Stato-Regioni

La Lombardia chiede ad Arcuri di valutare lo Sputnik, il vaccino russo

Tra le richieste presentate al tavolo della Conferenza Stato Regioni, l'accesso allo Sputnik V e l'ampliamento dei tempi per la seconda dose

La Lombardia chiede ad Arcuri di valutare lo Sputnik, il vaccino russo
Pubblicato:

Covid, ecco le richieste dal vicepresidente e assessore al Welfare di Regione Lombardia Letizia Moratti al commissario Domenico Arcuri.

Covid, le richieste della Lombardia al commissario straordinario

Tre richieste dall'assessore al Welfare Letizia Moratti al commissario Arcuri nella conferenza Stato-Regioni tenutasi ieri, mercoledì 3 febbraio: l’adesione dell’Italia al piano d’incremento europeo della distribuzione dei vaccini Pfizer, l’opportunità di ampliare l’intervallo tra la prima e la seconda dose, la valutazione della possibilità di utilizzare il vaccino prodotto dalla Russia.

Sul tavolo anche il tema degli specializzandi

Moratti ha anche ribadito al Governo e al commissario Arcuri l’esigenza di prendere in considerazione concretamente il tema degli specializzandi in maniera più completa e adeguata di quanto al momento previsto nella Legge di stabilità. L’assessore al Welfare ha anche chiesto al commissario Arcuri di inserire Regione Lombardia tra i soggetti attuatori dei Centri vaccini.

Vaccino russo, anche la Germania ci pensa

Tra i primi a venir utilizzati, nelle ultime settimane si sente parlare spesso dello Sputnik V, il vaccino russo contro il coronavirus. La prima era stata la Germania e ora lo stanno facendo anche altri Paesi e territori, tra cui appunto la Lombardia, visti soprattutto i risultati incoraggianti dal punto di vista dell'efficacia (stimata superiore al 90%) e soprattutto alla luce di nuovi dati in grado di colmare le lacune che alcuni mesi fa lo fecero escludere dal novero delle opzioni da seguire. Perchè la richiesta della Lombardia possa essere presa in valutazione però mancano ancora diversi passaggi fondamentali: la presentazione di una richiesta di autorizzazione e poi il via libera dell'Ema e dell'Aifa secondo l'iter già seguito da Pfizer, Moderna, AstraZeneca e previsto anche per i prossimi (si spera) vaccini di Curevac, Jhonson&Jhonson e delle altre aziende farmaceutiche impegnate nella corsa.

Seconda dose: si può aspettare?

Più delicato invece il tema dell'ampliamento dei tempi per la seconda dose. Anche questo non nuovo: il regno Unito è stato il primo a decidere di non rispettare le indicazioni dell'azienda farmaceutica ampliando i tempi del richiamo fino a 12 settimane contro le 3/4 indicate dal "bugiardino".

In uno degli incontri con Ats Insubria, ne aveva parlato anche il Direttore Sanitario Giuseppe Catanoso rispondendo che, a suo parere, non si tratterebbe di una soluzione percorribile:

"Il vaccino è stato autorizzato sulla base di dati e protocolli da seguire. Se allunghiamo i tempi, non sappiamo se si avrà la stessa efficacia e c'è il rischio di vanificare il contributo della prima dose".

Seguici sui nostri canali