Cronaca

Accusato di truffa e peculato, restituiti 68mila euro al primario

Il primario dell’ospedale di Saronno dei reparti di Ginecologia e Ostetricia, il dottor Ubaldo Seghezzi, ha ottenuto, a seguito di riesame, la revoca del sequestro del denaro e di parte di un’immobile.

Accusato di truffa e peculato, restituiti 68mila euro al primario
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Accusato di truffa e peculato, il primario dell’ospedale di piazzale Borella di Saronno dei reparti di Ginecologia e Ostetricia, il dottor Ubaldo Seghezzi, ha ottenuto, a seguito di riesame, la revoca del sequestro del denaro, pari a 68mila euro, e di parte di un’immobile.

Accusato di truffa e peculato, restituiti 68mila euro al primario

Lo ha confermato il suo legale, Stefano Banfi: «E’ ancora presto per entrare nel merito delle contestazioni. Al momento ci siamo concentrati sul lavorare a step e quindi per prima cosa verificare se ci fosse la sussistenza dei requisiti di legge per il sequestro e poi per le misure cautelari che sono state adottate. Ho lavorato in sinergia con il medico per il primo riesame al Tribunale di Varese relativo alle misure cautelari reali, che erano il sequestro delle somme di denaro e il sequestro di una porzione d’immobile. E con il provvedimento che mi è stato notificato giovedì, dopo l’udienza di martedì 13, ho appreso che sono state revocate tutte le forme di sequestro che erano contenute nell’ordinanza. Per noi è già un piccolo passo in avanti». E ancora: «Non possiamo che essere contentissimi, ma ce lo aspettavamo perché non c’erano gli estremi per il sequestro, quindi abbiamo agito con serenità. Adesso ci concentriamo sulle misure cautelari che sono state adottate, nella convinzione che non ci siano i presupposti per la loro adozione e poi faremo valere la nostra linea difensiva sul merito delle questioni. Il nostro è un lavoro a step, continuiamo sempre a essere fiduciosi, convinti che i processi si debbano fare solo nei Tribunali e non sui media».

Le accuse contro il primario

Ricordando le accuse che sono mosse al primario, secondo gli inquirenti, visitava «in nero» pazienti paganti o non paganti, per ragioni di amicizia, colleganza, parentela e a titolo di cortesia. Lo specialista è stato interdetto dall'esercizio della professione per la durata di un anno. Le indagini della Polizia economico finanziaria erano partite dall’esposto di un dirigente medico che aveva raccolto la segnalazione di una infermiera che aveva rilevato alcune anomalie procedurali sugli esami pap test eseguiti presso l'ambulatorio istituzionale di ginecologia.
Le conseguenti investigazioni, svolte dai finanzieri della Compagnia di Saronno con il coordinamento della Procura della Repubblica di Busto Arsizio, hanno permesso, dopo puntuali e scrupolosi riscontri tra i quali l’acquisizione delle ricette compilate dal medico e il confronto con le prenotazioni delle visite effettuate tramite il Cup dell’ospedale e con i documenti emessi a seguito di attività intramoenia, di denunciare il primario per i reati di truffa aggravata ai danni dello Stato e peculato. Il ginecologo deve rispondere anche del reato di peculato, perché avrebbe utilizzato per le suddette visite materiali e attrezzature acquistate dal nosocomio pubblico. I finanzieri hanno sentito oltre 60 pazienti che hanno confermato come la rispettiva visita fosse avvenuta «in nero» e al di fuori dell’ospedale.

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