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Referendum cannabis: 1.400 Comuni, anche varesini, rischiano di vanificare la raccolta firme

Tra i Comuni inadempienti dell'elenco pubblicato dai promotori anche Saronno, Malnate, Tradate, Cislago, Castelseprio e Gallarate

Referendum cannabis: 1.400 Comuni, anche varesini, rischiano di vanificare la raccolta firme
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La raccolta delle firme è stata velocissima: oltre mezzo milione in meno di una settimana. Ma lo sforzo potrebbe essere vanificato per colpa di 1.400 Comuni. Il referendum sulla cannabis depenalizzata è a rischio?

I Comuni mettono a rischio il referendum sulla cannabis

Giovedì 30 settembre 2021 scade il termine per la presentazione alla Corte di Cassazione dei registri con le firme raccolte per proporre il referendum sulla depenalizzazione della cannabis. Gli organizzatori hanno raggiunto e superato la soglia del mezzo milione di sottoscrizioni in tempi record - anche grazie alla possibilità di firmare digitalmente attraverso lo Spid - ma il loro sforzo potrebbe essere vano. Perché circa 1.400 Comuni sparsi un po' ovunque in tutta Italia non hanno ancora inviato al comitato promotore i certificati elettorali che servono per validare le firme "elettroniche".

Qualche giorno fa Marco Cappato, presidente dell'Associazione Luca Coscioni (tra i sodalizi promotori del quesito), aveva lanciato l'allarme "sabotaggio".

Lo sciopero della fame e le proteste

Già, perché il 21 settembre  i promotori avevano inviato ai Comuni la richiesta di certificazioni con obbligo di risposta entro 48 ore. Ma in molti non hanno dato riscontro.  Cappato aveva poi indetto lo sciopero della fame e un presidio davanti a Palazzo Chigi e ai Municipi inadempienti per oggi, martedì 28 settembre 2021. Sul sito dell'associazione era comparsa poi anche la lista delle Amministrazioni che non avevano inviato i certificati, rimossa poi per dare tempo di mettersi in regola.

Comuni inadempienti anche in provincia di Varese

Tra i 1400 Comuni della lista ne comparivano anche 26 della provincia di Varese: Angera, Arcisate, Bedero Valcuvia, Besano, Brezzo di Bedero, Cantello, Casale Litta, Castelseprio, Cavaria con Premezzo, Cazzago Brabbia, Cislago, Clivio, Cugliate-Fabiasco, Gallarate, Jerago con Orago, Malnate, Marzio, Mercallo, Montegrino Valtravaglia, Morazzone, Orino, Samarate, Saronno, Somma Lombardo e Tradate.

La richiesta di proroga e la lettera a Mattarella

Gli organizzatori del referendum si sono poi rivolti anche al Ministro della Giustizia Marta Cartabia affinché, come per tutti gli altri referendum in essere, il termine della consegna sia prorogato al 31 ottobre.   Il Decreto semplificazioni bis - lo stesso che aveva reso possibile la raccolta delle firme per via digitale - aveva infatti posticipato la data ultima per la presentazione delle firme in Cassazione al 31 ottobre a causa dell’emergenza sanitaria. La proroga valeva però solo per i quesiti depositati presso la Suprema Corte entro il 15 giugno, mentre quello sulla cannabis è stato depositato solo a settembre. 

In più, si sono rivolti anche al presidente della Repubblica Sergio Mattarella:

"Ci rivolgiamo a Lei, garante dei diritti fondamentali della Costituzione, perché sia impedita una violazione della volontà di 600.000 cittadine e cittadini che hanno sottoscritto una richiesta di referendum per cancellare alcune norme della legge antidroga 309/90”. In conseguenza dello stato di emergenza sanitaria   è stato previsto uno slittamento dei termini della procedura al 31 ottobre. Un’interpretazione capziosa ritiene non applicabile questa previsione a chi, come noi, ha depositato la richiesta in Cassazione nel mese di settembre. La nostra colpa consisterebbe nell’adesione massiccia e straordinaria per la legalizzazione del consumo di cannabis e il paradosso inaccettabile si realizzerebbe dando un mese in più a chi ha avuto a disposizione tre mesi per la raccolta e non a chi ha avuto un solo mese".

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