Palestina e Israele, un libro-testimonianza protagonista al Kinesis

Cinquant'anni dopo la pubblicazione, un tema ancora molto forte e attuale.

Palestina e Israele, un libro-testimonianza protagonista al Kinesis
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Venerdì 20 dicembre al Kinesis di Tradate sarà presentato il libro-testimonianza sulla situazione della Palestina “Con i miei occhi”.

Libro-testimonianza al Kinesis: cosa succede in Palestina

Il conflitto israelo-palestinese, la realtà dei territori occupati e di Gaza visti e raccontati da un avvocato israeliano impegnato nella difesa dei palestinesi accusati di reati politici. Il libro-testimonianza di Felicia Langer “Con i miei occhi” sarà protagonista venerdì 20 dicembre, alle 21, della serata al Kinesis di Tradate, in via Carducci. A presentare il libro Ugo Giannangeli, curatore della riedizione e attivista per la Palestina contro l’occupazione sionista e Filippo Bianchetti del Comitato Varesino per la Palestina. Quest’ultimo parlerà anche dell’attività del BDS, il movimento per il “Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni contro l’occupazione e l’apartheid israeliane”.

Il libro e l’autrice

Il libro “Con i miei occhi” è stato pubblicato per la prima volta nel 1974 e ripubblicato lo scorso anno, a pochi mesi dalla scomparsa di Felicia Langer. Il libro dell’avvocatessa israeliana e attivista per i diritti umani, fuggita in Germania dieci anni fa per le continue intimidazioni subite, è un diario di viaggio dentro l’occupazione israeliana dei Territori palestinesi, cominciata nel 1967. Ma anche un’analisi delle sue origini, oggi radicate da cinque decenni di perseverante repressione. Un’occupazione lunga poco più di 300 pagine perché l’assenza di giustizia che la spinse a registrare allora quegli abusi risuona ancora oggi. Con identici mezzi e identiche giustificazioni. Langer racconta il periodo fra il 1967 e il 1673,  i processi di fronte ai tribunali militari israeliani a cui sono stati sottoposti i suoi assistiti, palestinesi di Gerusalemme est, Cisgiordania e Gaza. Racconta i ricorsi legali per impedire deportazioni in Giordania e demolizioni di case, per la revoca della detenzione amministrativa (carcere senza accuse ufficiali né processo, in violazione del diritto internazionale) e per ottenere condizioni di vita migliori per i prigionieri politici.

Cinquant’anni anni dopo quella pubblicazione, come sappiamo, la storia non è cambiata: “La via crucis palestinese nel sistema giudiziario israeliano resta la stessa – si legge nella presentazione del volume – incancrenita intorno a una legislazione feroce e diseguale. E perché, in quelle pagine, sta la limpida spiegazione dell’oggi, la predizione di quello che sarebbero diventati i Territori occupati se privati a lungo di un minimo di giustizia: luoghi in cui a gestire la vita quotidiana, il naturale sviluppo delle comunità, l’attività giornalistica e l’impegno politico è la legge del più forte. Che zittisce, assedia, censura prima le idee e poi l’identità”.

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