Rescaldina

Omicidio per il controllo dello spaccio nel Bosco del Rugareto: due arresti

Il cadavere era stato trovato al confine con Gerenzano. Il 25enne vittima di una vera e propria guerra fra bande di pusher rivali

Omicidio per il controllo dello spaccio nel Bosco del Rugareto: due arresti
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Identificati e arrestati i presunti autori dell'omicidio di un pusher marocchino 25enne avvenuto lo scorso due aprile.

Omicidio nel bosco del Rugareto, due arresti

Le manette sono scattate ieri, 11 novembre, alle prime luci dell'alba quando i carabinieri della Compagnia di Legnano al termine di un’articolata attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Busto Arsizio, hanno arrestato in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Busto Arsizio due soggetti, 20enni di nazionalità marocchinaritenuti responsabili dell’omicidio di un 25enne spacciatore marocchino, avvenuto a Rescaldina nel pomeriggio del 2 aprile 2022.

L'omicidio e la guerra per lo spaccio

Le indagini hanno avuto origine dal rinvenimento al confine con Gerenzano da parte dei Carabinieri di Legnano del cadavere di un uomo, non identificato e privo di documenti, colpito mortalmente da un’arma da fuoco in area boschiva notoriamente frequentata da spacciatori e tossicodipendenti.

Dal confronto del volto del morto con le foto presenti nella banca dati delle forze di polizia si è riusciti a dare un’identità al soggetto, confermata nei giorni successivi dalla fidanzata della vittima. Ed è stata proprio lei a fornire ai militari le prime chiavi di lettura per "decifrare" la causa dell'omicidio: una guerra in atto fra bande rivali per la conquista delle piazze di spaccio all’interno del bosco del Rugareto.

La dinamica

Le successive attività investigative, svolte sia mediante intercettazioni telefoniche e telematiche che tramite l’escussione di testimoni, hanno poi consentito di individuare ed identificare gli autori dell’omicidio, tutti irregolari sul territorio nazionale e senza fissa dimora.

Di fatto quel pomeriggio il gruppo di aggressori armati di pistole e fucili, aveva fatto irruzione all’interno del bosco ed aveva assalito i rivali, che, avvertiti dal palo, avevano tentato di fuggire venendo comunque raggiunti da numerosi colpi di arma da fuoco.  La vittima era stata colpita mortalmente alla testa ed un 27enne era stato ferito di striscio alla testa ed alla gamba.

Al termine dell’azione di fuoco, a terra erano rimasti innumerevoli bossoli di diversi calibri,  tra cui alcuni utilizzati per carabine di precisione e fucili mitragliatori.

Un'indagine difficile

L’indagine, estremamente complessa fin dall’esordio dovendo identificare un cadavere senza avere riferimenti o traccia del suo passaggio nel territorio italiano, è stata resa difficoltosa proprio dallo status di clandestini di tutti i soggetti protagonisti. Stessa difficoltà si è ripresentata nella fase della localizzazione dei catturandi, i quali trascorrevano gran parte del loro tempo all’interno del bosco a presidio dell’area di spaccio ed a custodia dello stupefacente, delle armi e del denaro.

Nei rari momenti in cui si allontanavano, adottavano innumerevoli precauzioni avvalendosi da una fitta rete di fiancheggiatori connazionali e di clienti tossicodipendenti che si prestavano a qualsiasi tipo di servizio in cambio di una dose. Inoltre si appoggiavano in case di fortuna con contratti intestati a prestanome, utilizzavano cellulari con utenze fittizie e mezzi di trasporto a noleggio intestati a clienti.

Gli arrestati sono stati consegnati al carcere di Busto Arsizio a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

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