Shoah ieri e oggi

Giorno della Memoria, 4 Passi di Pace di Saronno: "Pensiamo a chi sono gli 'ebrei' di oggi"

Il gruppo di associazioni: "Se vogliamo onorare la memoria dei milioni di ebrei e delle altre categorie umane passate al setaccio del nazismo dobbiamo denunciare la vera tragedia del nostro tempo"

Giorno della Memoria, 4 Passi di Pace di Saronno: "Pensiamo a chi sono gli 'ebrei' di oggi"
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In occasione del Giorno della Memoria le associazioni di "4 Passi di Pace" invitano alla riflessione sulle persecuzione che ancora oggi, a 80 anni dalla Shoah, continuano all'interno dell'Europa.

Giorno della Memoria: "I nuovi 'ebrei' sono davanti ai nostri occhi, cosa aspettiamo?"

Anche quest’anno siamo giunti all’appuntamento con il Giorno della Memoria: un appuntamento rituale, che potrebbe con il tempo rischiare di sbiadirsi se non fossimo capaci di attualizzarlo. Perché i riti continuino a vivere dentro di noi e a darci quell’energia che serve a ridare senso a ciò che facciamo è necessario che siano riportati al presente, che siano tradotti nel linguaggio dei problemi che viviamo oggi. Se abbiamo compreso che cosa abbia voluto dire essere ebrei ottant’anni fa saremo in grado di vedere dove stiano oggi gli “ebrei”, chi siano oggi le maggiori vittime dell’immutabile ferocia umana. Li abbiamo davanti agli occhi, e da tempo ormai: sono i disperati in perenne fuga da guerre, persecuzioni, fame, cambiamenti climatici; quei disperati che nessuno vuole, e che in questi mesi vediamo premere vanamente alle frontiere dell’Europa dei 27, quell’Europa che porta sull’insegna della sua origine i diritti dell’uomo…

Che cosa aspetta l’Unione Europea a sanzionare quei suoi membri che violano ogni giorno i diritti umani, nel mentre incassano i generosi finanziamenti della Comunità? Quello che sta succedendo fra Bosnia, Croazia, Ungheria è una replica del dramma vissuto a metà del secolo scorso dagli ebrei che tentavano di sfuggire alle grinfie del nazismo che aveva avviato la “soluzione finale”.

Se la gran parte di loro fu sterminata fu anche perché i paesi “democratici” di allora decisero di non aprire loro le porte, guardarono da un’altra parte, lasciarono che l’orrore si dispiegasse. Come avviene ora di fronte allo strazio di masse di migranti lasciati a morire in mezzo al gelo e tra le violenze delle guardie di frontiera.

Non sembri azzardato questo parallelo: gli spiriti più elevati hanno sempre colto il nesso che unisce le politiche di persecuzione e di sterminio di luoghi ed epoche diverse, rivolte di volta in volta contro questo o quel gruppo umano. Rosa Luxemburg, la grande rivoluzionaria ebrea tedesca, quando si trovava in carcere, ad una amica che le raccontava di un pogrom antiebraico replicò: “Che cosa intendi con le peculiari sofferenze ebraiche? Mi sento altrettanto vicina alle povere vittime delle piantagioni di gomma di Putumayo, o ai negri dell’Africa con i cui corpi gli europei giocano la loro partita di caccia”.

E un'altra grande donna ebrea del secolo scorso, Hannah Arendt, sostenne sempre con convinzione che la “questione ebraica” andava inquadrata all’interno del più generale dramma di un’Europa che negli anni trenta andava incontro alla propria distruzione, e quindi poteva essere affrontata efficacemente solo dentro una lotta generalizzata contro le tendenze totalitarie e distruttive che si andavano affermando nel mondo.

Il male che si fa a qualcuno nel mondo non è mai isolato, fa parte di un sistema di oppressione che è universale. Se vogliamo allora onorare la memoria dei milioni di ebrei e delle altre categorie umane passate allora al setaccio del nazismo ci si impone il compito di denunciare con forza quella che è la vera tragedia del nostro tempo: l’enorme crescita di una massa di persone a cui viene negato l’elementare diritto di vivere; persone le cui esistenze sono “indegne di essere vissute”, vite di scarto, sbattute sulle sponde del mondo privilegiato dalle onde della violenza sistematica prodotta dal capitalismo globale. La memoria della tremenda tragedia della Shoah, deve farci evitare la viltà attuale, e stimolarci ad affrontare questo dramma di oggi.

4 Passi di Pace a Saronno

Chi firma la riflessione è il gruppo di associazioni della rete 4 Passi di Pace di Saronno. Nel dettaglio: (ACLI Saronno, AGESCI Saronno I, ANPI Saronno, ASSIM (Associazione Speranze Scouts Italy Musulmani), Associazione Auser Volontariato Saronno, Associazione Centro Recupero Arti e Mestieri, Associazione Culturale “Il Pozzo” di Rovellasca, Associazione di Promozione Sociale “Gianni Ballerio”, Associazione Multiculturale “OASI” di Rho, Asvap 4, AVULSS, Centro Culturale Islamico di Saronno, Centro di Incontro, Commissione Carità-Missione e Migranti, Consiglio Cittadino Migranti di Rho, Emergency Gruppo di Saronno, FIAB Saronno, Giovani Musulmani d’Italia-Saronno, GIVIS, Gruppo Alice, Il Sandalo Equosolidale, Il Sole Onlus, L’Isola che non c’è, MASCI, Pastorale Migranti Zona IV, Semplice Terra, Villaggio SOS Saronno.

(Nella foto di copertina i migranti in Ungheria vicino al confine serbo. Autore: Gémes Sándor/SzomSzed)

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