Processo

Violenza sul treno, in aula le posizioni gps: "Mantegazza non poteva essere sul treno"

La ragazza vittima della tentata violenza in stazione non ha riconosciuto Hamza. In aula i consulenti tecnici della difesa: "Mantegazza non poteva essere su quel treno"

Violenza sul treno, in aula le posizioni gps: "Mantegazza non poteva essere sul treno"
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Nuova udienza, stesso canovaccio delle precedenti per il processo a carico di Gregory Fusi Mantegazza e Elayar Hamza, accusati della violenza sul treno per Varese del 3 dicembre scorso e di quella tentata in stazione a Venegono Inferiore.

Violenza sul treno: nuova udienza, stessi dubbi

Continua il processo sui fatti dello scorso 3 dicembre. E continua l'elenco dei mancati riconoscimenti degli imputati da parte dei testimoni e, anche oggi, di chi si è trovata suo malgrado coinvolta quella sera. In apertura dell'udienza e infatti tornata al banco la giovane che quella sera era stata vittima della tentata violenza nella stazione di Venegono. Un ritorno per verificare "de visu" se Hamza (assente il giorno della sua testimonianza, quando non riconobbe Mamtegazza) fosse stato, o meno, tra i due protagonisti di quella sera. Risposta negativa, anche da parte sua.

Dati e posizioni gps: "Mantegazza non poteva essere sul treno"

Dopo di lei, e dopo l'ultima dei passeggeri del treno chiamati come testimoni, è stato il momento dei consulenti tecnici della difesa di Mantegazza.

Consulenti che hanno analizzato uno il cappello indossato da uno degli aggressori, come testimoniato dalle telecamere della stazione di Tradate, l'altro i dati della copia forense e dell'account Google relativi al telefono di Mantegazza.

Il cappello era stato sequestrato a casa di Mantegazza la sera dell'arresto. Come riferito dal consulente, vi sono stati trovati sei campioni biologici che, analizzati, avrebbero restituito in totale due, forse tre profili genetici diversi. Nessuno di questi, però, compatibile nè con quello di Mantegazza nè con quello di Fusi.

"Come spiegato dal tecnico - ha sottolineato l'avvocato difensore di Fusi, Monica Andreetti - il profilo prevalente trovato sul cappello apparterrebbe a un soggetto di etnia afro-asiatica-semitica, quindi dell'area nordafricana o libica. Quindi, non riconducibile comunque al mio assistito".

Per quanto riguarda i dati registrati da gps e accoun Google, già portati dalla difesa in sede di Corte d'Appello a Milano, questi collocherebbero Mantegazza (o precisamente, il suo telefono) lontano da quel treno.

Alle 16.20, orario delle prime riprese dei due soggetti con bicicletta e stampella in stazione a Tradate, il telefono di Mantegazza risulta agganciato alla cella telefonica di Venegono.

Nella serata invece, l'account Google colloca quel telefono a casa di Mantegazza (a Venegono Inferiore) dalle 19.25 fino alle 20.25, rileva degli spostamenti in paese per 400 metri, a piedi, e poi uno spostamento a piedi durato circa un'ora e venti minuti per 4,7km, fino al Mama Cafè, dive viene registrato fino alle 22.20 circa. Da lì, poi, si sarebbe spostato fino al McDonald's e poi, intorno alle 23, avrebbe fatto ritorno a casa a bordo di una bici.

E se, come spiegato dal consulente, sui mezzi usati può esserci un'errore di Google (che li deduce in base a un algoritmo), sulla posizione no.

"Il treno su cui sono avvenuti i fatti è partito alle 21.49 da Tradate ed è arrivato tre minuti dopo a Venegono Inferiore - ha evidenziato l'avvocato - se Mantegazza alle 22 era al Mama (locale lungo la Varesina a Tradate, ndr) non poteva chiaramente essere a bordo".

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