Abusi sessuali su una 15enne: allenatore condannato a due anni di reclusione
L'uomo è stato condannato dal GUP Anna Giorgettia a due anni di reclusione per violenza sessuale su minore

Il 21 maggio 2025, a seguito della richiesta di rito abbreviato, è stato condannato dal GUP Anna Giorgetti a due anni di reclusione per violenza sessuale su minore, l'allenatore di pallavolo di Saronno che nel 2022 molestò una giocatrice di 15 anni.
Abusi sessuali su una 15enne: allenatore condannato a due anni di reclusione
"Questa sentenza ha forte valenza giudiziaria, ma anche grande significato civile e sociale. Dopo tre anni di attesa, per mia figlia si chiude finalmente un capitolo", ha affermato la madre della giovane vittima.
"Alcune informazioni diffuse in passato sono imprecise - ha continuato la madre - Non si è trattato di abusi ripetuti nel tempo, ma di un singolo episodio di violenza, avvenuto dopo circa un anno di attenzioni da parte dell’allenatore. L’episodio è avvenuto il giorno di un grave lutto in famiglia quando l'allenatore convocò mia figlia in palestra un’ora prima dell’allenamento, con il pretesto di “parlare” di quanto accaduto e sollevarla. Io ero stata informata che ci sarebbe stata una sessione di pesi aggiuntiva. Quando mia figlia, immediatamente il giorno successivo, mi ha raccontato l'accaduto, ho esposto il problema alla Società che ha prontamente allontanato l'allenatore e mi sono recata in Polizia dove la denuncia è partita d'ufficio".
"Una verità finalmente riconosciuta"
“Il trauma per un’adolescente è un colpo profondo, che lascia segni duraturi e condiziona la vita. In questo caso, la giustizia ha fatto il suo corso con scrupolo e competenza, sia sul piano sportivo, con la FIPAV che ha decretato subito la radiazione dell’allenatore, sia sul piano penale, a partire dalle fasi di indagine, alla denuncia e con questa sentenza. Nostra figlia è assistita dall’avvocata Elisa Rocchitelli e dallo psicologo Paolo Bozzato, entrambi professionisti con esperienza e di grande sensibilità. Siamo orgogliosi di lei da subito, da quando ha trovato il coraggio di raccontarci tutto. Ha però subito, come accade spesso, colpevolizzazione e omertà, che anche nel mondo dello sport sono la norma. È stata travolta da eventi senza possedere i mezzi per affrontarli, comprenderli ed elaborarli. Il meccanismo di difesa è stato prendere le distanze dall'accaduto per proteggersi da qualcosa per lei ingestibile. Non se ne poteva parlare, bisognava far finta di niente e, nonostante la sua testimonianza determinata in sede di incidente probatorio, in famiglia e con gli amici è così ancora adesso. Oggi, almeno, può contare su una verità finalmente riconosciuta.”