il report su agricoltura e allevamento

Coldiretti preoccupata: "Dopo un inverno mite continua la siccità"

Sono circa 300mila le imprese agricole che si trovano nelle aree più colpite dall’emergenza siccità del Centro Nord

Coldiretti preoccupata: "Dopo un inverno mite continua la siccità"
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Preoccupazione da parte della Coldiretti Varese che dopo un inverno mite e senza particolari precipitazioni, vede ora arrivare una stagione solitamente ancora meno piovosa.

Continua la siccità: Coldiretti preoccupata per le colture

Arriva la primavera dopo un inverno che dal punto di vista climatologico ha fatto segnare in Italia una temperatura superiore di 1,21 gradi la media storica ma l’anomalia è addirittura di 1,38 gradi in più al nord dove si registra peraltro una storica siccità. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti in occasione dell’equinozio di primavera che scatta lunedì 20 marzo, alle ore 22,24, sulla base dei dati Isac Cnr che rileva le temperature in Italia dal 1800.

«L’inverno – sottolinea Coldiretti Varese attraverso il presidente Fernando Fiori – ha anche lasciato l’Italia del nord a secco con precipitazioni al di sotto della media dopo un 2022 in cui è caduta il 30% di pioggia in meno. Gli effetti sono evidenti con un inverno che ha visto scarse nevicate sull'arco alpino, con i grandi laghi che hanno ora percentuali di riempimento ridotte, del 44% per il lago Maggiore, mentre il livello idrometrico del fiume Po al Ponte della Becca è sceso a -3,2 metri, come in piena estate».

Molte le colture e gli allevamenti a rischio

La mancanza di precipitazioni già impensierisce gli agricoltori sulle alture come in pianura, dove le scelte colturali delle aziende agricole in pianura si stanno spostando da mais e riso verso colture come soia e frumento.

Sono circa 300mila le imprese agricole che si trovano nelle aree più colpite dall’emergenza siccità del Centro Nord con la situazione più drammatica che si registra nel bacino della Pianura Padana – spiega Coldiretti – dove nasce quasi 1/3 dell’agroalimentare Made in Italy e la metà dell’allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo. Dalla disponibilità idrica dipende la produzione degli alimenti base della dieta mediterranea, dal grano duro per la pasta alla salsa di pomodoro, dalla frutta alla verdura fino al mais per alimentare gli animali per la produzione dei grandi formaggi e salumi.

A preoccupare è anche l’innalzamento dei livelli del mare in Italia con l’acqua salata che sta già penetrando nell’entroterra bruciando le coltivazioni nei campi e spingendo all’abbandono l’attività agricola. La risalita del cuneo salino, ossia l’infiltrazione di acqua salata lungo i corsi dei fiumi, rende inutilizzabili le risorse idriche e gli stessi terreni con uno scenario che – sottolinea Coldiretti – è più che preoccupante per l’economia agricola proprio nella valle del Po.

Nelle campagne il caldo anomalo – continua la Coldiretti – ha provocato il ”risveglio” anticipato della natura con le margherite e le primule sbocciate nei campi e mandorli, albicocchi e pesche in fioritura e quindi particolarmente sensibili all’arrivo del freddo e del maltempo che rischia di compromettere i prossimi raccolti di frutta.

Il cambiamento climatico è stato accompagnato da una evidente tendenza alla tropicalizzazione che – continua Coldiretti Varese – anche nelle nostre valli si è manifestata negli ultimi anni con una più elevata frequenza di eventi violenti, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi.

«L’agricoltura – conclude il presidente Fiori – è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici con i danni provocati dalla siccità e dal maltempo che hanno superato nel 2022 i 6 miliardi di euro a livello nazionale e che, purtroppo, anche le nostre terre alte hanno toccato con mano».

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