Alzabandiera, corteo e l’inaugurazione di una targa
La cerimonia iniziata in piazza Libertà è proseguita alla rotatoria di via del Malnino.

Oggi alle 16 si chiude con il concerto in San Francesco del coro Hebel e del coro Calicantus Switzerland.
Alzabandiera in piazza
Le celebrazioni sono iniziate in piazza Libertà a Saronno dove si è tenuto l’alzabandiera, sulle note dell’inno nazionale, e sono proseguite col corteo al monumento ai Caduti, scandito dai tamburi della banda cittadina.
Corteo chiuso da un gruppo con cartelli e lo striscione con la scritta “Contro la guerra e tutto ciò che la rende possibile”.
Presenti il commissario straordinario Antonella Scolamiero e il sub commissario Federica Crupi, i rappresentanti delle Forze dell’ordine e delle associazioni del territorio.
Dopo la deposizione della corona di alloro al monumento a Salvo D’Acquisto, nei giardini di via Carlo Porta, la celebrazione è proseguita in piazza Caduti Saronnesi per i discorsi ufficiali.
Qui era presente Aurelio Legnani, classe 1926, partigiano “Gatto”.
La targa che unisce Saronno e Gerenzano nel ricordo
Le autorità e un gruppetto di cittadini hanno poi raggiunto la rotatoria di via del Malnino a Gerenzano per la scopertura della targa in ricordo di quattro giovani: Pietro Borella, Bruno Ferrario, Luigi Gelati e Francesco Lattuada.
A ripercorrere la storia di quel 26 aprile di 80 anni fa il prof Giuseppe Nigro che ha ricordato come “qui all’uscita dell’autostrada ci fu l’ultimo e sanguinoso scontro”, dove morirono i quattro giovani partigiani.
“A noi il dovere della memoria”
A conclusione della cerimonia ha preso parola il sindaco di Gerenzano, Stefania Castagnoli:
“In questo luogo oggi si è fermato il tempo. Nel silenzio e nel raccoglimento, abbiamo scoperto insieme questa targa. Non è una semplice lastra con dei nomi incisi: è un segno vivo, che ci richiama al presente e ci invita a ricordare.
Onoriamo oggi quattro partigiani, uccisi il 26 aprile 1945, in quei giorni confusi e drammatici in cui l’Italia ritrovava la libertà, ma non senza dolore e sangue.
Quei quattro nomi, che ora brillano alla luce del giorno, non sono soltanto parte della nostra storia locale: sono simboli di una verità più grande.
Simboli di una libertà che non nasce tutta in un giorno, ma si costruisce nel tempo, e spesso si paga anche dopo che il nemico è stato sconfitto.
Essere qui oggi - insieme - a ricordarli, ottant’anni dopo la Liberazione, è un gesto che va oltre la memoria: è un atto di responsabilità. Perché la memoria è autentica solo se ci insegna a riconoscere l’umanità in ogni vita spezzata, a non dimenticare il valore profondo del sacrificio, e a vigilare contro ogni forma di violenza e intolleranza.
Questa targa è un impegno. È un segno di civiltà. E ognuno di noi, pensando a quei nomi, può fare una promessa: che il loro sacrificio non sia dimenticato, che la nostra comunità continui a scegliere la via della pace, e che la libertà, ogni giorno, trovi in noi non solo parole, ma azioni.
A loro il nostro onore. A noi, il dovere della memoria”.





