Stato-Regioni

La spinta delle Regioni: accelerata sulle riaperture di palestre e ristorazione al chiuso

Con le vaccinazioni che procedono a buon ritmo e la popolazione anziana protetta con la prima dose, il numero dei contagi non fa più (troppa) paura

La spinta delle Regioni: accelerata sulle riaperture di palestre e ristorazione al chiuso
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Coprifuoco, riaperture, ristorazione e parametri per la definizione delle zone di rischio: le Regioni in pressing sul Governo in vista del 14 maggio, quando si dovrebbe decidere sulla base dei dati epidemiologici il futuro del coprifuoco.

Riapertura palestre e ristoranti al chiuso: pressing delle Regioni

I dati per ora tengono e seppur lentamente continuano a mostrare segni di miglioramento, soprattutto sulle ospedalizzazioni. E con l'Italia che da lunedì si appresta a diventare quasi tutta gialla (solo Sicilia, Sardegna e Valle d'Aosta saranno in arancione) le Regioni ora spingono per accelerare sulle riaperture. In particolare, quelle di bar e ristoranti al chiuso che in base al calendario del Governo dovrebbero scattare dal 1 giugno: la proposta sarebbe quella di anticipare la riapertura almeno parziale con, ad esempio, il via libera alle lezioni individuali nelle palestre; la data papabile quella del 17 maggio, due giorni dopo lo sblocco delle piscine all'aperto, dei centri commerciali nel finesettimana e il via alla stagione balneare.

Niente addio al coprifuoco

Altro punto "caldo" il coprifuoco. Il centrodestra spinge per la sua eliminazione, le Regioni per il momento si accontenterebbero di uno slittamento dell'ora del "tutti a casa" dalle 22 alle 23 o alla mezzanotte. Un cambiamento che permetterebbe a bar e ristoranti di lavorare con maggiore tranquillità anche la sera, quando si concentrano gli incassi, e che renderebbe più appetibili ai turisti interni ed esterni le vacanze nel Belpaese.

Nuove regole per i colori

Oltre alle riaperture le Regioni spingono per una revisione dei parametri che oggi definiscono l'ingresso in questa o in quella fascia colorata. La richiesta è quella di spostare lo sguardo dai contagi alle ospedalizzazioni, rimuovendo la soglia limite dei 250 casi per 100mila abitanti per far scattare la zona rossa e ridimensionando il "peso" dell'indice Rt. O addirittura abbandonarlo a favore di un "Rt ospedaliero" che definisca l'andamento delle ospedalizzazioni e non dei contagi. Anche perchè, ha fatto nuovamente notare il Presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga, si tratta di un indice "poco affidabile". "Ad agosto 2020 il Friuli Venezia-Giulia ha raggiunto il 3 perchè era passato da 4 a 18 contagi", ha portato ad esempio.

Un "Rt ospedaliero" invece permetterebbe secondo le Regioni di definire meglio il grado di emergenza dei territori. Il solo dato dei contagi, con le fasce della popolazione più a rischio in caso di infezione che a breve dovrebbero essere quasi completamente raggiunte dalla prima dose di vaccino, non fa più paura.

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