La Nostra Famiglia

Crisi La Nostra Famiglia, i sindacati scrivono a pazienti e famiglie: "Ora vi raccontiamo noi la vera storia"

Continua lo scontro fra i sindacati e l'Associazione delle Piccole Apostole della Carità per il rinnovo del giusti contratto alle migliaia di dipendenti

Crisi La Nostra Famiglia, i sindacati scrivono a pazienti e famiglie: "Ora vi raccontiamo noi la vera storia"
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Crisi La Nostra Famiglia, i sindacati scrivono una lettera aperta a pazienti e famiglie che da ormai tre anni vivono quotidianamente le tensioni dovute alle trattative con l'associazione per il rinnovo dei contratti e le conseguenze di una difficoltà economica che continua a perdurare. Eccola integrale.

Crisi La Nostra Famiglia, i sindacati: "Raccontiamo la storia per quella che è realmente"

La Nostra Famiglia… ve la raccontiamo noi….
E’ necessario che si racconti la storia per quella che è realmente e non quella che l’associazione vuole far credere ai pazienti e alle loro famiglie con una lettera mandata pochi giorni fa. L’associazione ha sempre applicato e riconosciuto ai suoi dipendenti il CCNL della Sanità privata, contratto che era scaduto da 14 anni, ed è stata sempre presente ai tavoli di trattativa avviati a luglio 2017 per il rinnovo del menzionato contratto, senza mai manifestare alcuna volontà di voler cambiare il contratto applicato.

A poche ore dal probabile rinnovo contrattuale, ed esattamente il 27 gennaio di quest’anno, l’associazione comunica ai suoi dipendenti e alle OO.SS. l’intenzione di recedere dal contratto sino a quel momento applicato e l’intenzione di applicare, a far data dal 1 febbraio 2020, a tutti i suoi 2000 dipendenti il contratto delle Residenze Sanitarie (RSA) e Centri di Riabilitazione Aris, quest’ultimo scaduto da 8 anni, giustificando tale scelta con l’affermazione “La Nostra Famiglia fa attività di riabilitazione e quindi non può stare nel contratto della sanità privata”, affermazione da noi sempre contestata e mai condivisa.

Questa comunicazione avviene esattamente 13 giorni dopo che nel corso della trattativa erano stati concordati gli aumenti contrattuali da riconoscere ai lavoratori dopo 14 anni di attesa e allora scusateci se a noi il dubbio sulle ragioni di tale scelta viene e viene forte.

La mobilitazione

Dopo una fortissima mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori con presidi permanenti, che sono tuttora in atto, il 17 febbraio l’Associazione decide di sospendere le procedure di cambio contratto per confrontarsi con le Organizzazioni Sindacali, cambiando versione, lamentando problemi economici e preannunciano di volersi incontrare con le Regioni per vedere se la copertura del 50% prevista dall’accordo fatto al Ministero della Salute con la conferenza delle Regioni per il rinnovo del CCNL sanità privata ricomprenda anche loro, e da qui comincia l’ altalenante percorso.

Una realtà diversa

Dopo numerosi incontri, fatti dal mese di maggio in avanti, dove vengono fatte analisi dettagliate dei bilanci dell’associazione, l’evidenza che emerge è nettamente un'altra rispetto ai racconti che La Nostra Famiglia ha fatto a tutti: gli errori gestionali che hanno portato alle perdite annuali rimangono e continueranno a rimanere lì, producendo perdite senza nessuna volontà di cambiare!
Nei diversi incontri infatti mai i rappresentanti di La Nostra Famiglia hanno voluto confrontarsi nel merito di un vero piano “industriale”; sino alla fine, nonostante la disponibilità a ragionare espressa dai sindacati e dai lavoratori, hanno continuato a sostenere solamente che, siccome La Nostra Famiglia fa un’attività di riabilitazione, è giusto cambiare il contratto, affermazione da noi sempre contestata e mai condivisa.

Perdite di oltre un milione l'anno

Nessuno nega le perdite di bilancio, ma queste, come emerge chiaramente dai numeri, sono imputabili alla mancanza di un vero controllo di gestione, a confuse ed errate imputazioni, ad esempio delle giacenze, ad un’attività, in particolare nei CFP, che producono ogni anno perdite per 1,2 milioni di euro che non vengono da tempo discussi e ricontrattati con le Regioni.

Quindi si preferisce recuperare risorse sottraendo quei soldi, come fossero un bancomat, ai lavoratori, gli stessi che hanno contribuito a rendere La Nostra Famiglia quella che è, invece di affrontare i veri nodi strutturali dei problemi che ci sono, sminuendo e mortificando la professionalità di chi con amore e abnegazione ogni giorno aiuta i piccoli e grandi pazienti. Nel percorso è stato coinvolto anche il Ministero del Lavoro; durante i 3 incontri che ci sono stati da fine luglio ai primi di ottobre, abbiamo assistito ad un continuo cambio di versioni da parte dell’avvocato che rappresenta l’associazione, fino ad arrivare a quella che risuonerà più volte da li in avanti, e cioè che le delibere delle Regioni in cui insiste l’associazione non riconosceranno mai i costi che loro sostengono e quindi che La Nostra Famiglia deve fare le verifiche con le Regioni, prima fra tutte la Lombardia, prima di poter decidere diversamene.
Peccato che questo succedeva all’inizio del mese di ottobre e da quel giorno ad oggi 7 dicembre, ancora con nessuna Regione hanno fatto le verifiche che avevano comunicato ai lavoratori nella lettera del 17 febbraio 2020.

Nel frattempo l’8 ottobre scorso viene definitivamente sottoscritto il nuovo contratto della sanità privata, atteso da ben 14 anni, e quindi scatta il legittimo diritto delle lavoratrici e dei lavoratori a vedersi riconoscere i nuovi tabellari e tutti i diritti in esso previsti.

Associazione assente

Se vogliamo chiarire qual è l’interlocuzione che ci sarebbe stata con i sindacati allora forse è utile precisare che abbiamo parlato solo e sempre con il loro avvocato, che è diventato la voce dell’associazione e delle Piccole Apostole della Carità. La Presidente Minoli e tutto il Consiglio di Amministrazione, fatto tutto da Piccole Apostole, non hanno mai avuto il coraggio di venire a confrontarsi direttamente con noi.

Con i lavoratori non è andata certo meglio, l’unica interlocuzione che c’è stata con loro da parte dell’associazione è stata quella degli incontri in videoconfereza dal 10 al 13 novembre scorso, in cui hanno provato a giustificare la loro scelta insana come inevitabile per una garanzia dei livelli occupazionali e quindi provando a paventare che il loro fine sia benevolo.
Peccato che se fosse stato cosi avrebbero dovuto avviare procedure diverse a garanzia dei posti di lavoro, aprendosi ad un vero confronto teso anche ad individuare soluzioni diverse dal “semplice cambio di contratto”, ma cosi non è stato.

"L'ultima beffa"

L’ultima beffa arriva lo scorso 6 novembre, quando La Nostra Famiglia comunica a noi e ai lavoratori la proposta di suddividere l’applicazione del contratto: a circa 1600 lavoratori applicheranno il CCNL Aris RSA e CDR e ai rimanenti 400 continuerà ad applicare il CCNL Sanità privata rinnovato.
A questa proposta sia noi che i lavoratori rispondiamo che è irricevibile e che le strade da percorrere sono altre.

Evidenziamo come nella loro proposta ci sia solo il tentativo di “salvare” i finanziamenti per gli Irccs, dividendo e penalizzando la stragrande maggioranza del personale, senza riconoscere che l’attività degli Irccs è strettamente connessa con quello che viene fatto in tutte le strutture, come si legge nella relazione del Ministero della Salute. Nel ribadire ancora una volta la nostra disponibilità al confronto per definire soluzioni alternative - che ci sono, se c’è la volontà - abbiamo quindi chiesto che a tutti i 2000 dipendenti si applicasse il nuovo contratto della sanità privata rinnovato.

Nei giorni successivi i lavoratori si vedono invitati ad assistere a “ curiosi “ incontri organizzati dalla Presidente Minoli e dal Direttore Generale Belotti che si sono svolti in videoconferenza, con veri e propri monologhi da parte di questi ultimi a spiegare “fantomatiche ragioni di tenuta occupazionale a sostegno delle loro scelte”.

I lavoratori divisi e collocati fisicamente in due stanze diverse: in una stanza i 2-3 lavoratori (a seconda delle dimensioni del centro) scelti per leggere le domande contingentate, necessariamente preparate prima, gli altri colleghi invece collocati in una stanza diversa, dove potevano solo ascoltare e messi quindi nella condizione di non poter interagire.

"Porta aperta"

Teniamo comunque la “porta aperta alla ricerca di una soluzione che, passando dal “diritto” di chi ha atteso da 14 anni di vedersi riconoscere un rinnovo contrattuale, affrontasse assieme il futuro de La Nostra Famiglia. Accettiamo di proseguire il confronto e nei successivi due incontri del 17 e 25 novembre, ancora una volta, evidenziamo come la rappresentazione che viene fatta dall’associazione sulle delibere delle Regioni è errata. Le delibere per il contributo del 50% per il contratto della sanità privata ricomprenderanno tutte le attività che vengono fatte dentro a tutte le strutture di Nostra Famiglia, perché le stesse delibere non posso determinare chi è dentro o fuori da un contratto bensì devono ricomprendere tutti quelli che lo applicano. E ancora una volta sollecitiamo i rappresentanti de La Nostra Famiglia affinché “si muovano” ed aprano le interlocuzioni necessarie con le Regioni.
Nell’ultimo incontro del 25 novembre, invece di dirci che finalmente avevano cominciato le famose verifiche paventate da febbraio con le Regioni, emergere ancora una volta che non hanno attivato nessun confronto  e ci comunicano che non intendono modificare la loro proposta di dividere il personale. Com’è immaginabile ci siamo rifiutati di sottoscrivere un accordo che non riconosce ai lavoratori quello che legittimamente aspettano da 14 anni!
14 anni in cui i professionisti a cui oggi La Nostra Famiglia nega l’applicazione del nuovo contratto della sanità privata hanno contribuito, in modo determinante, a rendere l’associazione quella che è… e che vorremmo ancora fosse…

Affermano che non c’è differenza, la differenza c’è eccome con il nuovo contratto della sanità privata, non soltanto in quelle da loro citate. Si è raggiunto intanto, con la stipula del rinnovo, un riallineamento economico delle retribuzioni a quelle del servizio sanitario nazionale, nodo cruciale per la dignità dell’operato delle tante lavoratrici e lavoratori coinvolti. Inoltre sono stati istituiti nuovi articoli contrattuali che riconoscono diritti e valorizzano il personale da un punto di vista sia professionale che economico. La porta del dialogo per noi rimane aperta ma nel frattempo, come abbiamo detto ai rappresentanti de La Nostra Famiglia, oltre che affrontarli in sede giudiziale per tutelare i diritti dei lavoratori ed appoggiarli nella loro battaglia, scriveremo alle Regioni affinché sia chiaro quello che diciamo da tempo e chiedendo la verifica della giusta applicazione dei contratti, evitando fenomeni di dumping contrattuale che pagherebbero solo i lavoratori. Concludiamo con un invito, rivolto alle Piccole Apostole della Carità, a riflettere su un punto chiave:

“Sarebbe stato possibile continuare a far fiorire sensibilità e professionalità, preservando il capitale umano che ha permesso di assistere i 25.000 piccoli pazienti, ma avete scelto di non continuare in quel cammino e di non percorrere più la strada maestra, vi siete perse in un cammino solitario che non potremo mai condividere.”

Vi ringraziamo per averci dedicato un po' di tempo e soprattutto per il sostegno che date e che ci auguriamo vorrete continuare a dare insieme a noi in questa battaglia a favore di chi, quotidianamente oltre che curare con professionalità ed abnegazione i vostri bimbi e i vostri cari, ha diritto ad essere considerato a tutto tondo un professionista garante del diritto alla salute al pari di tutti i colleghi del mondo sanitario e socio assistenziale.

FP CGIL, CISL FP, UIL FPL
Francavilla Barbara, Ferruzzi Marianna, Buccarello Rossella

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