Impianto di smaltimento: è polemica a Legnano
Il Gruppo di quartiere San Paolo e il Laboratorio di Quartiere Mazzafame di Legnano hanno criticato l'operazione.
Impianto di smaltimento della frazione organica dei rifiuti urbani (Forsu): il Gruppo di quartiere San Paolo e il Laboratorio di Quartiere Mazzafame di Legnano hanno criticato l’operazione, parlando di “cappa di silenzio”.
Impianto di smaltimento: è polemica a Legnano
“In città persiste la cappa di silenzio che fin dall’inizio ha coperto il progetto dell’impianto di smaltimento della frazione organica dei rifiuti urbani (Forsu) per produrre prima biogas ed energia elettrica, ora biometano, di prossima realizzazione in via Novara. Salvo il tentativo di legittimare l’operazione coinvolgendo scuole e studenti con gite fuoriporta. Eppure contro questo tipo di impianti, spacciati per soluzione ecologica al problema rifiuti, in tante realtà italiane i cittadini continuano a mobilitarsi, e anche a far valere le proprie ragioni. Perché in questi impianti di ecologico non c’è proprio niente: è un puro e semplice affare che sfrutta gli incentivi statali (leggi: soldi dei cittadini), recentemente confermati in modo generoso dal Decreto Biometano del 2 marzo scorso (4,7 miliardi di € ). E che all’ambiente fa solo male. Perché ancora una volta si degrada la materia organica con processi industriali che producono quantità di energia irrilevante in relazione all’investimento e alle ricadute, oltre a un digestato che chiamare “compost di qualità” è un tranello sia per l’effettivo contenuto biologico (e la digestione “a secco” è quella che, a causa del ricircolo totale del percolato sulla biomassa, produce i danni maggiori, con aumento del contenuto salino e la trasformazione più drastica dell’azoto originario in azoto ammionacale), sia per la pericolosità (la metodologia “ad alta temperatura” adottata seleziona proprio il contenuto delle spore batteriche più letali, tra cui il Clostridium botulini e il Clostridium tetani)”. Hanno puntualizzati i componenti dei due comitati legnanesi.
La trasformazione in compost
“La decisione di trasformare il digestato in “compost” mediante fermentazione anaerobica finale è folle sia dal punto di vista agronomico che della tutela della salute. Ma risponde alla necessità dei progettisti e gestori di non portarsi dietro la zavorra di un residuo classificabile altrimenti come rifiuto speciale da smaltire.” (Aldo Garofolo, ex-docente di analisi chimiche presso l’Università della Tuscia di Viterbo, facoltà di Agraria). Sarà per questo che hanno deciso generosamente che lo “regaleranno” ai cittadini? A ciò si aggiungano l’aumento del traffico veicolare per il trasporto di Forsu da mezza provincia, le emissioni in atmosfera di precursori di polveri sottili, ossido di zolfo e altri inquinanti (non quantificate, nel nuovo progetto) in un territorio dove la qualità dell’aria è tra le peggiori in Europa, la collocazione di un impianto pericoloso nel contesto di un parco agricolo e in prossimità di un ospedale. Non è così che si risolve il problema dei rifiuti! Ma con una politica volta alla riduzione della loro produzione e in subordine al loro riutilizzo (nello specifico attraverso un vero compostaggio, quello aerobico). In un’ottica di economia circolare, ormai scelta imprescindibile per chi ha cuore la salute del pianeta e dei suoi abitanti. Recentemente il Consiglio Regionale Lombardo ha accolto la richiesta di approfondire in Commissione Ambiente il tema della regolamentazione e del controllo sugli impianti di produzione biogas e biometano: analoga sensibilità ci aspettiamo anche dal Consiglio comunale della nostra città, e che si apra finalmente una discussione supportata scientificamente sulle ricadute ambientali e sanitarie dell’impianto che si vuole realizzare a Legnano”. Così hanno concluso le due realtà che da tempo contrastano il progetto dell’impianto.
In evidenza una foto di archivio di un impianto di compostaggio.