"Auto sul mio posto disabili ogni giorno, combatto contro la maleducazione"
Fabio Lorenti, col suo cane guida Nina, è centralinista al municipio di Rescaldina: chiede ai concittadini un cambio di mentalità
“Auto sul mio posto disabili, ma continuo a lottare”: la storia di Fabio Lorenti, dipendente del Comune sempre accompagnato dal suo cane guida Nina.
“Auto sul mio posto disabili, ogni giorno”
Fabio Lorenti è sempre accompagnato dal suo cane guida Nina. Da più di 10 anni lavora al comune di Rescaldina come centralinista e non solo. Racconta, a noi di Settegiorni, le difficoltà che incontra tutti i giorni nel tragitto casa lavoro. Ci dice, fin da subito, che la sua non è autocommiserazione, ma rabbia per la mancanza di sensibilità dei cittadini. “Quasi tutti i giorni, anche più volte al giorno, trovo delle auto, senza tesserino, sul parcheggio disabili – ci racconta Lorenti -. Ho richiesto alla Polizia locale un parcheggio dove abito. Il commento di alcuni vicini è stato: ‘Caspita, anche il parcheggio privato ti fai fare’. Ho richiesto un parcheggio che non è solo per me, ma per tutti i disabili. Dovrei forse pretendere dei parcheggi numerati e personali? Ieri, per tre volte consecutive, hanno occupato il parcheggio senza averne diritto. Alle 22, ho chiamato, per la terza volta, i Carabinieri; ‘Ecco un altro impunito, ho pensato’. Alla fine ero stufo, svilito, la sensazione triste era quella di sentirsi preso in giro, derubato di qualcosa. Poi ho chiamato il sindaco dicendogli che mi sentivo stanco di essere un invalido”.
Lorenti prosegue: “Le persone pensano che se tu hai delle agevolazioni come invalido, dovrebbero averle anche loro. Il nostro non è un regalo che ci viene fatto: abbiamo un handicap. La gente non lo capisce; questo va oltre le leggi, è una questione d’intelligenza. La mia rabbia è arrivata a un punto di non ritorno. È un insieme di cose: le vetture parcheggiate sulle strisce, sul marciapiede metà su e metà giù. Spesso, le persone, quando vanno a prelevare, lasciano l’auto sulle strisce e ti dicono: ‘Dai è solo un attimo’. Il tuo attimo toglie il mio di attimo, un non vedente ha dei percorsi abituali, se cambia la strada, si modifica, di conseguenza, anche l’orientamento. Una volta, con il vento, mi si è spostato il tesserino dall’auto e, non avendolo trovato, mi hanno dato la multa, anche se poi mi sono recato dalla Polizia con il contrassegno. Visto che non c’è tolleranza, allora deve essere così per tutti. Io pago e gli altri la passano liscia”.
“Combatto ogni giorno”
“La storia dei parcheggi si ripete all’Auchan – prosegue il centralinista rescaldinese -; all’interno annunciano di lasciare liberi i posti dei disabili, ma davvero è necessario ancora un avviso nel 2019? Mi è capitato anche che facessero storie per farmi entrare nell’ipermercato col cane, perfino nel cinema “The Space” di Cerro. Secondo la legge n. 37 del 14 febbraio 1974 integrata dalla legge n. 60 del 2006, i cani guida possono entrare ovunque. E poi trovo marciapiedi rotti e stretti; bisogna sistemarli, non solo per me, ma per qualsiasi persona che potrebbe farsi male, un anziano, una mamma con la carrozzina. Tutti i giorni devo combattere contro la mia disabilità e, in più, ci sono tutte queste barriere. Perfino c’è gente che lascia le biciclette sul marciapiede impedendomi di passare. Hanno pure il coraggio di dirti: ‘Devi capire’. Io devo capire? Se voi non capite una disabilità, almeno rispettate le leggi”.
“Occorre un cambio di mentalità, io non mi fermo”
«Chi mi conosce sa che non sono uno che si lamenta; prima andavo a lavorare da solo a Milano, purtroppo la salute non me l’ha più permesso. Il fatto è che si tratta di un’inciviltà generale. Sono innumerevoli le volte in cui sto per attraversare e sento l’auto che mi sfreccia a fianco. Servirebbero delle vere campagne di sensibilizzazione e d’informazione: incontro ancora alcune persone che non sanno cosa sia un cane guida, come si interagisca con l’animale senza distrarlo dal suo compito. Sembra che si vada avanti di favori, di gentilezze: in biblioteca, fino a qualche mese fa, mancava la porta a norma. Sui cestini non c’è la scritta in braille: come faccio a separare i rifiuti? Serve più controllo, più presenza dei vigili per strada, più empatia, più voglia di rendere tutto per tutti. Deve cambiare la mentalità: io non smetterò di lottare finché ne avrò le forze».