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Fondazione Daimon e Servizio Civile, una storia decennale

Il coordinatore Davide Fant ha raccontato come il Servizio Civile in Fondazione Daimon sia per i volontari un'occasione di crescita non solo professionale ma soprattutto personale

Fondazione Daimon e Servizio Civile, una storia decennale
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Da più di 10 anni la scuola di Fondazione Daimon si appoggia ad Associazione Mosaico per offrire ai ragazzi delle opportunità di Servizio civile. Le parole di Davide Fant, coordinatore dei servizi contro la dispersione scolastica Fondazione Daimon.

“Avendo a che fare con ragazzi e adolescenti in situazioni di fragilità, riteniamo molto prezioso avere delle figure che possano essere mediatrici tra i responsabili e gli studenti. Possono intercettare delle sensibilità che a noi sfuggono, e poi spesso nascono delle collaborazioni lavorative. Il Servizio civile per noi diventa un vivaio di nuovi operatori, di nuovi colleghi, ci dà il tempo di fare con loro un pezzo di strada insieme”.

Le posizioni aperte in Fondazione Daimon

Ogni anno la Fondazione apre due posizioni di Servizio civile, all’interno della struttura gli operatori volontari lavorano e offrono supporto, sia nel Centro di formazione professionale di indirizzo grafico, ma anche in quello che la Fondazione ha chiamato “Progetto anno unico”.

“All’interno dei corsi di formazione classica - spiega Fant - Gli operatori volontari prestano aiuto e supporto ai ragazzi più fragili. Spesso infatti i nostri studenti hanno difficoltà di apprendimento, o vengono da situazioni familiari complesse, o hanno altri tipi di fragilità. Riteniamo molto importante poter affiancare loro una figura di riferimento che li aiuti, perché ci aiuta a individuare prima possibili situazioni di disagio”.

Per quanto riguarda invece il progetto "Anno unico", ha spiegato:

“Si tratta di un’iniziativa che nasce nel contesto del contrasto alla dispersione scolastica. È pensato per ragazzi negli anni delle superiori o delle medie, con disagi relazionali, tendenza all’isolamento, con ansie sociali e difficoltà quindi a mantenersi al passo con gli studi. Offriamo loro un’opportunità che è a metà tra il contesto scolastico e quello più strettamente educativo e sociale”.

Mettersi in gioco in prima persona

Qui i volontari possono mettersi in gioco:

“Affiancano gli operatori e sperimentano un contesto diverso e particolare, in cui si trovano a loro agio anche perché c’è una maggiore differenza di età. "Anno unico" è inoltre un esperimento di ricerca pedagogica, sperimentiamo e mettiamo in pratica metodi educativi nuovi e diversi e ne vediamo gli effetti all’atto pratico. Questo è molto stimolante per loro, soprattutto se hanno in mente di lavorare in questo campo. È capitato infatti anche che assumessimo alcuni dei ragazzi che hanno iniziato da noi con il Servizio civile”.

L’esperienza del Servizio civile però non è pensata solo per chi ha già le idee chiare sul proprio futuro, anzi:

“Tanti ragazzi arrivano semplicemente alla ricerca di una prima esperienza, lavorativa ma anche di crescita umana. Arrivano alla fine che hanno acquisito tutta una serie di competenze sociali e relazionali, trasversali e spendibili anche in altri ambienti lavorativi e non solo. La provocazione che noi lanciamo, agli operatori, come ai nostri ragazzi del progetto "Anno unico", è di vivere quell’esperienza come un anno che si prendono per loro stessi, per capire chi sono e che cosa vogliono, senza la fretta che invece ormai caratterizza ogni aspetto della società in cui vivono”.

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