Treno terapeutico per i malati di Alhzeimer
L’esperienza del viaggio, ricreata grazie ad apposite simulazioni, stimola ricordi del passato e favorisce la cosiddetta memoria affettiva.

Treno terapeutico per i malati di Alzheimer alla Casa famiglia di Villa Cortese.
Treno terapeutico, il taglio del nastro con le autorità
Il vagone di un treno, i sedili, le immagini che scorrono dal finestrino, il tipico suono di un viaggio ritmato su rotaie. E’ questa l’esperienza che potranno vivere i residenti del Nucleo Alzheimer della Casa famiglia di Villa Cortese del Gruppo Sodalitas-Fondazione Mantovani. E’ il cosiddetto Treno terapeutico inaugurato lunedì sera 30 settembre 2019 alla rsa alla presenza di numerose autorità – tra cui gli amministratori locali di Villa Cortese, San Vittore Olona, Cuggiono, il presidente di Sodalitas Renato Pobbiati, il presidente di Fondazione Mantovani Paolo Grazioli.
Tra i primi in Lombardia
L’esperienza del viaggio, ricreata grazie ad apposite simulazioni all’interno degli spazi protetti della Casa famiglia, rientra in un modello innovativo da tempo promosso da Gruppo Sodalitas – Fondazione Mantovani, quello degli approcci non farmacologici: esperienze utili a contrastare il declino cognitivo e funzionale, limitare i disturbi del comportamento e bilanciare le disabilità provocate dalla malattia per puntare a una migliore qualità della vita del residente, anche attraverso una sensibile diminuzione dei supporti farmacologici. La Doll therapy o terapia della bambola, Sensory room o stanza multisensoriale (recentemente inaugurata al nucleo protetto di San Vittore), musicoterapia recettiva e ambientale, arteterapia sono infatti attività quotidianamente messe in campo nei nuclei protetti. Ora l’ultima novità: il Treno terapeutico in cui il residente rivive l’esperienza di trovarsi su un vagone in movimento, stimolando – con suoni e immagini familiari – ricordi del proprio passato e favorendo la cosiddetta memoria affettiva. A oggi si parla di circa 15 esperienze del treno terapeutico in Italia. Fra Milano e la Lombardia si parla di non più di cinque realtà attive in questo innovativo settore.
Gli approcci non farmacologici
“Gli approcci non farmacologici – rimarca Lucrezia Mantovani, referente del Progetto Alzheimer – favoriscono la stimolazione delle capacità cognitive residue, come i processi della memoria, incidendo sulle problematiche comportamentali dei pazienti affetti da demenza o Alzheimer”. “L’approccio di Fondazione Mantovani Sodalitas nell’ambito delle terapie non farmacologiche rappresenta un unicum – rileva Tiziano Camnasio, direttore sanitario del Gruppo -. Abbiamo ideato infatti una procedura che consente di raccogliere dati oggettivi e non solo soggettivi. Possiamo quindi dare un valore al nostro lavoro e contribuire alla realizzazione di pubblicazioni scientifiche basate su evidenze oggettive”.
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