Morti in corsia

Taroni "era capace di intendere e di volere". Esclusa ogni patologia psichiatrica

Depositata la nuova perizia psichiatrica sull'ex infermiera dell'ospedale di Saronno. Confermato l'esito della prima: la donna sapeva quello che stava facendo

Taroni "era capace di intendere e di volere". Esclusa ogni patologia psichiatrica
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Processo bis, perizia ripetuta e stesso esito: Laura Taroni, l'ex infermiera dell'ospedale di Saronno accusata di aver ucciso il marito Massimo Guerra e la madre Maria Rita Clerici all'epoca dei fatti, (nel 2013 il primo omicidio, nel 2014 il secondo) era capace di intendere e di volere. A stabilirlo, confermando le conclusioni della prima perizia, lo psichiatra Franco Freilone, nominato come perito dal Presidente della Corte d'Assise d'Appello di Milano Valeria De Risi.

Taroni capace di intendere e volere

Personalità forse più instabile emotivamente ma alcun elemento di patologie psichiatriche. Insomma, Laura Taroni era cosciente e sapeva cosa stava facendo quando nel 2012 e nel 2014 concorse alla morte del marito e della madre. Freilone ha riesaminato le carte della prima perizia ed eseguiti diversi colloqui con l'ex infermiera, attualmente in carcere a Torino dove sta scontando la pena di 30 anni. Colloqui in cui Taroni è tornata a parlare dei rapporti con il marito e con la madre, con il partner e complice Leonardo Cazzaniga e fra i tre. Rapporti tesi e difficili i primi due, come noto a chi ha seguito le varie fasi processuali, culminati con due decessi, due omicidi, tramite l'uso di farmaci che hanno tentato di mascherare il dolo.

Nonostante il forte uso di farmaci da parte dell'infermiera (prescritti spesso proprio da Cazzaniga), il perito ha evidenziato che non vi sia traccia di disturbi psichici all'epoca dei fatti nè di interventi in tal senso, nè la possibilità che i due fatti siano stati provocati da eventuali disturbi bipolari, da disturbi di personalità borderline o da un rancore (sì presente) tanto forte da trasformarsi in comportamento paranoide. Anzi.

Questo, nonostante la donna avesse, come spiegato dal perito, una "fascinazione per il controllo della morte", "condivisa" con il partner e complice vissuta quindi in maniera lucida e consapevole.

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