L'export varesino arranca, in perdita già da prima dell'emergenza
Il presidente dell'Univa: "Temporanei e limitati tagli dell’Iva non spostano di una virgola i problemi che bloccano la nostra crescita. O riforma generale e ampia del fisco, oppure meglio lasciar perdere"
Export varesino in calo ma, spiegano da''Unione degli Industriali della Provincia di Varese, i problemi sono inziati prima della pandemia.
L'export varesino soffre, e ancora mancano i dati del lockdown
Scambi con la Cine ridotti di un terzo
L'andamento nei mercati
Riguardo i mercati di riferimento, si evidenzia nel primo trimestre del 2020 un calo delle esportazioni verso l’Asia Orientale (-17,9% rispetto allo stesso periodo del 2019) che, come anticipato, sconta il crollo dell’export verso la Cina (-31%), primo paese colpito dall’epidemia di coronavirus. Verso le altre destinazioni gli effetti dell’epidemia sono parziali e riguardano le chiusure che si sono avute nel mese di marzo; ci si attende un maggiore impatto nei mesi successivi. Sono in riduzione, rispetto al primo trimestre del 2019, le esportazioni verso l’UE28 (-4,9%), ed in particolare verso la Francia (-9,1%) seconda destinazione di riferimento per i prodotti varesini. In leggero calo (-1,3%) anche l’export verso la Germania, primo mercato di riferimento. In diminuzione l’export anche verso gli altri paesi europei non appartenenti alla UE (-3,4%), l’America Settentrionale (-4,3%) e Centro-Meridionale (-6,3%) e l’Oceania (-10,5%).
Per contro, cresce l’export verso il Medio Oriente (+9,8%), l’Asia Centrale (+4,1%) e l’Africa (+34,8%).
I principali settori
Gli effetti della pandemia e del lockdown imposto a partire da marzo emergono maggiormente dall’analisi degli andamenti settoriali, anche se l’impatto maggiore è atteso nei dati del secondo trimestre dell’anno, con il proseguire delle chiusure. Tutti i principali macro-comparti hanno, infatti, registrato una contrazione delle esportazioni, ad eccezione del chimico-farmaceutico e dell’alimentare, filiere ritenute essenziali che hanno potuto non interrompere la loro attività.
Il settore metalmeccanico rispetto al primo trimestre del 2019 ha registrato una riduzione dell’export del -5,8% e dell’import del -9,5%. All’interno del settore tutti i comparti registrano una contrazione delle esportazioni, ad eccezione del comparto dei prodotti e apparecchi elettronici, che comprende computer e prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi.
Anche il settore tessile, abbigliamento e pelletteria ha registrato una riduzione delle esportazioni (-10,3%) e delle importazioni (-8,4%) rispetto al primo trimestre 2019. In termini di export, la diminuzione riguarda tutti i comparti.
Come anticipato il settore chimico-farmaceutico, rispetto al primo trimestre 2019, ha visto un aumento delle esportazioni (+8,1%), accompagnato da un incremento anche delle importazioni (+7,5%). Sono i flussi commerciali di prodotti farmaceutici che crescono (+47,8% l’export e +42,7% l’import). Viceversa, per i prodotti chimici l’export è pressoché stabile (-0,1%), mentre l’import è sceso (-6%), essendo funzionale a molte filiere bloccate per il lockdown.
Il settore gomma e materie plastiche ha registrato una variazione negativa sia dell’import (-15,2%) che dell’export (-4,4%). La riduzione dei flussi commerciali ha riguardato sia gli articoli in gomma, che le materie plastiche.
Tra i comparti più di nicchia, rispetto al primo trimestre del 2019, si è registrata una crescita delle esportazioni solo nell’alimentari e bevande (+4,4%).
Il Presidente Univa Grassi: "Il Paese arretrava già prima della pandemia"
"Il quadro che emerge dall’analisi del commercio internazionale della provincia di Varese nel primo trimestre 2020 - commenta il Presidente dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, Roberto Grassi - è come la fotografia di un’altra epoca spazzata via dal Covid-19. Oggi navighiamo in tutt’altre acque, ben peggiori. Il dato però di un export varesino in arretramento già a inizio anno (dopo il -7,9% con cui si chiudeva il 2019) conferma la visione che come Sistema Confindustria abbiamo posto agli Stati Generali che si sono appena conclusi: il Paese stava arretrando già prima dello scoppio della pandemia. Dobbiamo dunque cogliere questa occasione che si apre con la possibilità dell’accesso a fondi europei senza precedenti per ripensare nel profondo la nostra politica economica e industriale con l’obiettivo di disegnare l’Italia che verrà nei prossimi anni. Servono progetti ambiziosi che sappiano guardare al prossimo decennio. Temporanei e limitati tagli dell’Iva non spostano di una virgola i problemi che da decenni attanagliano e bloccano la nostra crescita. O si mette mano ad una riforma generale e ampia del nostro fisco, oppure meglio lasciar perdere. Facciamo delle scelte per un piano di sviluppo di lungo periodo. Scegliere vuol dire darsi delle priorità, anche a costo di essere impopolari, ma giusti e lungimiranti. Sostenere la domanda è certo una necessità, ma facciamolo piuttosto con incentivi agli investimenti privati (Piano Industria 4.0), con una iniezione di domanda pubblica attraverso l’apertura di cantieri per le piccole e grandi infrastrutture e con un piano di rilancio del made in Italy sui mercati di tutto il mondo. Così daremmo una prospettiva pluriennale al nostro Paese e lanceremmo il chiaro segnale all’Europa che vogliamo utilizzare le nuove risorse per investire sul nostro futuro, per migliorare la nostra produttività e per riposizionarci nel mondo. Sarebbe una vera svolta".