Cordoglio

Papa Francesco, il ricordo del vescovo Damiano Guzzetti

Il monsignore di Turate, nominato alla guida della diocesi di Moroto in Uganda nel 2014, dedica un omaggio al Santo Padre.

Papa Francesco, il ricordo del vescovo Damiano Guzzetti
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C’è anche monsignor Damiano Guzzetti, vescovo di Moroto in Uganda e originario di Turate, tra i numerosi fedeli che oggi piangono la scomparsa di un prezioso punto di riferimento come Papa Francesco. Tra i due uomini di fede c’era un profondo legame: fu proprio il Santo Padre infatti a nominarlo vescovo della diocesi ugandese, dove il turatese era stato missionario per molti anni, nell’ormai lontano maggio 2014. E soprattutto ad accomunarli era la forte convinzione che la vera Chiesa fosse in mezzo alla gente, vicina agli afflitti e agli emarginati.

Papa Francesco, il ricordo del vescovo Guzzetti

Papa Francesco è il papa delle sorprese. La sera della sua elezione ha rotto tutti i protocolli e prima di dare la benedizione ha invocato la preghiera silenziosa per lui. Lui ha continuato su questa linea ricordandoci che il Vangelo da annunciare è una continua novità da stupirci e meravigliarci. Gesù in fondo ha colto molti di sorpresa per ricordarci che non possiamo mettere Dio in una scatola e possederlo, ma che dobbiamo costantemente rimetterci in discussione e non avere mai certezze alle quali fissarci. Incontrai Papa Francesco la prima volta a Roma in occasione di dedicare a lui il millesimo pozzo che abbiamo scavato in Karamoja per la gente. La sua reazione fu: “Benissimo, continuate a dare acqua ai poveri”. “Andate avanti” era la sua espressione comune, come a dire non arrendersi mai, ma di proseguire sempre nel fare il bene senza arrendersi. La sorpresa incoraggia e aiuta a dare la forza di superare le inevitabili difficoltà che si incontrano nella vita.

"La cattedrale di Moroto ha la sua impronta"

La seconda volta che mi avvicinai per salutarlo a Roma fu l’anno successivo quando iniziammo i lavori per la costruzione della nuova cattedrale della Diocesi di Moroto. Allora non c’erano risorse per partire con i lavori. Misi nella sua mano un bigliettino con una richiesta di aiuto e la sua risposta concreta non è tardata ad arrivare. Questo gesto ci ha dato la spinta iniziale per iniziare l’opera. Che grande sorpresa da parte mia. La cattedrale che consacreremo il mese prossimo ha la sua impronta.

Il viaggio di Papa Francesco in Uganda

La volta successiva fu quando venne a far visita all’Uganda nel 2015, un viaggio, quello di Francesco, la cui eco permane ancora oggi, in un momento particolarmente difficile per l’Uganda. Ho dei ricordi molto cari, profondi. Fu faticosa come esperienza, ma tanto importante. Conservo nel cuore i sei discorsi del Papa, che si è fatto pellegrino qui in Uganda andando a venerare i martiri, testimoni di Cristo. Questo è stato un invito a vivere con sempre maggiore autenticità il mio servizio al Vangelo di Cristo, come pastore e come missionario comboniano, venuto qui in Uganda per trasmettere il messaggio cristiano.

"Una presenza semplice, fraterna e paterna"

La semplicità del Papa, la sua affabilità ha un po’ sconvolto anche le autorità. Ricordo bene come negli incontri preparatori si pensava di fare tutto in grande, ma lui non ha voluto. La sua è stata una presenza semplice, fraterna e paterna al tempo stesso, per me e per tutti gli ugandesi. Il Papa ha dato un impulso e un incoraggiamento forte ad affrontare le tante sfide presenti nel Paese, ma a distanza di cinque anni tante, purtroppo, sono ancora presenti. Continui ora ad intercedere per tutti noi da lassù, dove sicuramente non se ne starà con le mani in mano ma ci aiuterà a diventare sempre più una Chiesa in uscita ad annunciare e testimoniare la misericordia di Dio.

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