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Manca il personale, la terapia intensiva Covid di Saronno trasferita. Sit in fuori dal Municipio VIDEO

Da anni la carenza di anestesisti pesa sull'ospedale di Saronno tra difficoltà di reclutamento e mancata integrazione di nuovo personale dopo pensionamenti e trasferimenti.

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Manca il personale: l'ospedale di Saronno viene "svuotato" della terapia intensiva Covid e la Rianimazione rischierebbe la chiusura. Allarme e preoccupazione dai professionisti: "Chiediamo solo di poter lavorare al meglio, come abbiamo sempre fatto".

Manca il personale, la Rianimazione di Saronno rischia la chiusura

Come può funzionare un ospedale senza Anestesisti e Rianimazione? una domanda che sorge spontanea dopo il trasferimento, comunicato il 31 dicembre, della terapia intensiva Covid dall'ospedale di Saronno e i timori che il prossimo passo sarà la chiusura dell'Unità Operativa. Motivo, noto da tempo, è la carenza di personale, anestesisti soprattutto, che da tempo l'Asst Valle Olona cerca di "tamponare" con gli specialisti di Busto e Gallarate. Una "toppa" che, a causa dell'emergenza e della difficoltà a procedere a nuove assunzioni, ora sembra essere saltata.

Dall'Asst Valle Olona, assicurano che la terapia intensiva "non-Covid" rimarrà aperta, e fanno di sapere di aver informato la Regione delle difficoltà: "Non è possibile andare avanti così - ha dichiarato Paola Giuliani, Direttore Sanitario della Valle Olona - Abbiamo posto la questione in Regione, presentato tutte le carte. Nei prossimi giorni attendiamo di conoscere se esiste una soluzione per il futuro"

Incontro in Municipio

Così questa mattina una delegazione del personale della Rianimazione è salito in Municipio incontrando il sindaco Augusto Airoldi, e conta di fare lo stesso in Regione con l'assessore Giulio Gallera.

Questo il loro comunicato:

Eccoci qui. Una delegazione composta dal personale del reparto di rianimazione dell’ospedale di Saronno in attesa di un incontro con il nostro sindaco dottor Airoldi al fine di poter chiarire alcuni punti a nostro parere fondamentali relativi alla notizia oramai accreditata che la nostra unità operativa è in predicato di essere chiusa o quantomeno ridimensionata vista la cronica carenza di personale medico in servizio.

La premessa è che riteniamo di avere maturato sul campo il diritto di poter esprimere il nostro parere in quanto operatori impegnati nella prima e seconda ondata di questa pandemia. Riteniamo che la nostra voce meriti di essere ascoltata non solo a livello locale ma anche direttamente a livello regionale e per tale motivo abbiamo richiesto formale incontro anche con l’assessore Giulio Gallera che, siamo certi, ci riceverà nei prossimi giorni.

I punti che vogliamo sottolineare riguardano innanzitutto la nostra esperienza maturata nella cura di questa malattia. All’inizio della prima ondata nessuno sapeva esattamente come comportarsi. Non parliamo solo di cure mediche, terapie ed assistenza. Ma parliamo soprattutto di come poter gestire in toto questo tsunami che ci ha travolti nel giro di poche settimane. Tutti noi con i nostri coordinatori infermieristici ed i nostri medici, abbiamo imparato. Abbiamo copiato le esperienze di altri ed abbiamo inventato i nostri modi per poter proteggere noi e le nostre famiglie. Infatti prova ne è che attualmente siamo il reparto con il più basso tasso di infezioni del personale di tutto l’ospedale.

Altro fatto importante da sottolineare sono i risultati ottenuti. Questa nostra metodica di cura, legata ad una duttilità di apprendimento, ci ha permesso di salvare davvero molte vite. Molti nostri pazienti sono tornati a casa. Molti pazienti da noi curati ora stanno bene.

Ancora. Noi siamo un reparto funzionale a tutto l’ospedale di Saronno. Non esiste covid hospital senza terapia intensiva. Non esiste un malato di covid ricoverato che non abbia bisogno di un supporto, di una visita e di un parere anestesiogico. Il fatto che il nostro presidio venga sguarnito dalla presenza di medici anestesisti mette pesantemente a rischio tutto il sistema sanitario di cura interno dell’ospedale che fino ad oggi ha funzionato in maniera egregia e dignitosa. Usiamo il termine dignitosa perché riteniamo che la dignità del nostro lavoro passi anche dal rispetto di esso e dal rispetto che ciascuno di noi merita.

Abbiamo dato il massimo in questi mesi. Abbiamo dato giorni e notti senza risparmiare le nostre forze. Ora siamo noi che abbiamo bisogno di essere aiutati. È quasi paradossale chiedere di essere aiutati nel compiere al meglio il nostro lavoro. Ma è di questo che abbiamo bisogno.

Giusto per essere chiari. Busto, Gallarate e Saronno fanno parte di una unica azienda ospedaliera. A Busto e Gallarate è presente un adeguato e congruo numero di anestesisti (Gallarate 20 più il primario a Busto 19 più il primario) mentre nel nostro presidio, quello più martoriato sono presenti solo 6 anestesisti più il primario. Il personale medico nella figura degli anestesisti a Saronno è in cronica diminuzione da diversi anni. Alcuni pensionamenti e molti trasferimenti non sono stati rimpiazzati ne in passato ne ora. Ed è per questo che il nostro ospedale ora si trova ora in sofferenza.

Mancano gli anestesisti ed i turni non possono essere coperti. Ricordiamo che Saronno è sede di una delle poche unità operative di chirurgia toracica sul territorio lombardo che non può svolgere l’eccellente lavoro di sempre senza un supporto anestesiologico adeguato. Ricordiamo che una unità operativa come il pronto soccorso non può aspettare ore nell’urgenza che quotidianamente viene gestita la visita di un anestesista perché è presente solo uno specialista durante tutta la giornata e soprattutto la notte, e che risulta a disposizione per tutti i reparti dell’ospedale covid o non covid. La maternità è stata chiusa e decentrata a Gallarate. Le urgenze chirurgiche a Busto e Gallarate. Insomma si sta smantellato il nostro presidio ospedaliero perché non si riescono a reperire specialisti in grado di poter far lavorare un indotto di personale incredibile. Non solo infermieri ma personale ausiliario e si supporto. Un intero ospedale che chiede solo di poter lavorare al meglio come ha sempre fatto.

Non siamo certo noi che dobbiamo indicare le soluzioni a questo problema ma siamo noi che viviamo quotidianamente il problema e che vogliamo sollevarlo in modo che anche l’opinione pubblica, i nostri concittadini e tutti quelli che usufruiscono dei servizi dell’ospedale, siano consci del fatto che se c’è necessità abbiamo tutti il diritto di farci curare in sicurezza e abbiamo tutti il diritto di ricevere le migliori cure possibili.

Per questo abbiamo bisogno di sapere che, alla fine di tutto questo periodo, la nostra unità operativa tornerà ad essere quella di sempre. Tornerà ad essere funzionale per tutti i reparti del nostro ospedale. Non chiediamo altro. Solo di poter continuare a lavorare come abbiamo fatto fino ad ora e chiediamo di essere pronti per riprendere la nostra attività di routine al termine di questa pandemia.

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