Il Passo Falso della Brexit raccontato nell'ultimo libro di Marco Varvello
Le conseguenze della Brexit, tanto festeggiata all'inizio, si stanno rivelando deleterie per il Regno Unito ma anche per l'Europa, che comincia a fare i conti con una decisione troppo avventata
Ad un anno dalle elezioni, che porteranno un importante cambiamento politico, analizziamo l'uscita dall'Unione Europea attraverso il nuovo libro del corrispondente Rai dal Regno Unito
L'aumento dei costi e della burocrazia stanno condizionando l'Inghilterra
Come sta cambiando il Regno Unito dopo la decisione di uscire dall’Unione Europea? Questo è solo uno dei tanti interrogativi che si stanno rincorrendo in seguito alla Brexit che, dopo averla voluta e cercata, si sta rivelando sempre più un passo falso, come recita chiaramente il titolo del nuovo libro di Marco Varvello.
Passo falso è un libro giornalistico che ha l’intento di tracciare un primo bilancio delle conseguenze della Brexit – racconta l'autore intervistato direttamente da Londra – e credo che la pubblicazione avvenga nel momento giusto in quanto, dallo scorso autunno, i sondaggi stanno rilevando come i britannici cominciano a fare seriamente i conti con l’uscita dall’Unione Europea.
Il libro di Marco Varvello, responsabile dell’ufficio corrispondenza Rai per il Regno Unito da molti anni, edito da Rai Libri, racconta con dovizia di particolari ciò che ha rappresentato e rappresenta la Brexit:
È l’unico libro attualmente in Italia che rimette al centro dell’attenzione e sotto i riflettori dell’opinione pubblica le conseguenze della Brexit, che non riguardano solo i britannici ma tutti gli europei, italiani compresi, perché i nostri ragazzi, abituati a venire in Inghilterra, non possono più farlo come prima.
La Brexit è stata scelta dalla metà del popolo britannico, quasi osannata, salvo poi rendersi conto che non tutto è come si pensava:
Il referendum con cui il 51,9% dei britannici ha votato per uscire dall’Unione Europea è di giugno 2016 ma le nuove norme sono state introdotte solamente cinque anni dopo, il primo gennaio del 2021, e riguardano la fine della libera circolazione delle merci, delle persone e dei capitali ma sono stati pochi i britannici che si sono accorti della loro introduzione in quanto la pandemia ha complicato molto la situazione. L’effetto Brexit si sta rivelando sempre più un dazio supplementare che rende tutto più pesante.
La notizia dell’uscita dall’Unione Europea era stata festeggiata dai britannici, che non si erano però subito resi conto di cosa realmente rappresentasse:
Molti non avevano capito la Brexit, ci sono ad esempio aree depresse come la Cornovaglia e il Galles che ricevevano fondi europei per infrastrutture e altro, che hanno votato a favore dell’uscita senza che nessuno spiegasse loro quanto avrebbero perso, e che ora si ritrovano a non ricevere più quei fondi.
Il nocciolo della questione inerente la Brexit è rappresentato sicuramente dalla libera circolazione delle merci e delle persone – sia per viaggi sia per studio e sia per lavoro - che hanno subìto un forte contraccolpo:
Interrompendo la libera circolazione delle merci e non essendoci dazi, queste vengono sottoposte a controlli doganali per valutare gli standard dei prodotti; il ripristino dei controlli doganali poi ha comportato un aumento della documentazione di viaggio e di spese.
Ma non solo, perché L’interscambio commerciale tra mercato unico e Regno Unito è inferiore a prima e questo non è propriamente un aspetto positivo visto che rappresentava il 45% dell’intero interscambio britannico.
L'aumento dei costi poi ha fatto il resto, mettendo in difficoltà numerose attività anche storiche:
I costi sono notevolmente aumentati come si evince anche dalla chiusura dell’unica libreria italiana di Londra, l’Italian Book Shop, una vera e propria istituzione per la comunità italiana, che ha dovuto chiudere i battenti perché non più in grado di sostenere le spese.
Questa decisione ha quindi fatto tornare il Regno Unito indietro di mezzo secolo quando, per entrare a Londra, occorreva il permesso di lavoro:
Ci sono molti meno lavoratori e studenti europei che si recano in Inghilterra poiché adesso occorre avere il visto e i permessi di lavoro, sulla base però di un contratto già esistente che abbia un minimo salariale di 27.500 sterline (pari a oltre 30 mila euro, ndr), all’anno, quindi non è più fattibile recarvisi per cercare un’occupazione. Discorso simile per gli studenti, che hanno visto quasi triplicare le rette universitarie rispetto ai circa diecimila euro l’anno di prima.
Il passo falso della Brexit è rappresentato anche dalla questione migranti, uno degli obiettivi che non è stato raggiunto con l'uscita dall'Unione Europea come invece si credeva:
Sono diminuiti gli europei ma sono decisamente aumentati gli immigrati stabili (asiatici, africani, americani, ndr), il che ha fatto salire l’immigrazione, facendo fallire uno degli obiettivi che si era data la Brexit.
Manca un anno alle elezioni nel Regno Unito, previste per il 2024, dove è quasi certo un cambiamento dopo più di quattordici anni e alla luce del triplice cambio di ben tre governi nel corso di un’estate:
I conservatori sono alla fine di un ciclo politico che dura dal 2010 e in questi anni non hanno dato grande prova di sé anche per la vicenda Brexit, motivo per cui i sondaggi indicano - ormai da mesi - largamente favoriti i laburisti. È però impensabile che il Regno Unito chieda di tornare nell’Unione Europea seppur vi sarà un cambiamento rilevante nello scenario politico.
Insomma, la tanto sbandierata Brexit si è rivelata un vero e proprio passo falso, ma ormai tornare indietro è impossibile.
Stefano Benetazzo