Saronno-Uboldo

"Libertà per gli orsi in Trentino": striscione animalista in provinciale

L'iniziativa in diverse città italiane in occasione dell'arrivo a Madonna di Campiglio del Giro d'Italia

"Libertà per gli orsi in Trentino": striscione animalista in provinciale
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Nella notte fra martedì 20 e mercoledì 21 ottobre alcuni militanti dell'associazione Centopercentoanimalisti hanno affisso uno striscione in provinciale per chiedere la libertà degli orsi che oggi si trovano nel centro di recupero faunistico di Casteller, in Trentino.

Orsi in Trentino, striscione a Saronno

"Libertà per gli orsi in Trentino #stopcasteller". Questo lo slogan impresso a caratteri cubitali sui manifesti affissi dagli animalisti in 20 città italiane, in occasione della tappa del Giro d'Italia di Madonna di Campiglio, nota località sita nella provincia di Trento: Torino, Milano, Lodi, Tortona, Saronno provinciale 527, CONFINE Veneto – Trentino, Altopiano dei sette comuni (VI), Vicenza (zona fiera), Voghera, Viareggio, Belluno, Verona (Arena), Affi (Verona- supermercato Orvea catena del Trentino), Pavia, Roma, Foligno, Rimini, Cagliari. Non si ferma infatti la protesta del Coordinamento Macachi Liberi verso la detenzione dei tre orsi M49, M57 e DJ3 presso il centro di recupero faunistico Casteller di Trento. La struttura, già al centro di indagini per un'ipotesi di maltrattamento ai danni dei tre plantigradi, a seguito di una relazione stilata dai carabinieri del cites dopo il sopralluogo del 14 settembre, è ormai da mesi al centro dell'attenzione di varie associazioni animaliste, seriamente preoccupate per lo stato di salute degli orsi.

"Loro sopravvivenza a rischio"

"I tre mammiferi, catturati e sterilizzati - spiegano gli animalisti in una nota - attuano una serie di comportamenti fortemente stereotipati, che spesso sfociano in condotte autolesive, indici di un livello di stress molto elevato, manifestano irrequietezza, nervosismo e hanno smesso di alimentarsi. Gli orsi non costituiscono, di fatto un elemento di rischio né per le comunità umane, né per la fauna locale, pertanto non si riscontrano motivi validi per protrarre la loro condizione di prigionia, condizione che sta seriamente minando la loro stessa sopravvivenza".

Non solo uno slogan animalista quindi, ma una sentita richiesta affinché le istituzioni e gli organi preposti alla salvaguardia del benessere animale, intervengano il prima possibile per "restituire la libertà ai tre plantigradi ed attuare politiche di convivenza tra l'essere umano e la fauna selvatica più rispettose ed etiche - chiedono - tenendo ben presente che, in fondo, gli ospiti di boschi e montagne, non sono di certo gli orsi".

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