Varese investe più della media nazionale nella spesa sociale, ma resta sotto la media lombarda
Presentato il Rapporto di Fondazione per la Sussidiarietà

Varese si distingue per una spesa sociale superiore alla media nazionale, ma resta ancora sotto i livelli medi regionali. Nel varesotto, infatti, le risorse destinate al welfare nel 2021 hanno raggiunto i 149 euro per abitante, superando i 142 euro della media italiana. Tuttavia, gli investimenti rimango inferiori alla media lombarda, che si attesta a 158 euro pro-capite.
La presentazione del Rapporto di FpS
È quanto illustrato oggi, sabato 24 maggio, in occasione della presentazione del Rapporto della Fondazione per la Sussidiarietà (FpS), “Sussidiarietà e… welfare territoriale” che si è tenuta a Villa Recalcati a Varese e a cui hanno preso parte Giorgio Vittadini, presidente di Fondazione per la Sussidiarietà, Davide Galimberti, sindaco di Varese, Marco Magrini, presidente della Provincia di Varese, Raffaele Cattaneo, sottosegretario alla Presidenza Regione Lombardia, Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia, Maria Chiara Gadda, vicepresidente Commissione Agricoltura, componente Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà, e Federico Visconti, presidente Fondazione Comunitaria del Varesotto e già rettore dell’Università Liuc. Intervenuto con un video messaggio anche il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti.
“Investire sullo stato sociale, sulla sua universalità e inclusività, non è solo un dovere di solidarietà verso i più fragili, ma significa anche costruire società più coese, sistemi più resilienti e una crescita economica più stabile”, sostiene Giorgio Vittadini, presidente di FpS, “È venuto il momento di rinnovare il patto sociale che ci unisce, con la cultura della sussidiarietà, che è ricerca del bene comune attraverso la messa a sistema del contributo di tutti. Più società e più Stato insieme”.
I dati sul welfare
Il Rapporto analizza il welfare italiano, in particolare quello territoriale, ovvero l’insieme dei servizi sociali di competenza dei Comuni che comprendono l’assistenza verso anziani, famiglie e soggetti minori in stato di bisogno, disabili, soggetti affetti da dipendenza, indigenti, persone emarginate dal lavoro.
Il Rapporto mostra che la spesa familiare privata degli italiani per il welfare (salute e assistenza ad anziani e disabili) nel 2024 è stata di circa 138 miliardi di euro, ovvero quasi 5.400 euro per ciascun nucleo. Un impegno consistente, che colma il vuoto lasciato in molti settori dall’intervento pubblico. Anche se la Penisola è al secondo posto in Europa per la spesa sociale, con circa 620 miliardi di euro, pari al 30% del prodotto interno lordo.
Povertà e disuguaglianza, che i servizi di welfare sono chiamati a limitare, stanno peggiorando: il 5% delle famiglie possiede il 46% della ricchezza, mentre quasi il 10% della popolazione è in difficoltà. Particolarmente grave la situazione delle famiglie con persone disabili: oltre un quarto (28,4%) è a rischio povertà o esclusione sociale. La ricerca segnala che negli ultimi tre anni una quota significativa (oltre il 67%) di chi ha richiesto assistenza ha incontrato difficoltà o impossibilità di accesso ai servizi del welfare territoriale. La ricerca segnala la disomogeneità della spesa, con una crescente disparità territoriale tra Nord e Sud, tra aree urbane e periferiche, e tra zone interne e non.
L’attuale sistema di welfare non è ben visto dagli italiani. Solo il 38% dei cittadini promuove le politiche per la lotta alla povertà e al disagio sociale.
Nel nostro Paese le prestazioni pensionistiche (vecchiaia, invalidità e reversibilità) assorbono quasi la metà delle risorse del welfare, mentre alle politiche sociali (famiglie e minori, disabilità e disoccupazione) è destinato meno del 20%.
La sostenibilità nel lungo periodo appare critica.
Il welfare territoriale in Italia è caratterizzato da un complesso reticolo istituzionale, con competenze distribuite tra Stato, Regioni e Comuni, carenza o assenza di coordinamento e potenziali conflitti. Una situazione che causa sovrapposizioni, sprechi e inefficienze.
Il sistema è sbilanciato verso il trasferimento monetario rispetto alla più efficace offerta di servizi; è incentrato sull’offerta di servizi parcellizzati e non sulla presa in carico della persona; il rapporto pubblico-privato sociale è troppo soggetto alle regole di mercato; manca un sistema di monitoraggio dei bisogni e di valutazione della qualità dei servizi.
Dal Rapporto emerge l’importanza di passare da una visione “amministrativa” dei bisogni a un approccio olistico che riconosca la complessità e la specificità delle esigenze individuali e comunitarie, mettendo al centro la persona.
Le proposte
Il Rapporto contiene alcune proposte per migliorare la situazione.
- La presa in carico della persona, che parta dalla valutazione del complesso dei suoi bisogni per poi individuare il piano di servizi più appropriato.
- La progettazione integrata dei servizi e un sistema di valutazione della loro qualità.
- La creazione di centri territoriali per servizi integrati e accessibili.
- Una regia centrale dei flussi di spesa, l’incremento delle risorse, con investimenti sul capitale umano.
- Il rafforzamento della collaborazione tra pubblica amministrazione e Terzo settore che parta dell’analisi dei bisogni ed esca dalle logiche di mercato.
Il rapporto è stato realizzato da Fondazione per la Sussidiarietà in collaborazione con Aiccon, Ifel, Ipsos e Istat e con il contributo di Fondazione Cariplo. Si può scaricare dal sito della Fondazione per la Sussidiarietà: www.sussidiarieta.net