danno all’economia perché non ha dato agli imprenditori nemmeno una visione di breve periodo. Il Governo non ha avuto la chiarezza di intenti necessaria per rassicurare il mondo economico con un calo del PIL di 10 punti percentuali.

"I lombardi lavorano, gli altri parlano"

La Regione Lombardia ha attuato invece delle misure economiche che non sono da Regione, ma da Stato vero e proprio. La Regione ha infatti sopperito ai grossissimi limiti dello Stato che ha dimostrato assoluta mancanza di sensibilità verso i ceti produttivi. La differenza è che i lombardi lavorano mentre gli altri parlano.

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