L'ombra del doping anche negli E-Sports: fermato il ciclista Zanasca
L'atleta venegonese, azzurro agli ultimi Mondiali Virtuali che aveva corso dal suo garage,è risultato positivo allo stanozololo

Il doping sbarca anche nel mondo degli E-Sports, il mondo degli sport virtuali che disputano attraverso i videogiochi. E il primo ad essere stato "pizzicato" è Luca Zanasca, quarantenne di Venegono Superiore che ha partecipato ai recenti mondiali chiusi al 57° posto.
Positivo allo stanozololo: primo caso di doping negli E-Sports
La comunicazione della positività è giunta direttamente dalla divisione italiana della Nado ovvero l'organo deputato ai controlli antidoping sul nostro territorio.
Il Tribunale Nazionale Antidoping italiano ha proceduto alla sospensione cautelare dell'atleta regolarmente tesserato con la federazione ciclistica italiana, raccogliendo l'istanza della Procura Nazionale Antidoping, per la violazione degli articoli 2.1 (presenza di una sostanza proibita o dei suoi metaboliti o markers nel campione biologico di un atleta) e 2.2 (uso o tentato uso da parte di un Atleta di una sostanza o di un metodo proibiti) del regolamento interno. Ora bisogna aspettare l’esito delle controanalisi e, in caso di ulteriore esito positivo, il ciclista varesino rischia una lunga squalifica.
Dai Mondiali allo stop
Zanasca è stato trovato positivo allo stanozololo, un derivato sintetico del testosterone. È la prima volta che un professionista delle gare virtuali sui rulli statici non passa un controllo, ed è anche la prima volta che un atleta eSport viene "pizzicato" dall'antidoping.
Classe 1983, Zanasca era stato un ciclista su strada che era arrivato a sfiorare il mondo del professionismo, arrivando fino alla categoria Continental ovvero il gradino sotto ai Pro.
Successivamente ha virato sugli E-Sports, riuscendo a essere convocato anche in maglia azzurra ai Campionati Mondiali Virtuali 2023 grazie alle performance nelle selezioni tramite la piattaforma ufficiale Uci Zwift. Il ciclista di Venegono ha preparato il mondiale a casa, correndo la competizione iridata in garage, sui rulli. Poi il test antidoping e l’amara sorpresa.