Forti tensioni alla Gianetti di Ceriano, i sindacati: "I costi della crisi caricati sulle spalle dei lavoratori"
Dopo le proteste di marzo e le scelte della dirigenza i rapporti tra sindacati e azienda sono ormai compromessi

La situazione si fa difficile alla Gianetti Fad Wheels di Ceriano Laghetto e di Carpendolo (Bs), tra le scelte prese durante il periodo di emergenza e i rapporti ormai compromessi fra l'azienda e le sigle sindacali.
Gianetti di Ceriano, clima di fuoco: "Dalla proprietà comportamenti antisindacali"
Nessuna aria di ripresa alla Gianetti Fad Wheels di Ceriano Laghetto. Anzi, la gestione del periodo d'emergenza e di questi mesi che dovrebbero vedere il rilancio della produzione hanno infiammato i rapporti fra i sindacati e la proprietà. E sono proprio i delegati FIM FIOM e UILM a spiegare che, in questi mesi, "si sono dovute scontrare più volte con la volontà antisindacale della Società", che oltre a quella Cerianese ha una sede anche a Carpendolo, in provincia di Brescia.
"Le decisioni che l’azienda assume sono sempre nel senso di voler passare sopra tutto e sopra tutti al fine di proteggere i propri interessi o quelli della Quantum Capital Partners che ne è la proprietaria, non rispettano né i propri dipendenti, né le Organizzazioni Sindacali e, a nostro parere nemmeno le Istituzioni", lamentano le organizzazioni.
"Commedia drammatica, rischio occupazionale per tanti lavoratori e famiglie"
La situazione sarebbe grave: "La preoccupazione è che stiamo assistendo ad una commedia drammatica che possa sfociare in rischio occupazionale per tanti lavoratori e relative famiglie" affermano i rappresentanti di FIM FIOM e UILM.
"Stiamo provando a fare di tutto pur in mancanza di volontà da parte Aziendale per la tutela dei lavoratori, dell’occupazione e del reddito in una fase complicata mai vista prima - affermano Stefano Bucchioni della FIOM-CGIL Brianza e Francesco Caruso della UILM-UIL - Le mancanze sono state molteplici e già portate alla luce man mano che affioravano. Siamo passati dalla carenza in tema sicurezza per evitare il contagio da coronavirus alla mancata applicazione del contratto di secondo livello, dal premio mensile non erogato durante la Cassa Integrazione al tentativo di eliminare in modo unilaterale la 14° mensilità".
Tiziano Ripamonti della FIM – CISL aggiunge: “C’è anche da segnalare che per tutelare gli interessi dei lavoratori, le RSU e le OO.SS si sono mosse e si muoveranno su più fronti, dalle segnalazioni alle ATS e all’Ispettorato del Lavoro alla causa in base all’articolo 28 dello Statuto dei lavoratori, ma ciò nonostante l’atteggiamento dispotico della direzione prosegue".
Cassa integrazione e chiusura a spese Inps
"In questi mesi i lavoratori hanno vissuto il mancato anticipo della cassa integrazione e purtroppo lo dovranno vivere anche dal 27 luglio al 17 agosto periodo nel quale la società ha comunicato la chiusura collettiva ma che metterà a carico della collettività – rincara Bucchioni – tale chiusura infatti non sarà svolta con utilizzo di ferie e permessi ma utilizzando 4 settimane di CIGO con pagamento diretto dell’INPS che come si sa non è rapido". Stessi problemi e stesse difficoltà si stanno vivendo nello stabilimento di Carpenedolo (BS) acquisito circa a metà 2019.
Passaggio in Regione
A seguito delle problematiche comuni dei lavoratori e delle lavoratrici di Gianetti Fad Wheels, FIM – FIOM – UILM Brianza e Brescia hanno costituito un coordinamento tra stabilimenti ed hanno incontrato la Regione Lombardia per esporre le problematiche e le preoccupazioni di tenuta occupazionale di entrambi i siti, nello stesso incontro hanno chiesto alla Regione di agevolare un incontro, in sede ministeriale, con il gruppo proprietario di Gianetti per avere il piano industriale e certezze sull’occupazione nei siti lombardi.
Assemblee vietate negli stabilimenti
Sono state convocate in modo congiunto tra Organizzazioni brianzole e bresciane le assemblee per esporre ai lavoratori il percorso e nuovamente ci si è trovati, spiegano i sindacati, "a scontrarsi con l’arroganza del management Gianetti che ha impedito l’accesso ai funzionari sindacali per lo svolgimento delle assemblee", sia il 17 luglio a Ceriano che il 23 luglio a Carpenedolo.
"Siamo stati costretti a fare uscire i lavoratori nel parcheggio antistante lo stabilimento per poter svolgere le assemblee come se fossimo negli anni ‘50 - commentano Caruso e Ripamonti- A Carpenedolo addirittura si è dovuto chiedere l’intervento dei Carabinieri per permettere ai lavoratori di uscire in sciopero per svolgere l’assemblea in quanto la dirigenza del sito bresciano non apriva i cancelli per permettere ai lavoratori di esercitare il diritto di assistere all’assemblea e quello di sciopero stesso".
"Relazioni sindacali come negli anni '50"
Ma la vicenda non si è conclusa: in modo "del tutto inaspettato" i delegati sindacali aziendali di Ceriano Laghetto, che ad oggi sono in Cassa Integrazione fino al 19 Agosto, si sono visti recapitare una raccomandata da parte del responsabile del personale in cui gli viene contestato disciplinarmente lo svolgimento delle assemblee del 17 luglio, la presenza alle assemblee dei colleghi della rappresentanza sindacale e dei rappresentanti di FIM – FIOM – UILM di Brescia.
“Stiamo assistendo ad situazione che ha dell’incredibile, nell’anno del 50esimo anniversario dello Statuto dei lavoratori che ha regolamentato le libertà e le agibilità sindacali nei luoghi di lavoro, ci troviamo a dover gestire le relazioni sindacali come se fossimo tornati indietro negli anni con una dirigenza arrogante che nega prima l’ingresso nello stabilimento per svolgere la nostra attività e poi non contenta e non essendo riuscita nell’intento di impedire il rapporto tra OO.SS. e lavoratori invia lettere di contestazione ai rappresentanti sindacali aziendali eletti dai lavoratori - concludono i sidacalisti - Valuteremo unitariamente tutte le azioni sindacali e legali da intraprendere per tutelare gli interessi dei lavoratori e delle Organizzazioni Sindacali e mantenere in essere quanto negli anni conquistato. Speriamo che questa non si trasformi nell’ennesima dimostrazione di come le imprese intendono uscire dalla crisi, scaricando i sacrifici sulle spalle dei lavoratori e lavoratrici e magari con un fondo straniero che si porta via un pezzo industriale italiano".