Malnate

500 firme per chiedere una Casa di Comunità a Malnate

Primi risultati incoraggianti per la petizione che chiede di tener fede all'ordine del giorno approvato nel 2019 in Consiglio Regionale

500 firme per chiedere una Casa di Comunità a Malnate
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Sono già 500 le firme raccolte con una petizione  dai partiti di maggioranza in Comune, Pd, Malnate insieme e Lista Maria Croci insieme, per chiedere  una Casa di Comunità a Malnate.

Raccolta firme a Malnate per aprire una Casa della Comunità

Il tema è stato al centro dell’affollato incontro, presenti oltre 100 persone, che si è tenuto ieri sera (lunedì 2 maggio) nell’aula magna dell’Istituto comprensivo cittadino. Presenti la sindaca Irene Bellifemine, il  consigliere regionale e capogruppo del Pd in Commissione sanità Samuele Astuti, l’ex direttore del dipartimento di anestesia e rianimazione dell’Asst Sette laghi Giulio Minoja, l’ordinario di diritto dell’Unione Europea dell’Università dell’Insubria, Vincenzo Salvatore, il segretario della Cgil di Varese Gianni Ardizzola e il segretario della Cisl dei laghi, Marco Contessa.

"Chiesta con un Odg rimasto lettera morta"

“L’istituzione  di una Casa di Comunità a Malnate - spiega Astuti - era già stata prevista da un ordine del giorno  votato all’unanimità dal consiglio regionale il 17 dicembre 2019 e sollecitato dal territorio, ma è rimasta lettera morta.  Nella provincia di Varese, a seguito della riforma,  sono state localizzate 20 Case di Comunità ma sono state tutte scelte dall’Ats Insubria, senza ascoltare il parere dei sindaci, né quello delle comunità locali. Chiediamo alla Regione  di rimediare a un grave errore e  onorare l’impegno preso nel 2019”.

"Non ascoltati i territori"

“Il non ascolto dei territori - attacca Astuti - di cui la mancata istituzione della Casa di Comunità a Malnate è  un esempio, è una delle gravi carenze della legge di riforma della sanità. Il Pd aveva chiesto che il parere dei sindaci sulla programmazione territoriale fosse vincolante, ma non è stato così”.

L’incontro di ieri sera è stata anche l’occasione per fare il punto sulle gravi criticità della sanità lombarda, a cui la riforma non pone secondo i presenti alcun rimedio.

”L’emergenza medici di base - sottolinea Astuti - è sotto gli occhi di tutti. Negli ultimi 15 anni si sono persi 9.500 professionisti in Lombardia tra medici di base e pediatri di libera scelta (5.800 dimissioni volontarie), tanto che oggi i posti scoperti sono 1.166, con il rischio  che mezzo milione di lombardi rimanga senza.  La carenza di medicina territoriale porta come diretta conseguenza il sovraffollamento dei pronto soccorso, che è uno dei più alti del Paese. Questo per non dire delle liste d’attesa  che non accennano a diminuire per il grave squilibrio tra pubblico e privato, che  lascia senza cure chi non può pagare.  I Lombardi spendono in media 728 euro  all'anno nella sanità privata, il dato più alto d’Italia”.

“Nel complesso - conclude Astuti - il sistema lombardo rimane ospedalocentrico.  Risorse ed energie vanno in quella direzione,  lasciando  gravissime carenze nella sanità territoriale, evidenziate  drammaticamente dalla pandemia. Carenze che  si evidenziano anche nelle nostra comunità.Chiediamo di rimediarvi,  a partire dalla  realizzazione della Casa di Comunità a Malnate”.

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