Il "varesotto" Saltriosauro rivive e trova casa a Milano
Ci sono voluti nove mesi di lavoro dalla progettazione ai primi modelli fino alla realizzazione in scala 1a1: a ridargli vita anche il saronnese Andrea Leanza
Non è ovviamente l'esito di un'impresa in stile Jurassic Park ma una fedele ricostruzione di come sarebbe dovuto apparire 200 milioni di anni fa: il Saltriosauro (o, scientificamente, Saltriovenator Zanellai) ha trovato casa a Milano ai giardini Montanelli.
C'è un Saltriosauro "a spasso" per Milano
Per realizzarlo ci sono voluti nove mesi di lavoro e una tonnellata e mezzo di ferro. Tra i suoi creatori, anche il David di Donatello saronnese Andrea Leanza affiancato da paleontologi, illustratori, modellatori, scultori, decoratori, artigiani, operai, ingegneri, grafici e manovratori. E' lungo 7 metri e mezzo, è alto (al bacino) 2,20 metri e ha una coda di 3,40 metri. Un esemplare adulto del dinosauro, l'unico "lombardo", scoperto nel 1996 in una cava di Saltrio. Una scoperta non da poco: il Saltriosauro è tutt'ora il più grande carnivoro del Giurassico Inferiore e il più antico appartenente al gruppo dei Ceratosauri.
Ma che ci fa a Milano e, più precisamente, a lato della scalinata su Corso Venezia?L'idea, realizzata dall'azienda Geo-Model, è stata promossa da Comune di Milano-Cultura e dal Museo di Storia Naturale, ma è il frutto di un lungo lavoro seguito passo dopo passo da Cristiano Dal Sasso e Simone Maganuco, paleontologi del Museo.
Come si riporta in vita un dinosauro
Per riportare sulla terra il Saltriosauro, a differenza di Jurassic Park, niente estrazione e modifiche del dna sanguigno trovato in gocce d'ambra. Sono però serviti 150 chili di plastilina, 8 metri cubi di polistirene, 20 chili di silicone per stampi, 500 chili di resina poliestere, 100 chili di fibra di vetro, 5 chili di vernici e 1500 chili di ferro. Per la parte tecnologica invece hardware e software per la modellazione in 3Ddel dinosauro e la progettazione del suo basamento, una stampante 3D per produrre i prototipi (modellini) in scala ridotta, un robot a controllo numerico per la fresatura in scala 1 a 1 dei volumi di polistirene e un laser per il taglio delle lamiere e l'incisione della didascalia.
E tanto, tantissimo lavoro.
Tutto è iniziato al computer con una modellazione digitale in 3D (opera del paleoartista Davide Bonadonna), poi trasformata in oggetto fisico a grandezza naturale: un sofisticato robot a controllo numerico (Bat-Tech Italia) ha scolpito una maquette in polisitirene. Questa è stata poi rivestita di plastilina e scolpita a mano in tutti i dettagli della pelle da cinque modellisti (Alessandro Ambrosini, Denise Boccacci, Andrea Leanza, Andrea Masi e Francesca Penzo), sotto la scrupolosa direzione artistica di Scaggiante.
Dai calchi di questa scultura, realizzati dai ragazzi dello staff con l’aiuto di Maurizio Ceolin, si sono ricavati i positivi in vetroresina, che sono stati assemblati su un basamento in ferro con finitura Corten tramite giunti interni di sostegno in acciaio (sempre a opera di Bat-Tech Italia).
La scultura assemblata al basamento e alla fascia didascalica pesa quasi 2 tonnellate, tanto che per trasportarla e posizionarla è servita una gru. Sul basamento sono state impresse orme identiche a quelle ritrovate fossilizzate nei dintorni di Rovereto, che sono state attribuite a dinosauri analoghi a Saltriovenator, vissuti nello stesso periodo geologico: l’inizio del Giurassico. Sulla pelle la colorazione è stata fatta squama per squama, sempre a mano, da Alessandro Ambrosini. Gli occhi sono stati realizzati su misura.
"Questa bella iniziativa di comunicazione - – ricorda Filippo Del Corno, Assessore alla Cultura del Comune di Milano - è il frutto del lavoro di ricerca dei nostri istituti scientifici e museali, in particolare dei nostri paleontologi che, oltre a riconoscere il fossile del dinosauro durante gli scavi, hanno collaborato alla sua realizzazione in modo che fosse il più rispondente possibile ai risultati scientifici"
"Non sono mancate le difficoltà ma grazie a un attento lavoro di squadra siamo riusciti a venirne a capo", afferma Mauro Scaggiante, titolare di Geo-Model. "Riportare in vita gli animali del passato è un lavoro appassionante, che unisce scienza e arte", aggiunge Simone Maganuco, paleontologo e consulente scientifico per Geo-Model.