Festa della Repubblica

2 Giugno a Saronno, celebrazione in piazza con i “gemelli” francesi

Alla celebrazione presente anche una delegazione di Challans.

2 Giugno a Saronno, celebrazione in piazza con i “gemelli” francesi
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Festa della Repubblica

L’arrivo del tricolore in piazza sulle note della banda cittadina ha aperto le celebrazioni del 2 giugno. Presente anche una delegazione della “gemella” Challans.
Il sindaco Augusto Airoldi nel suo discorso ha ricordato le parole di Papa Francesco e del presidente Sergio Mattarella, citando anche Alessandro Manzoni.

Il discorso del sindaco Airoldi

Care concittadine e cari concittadini, autorità civili e militari, rappresentanti delle diverse associazioni, vi rivolgo un cordiale saluto.
Monsieur le Maire de la Ville de Challans, Rémi Pascreau; Premiere adjoint, Monsieur Alexandre Huvet; adjoint pour la culture, Madame Beatrice Poitiseau, bienvenue parmi nous.

Sono passati 77 anni da quando, con il voto del referendum popolare del 2 giugno 1946, gli italiani, scegliendo la Repubblica, iniziarono a costruire una nuova storia.
La scelta della Repubblica e la conseguente approvazione ed entrata in vigore della nuova Carta costituzionale, ci hanno garantito e ci garantiscono la libertà conquistata il 25 aprile 1945.


In questi anni il nostro Paese è cresciuto economicamente e socialmente, superando difficoltà e rischi anche mortali, quale quello del terrorismo politico di diversa matrice e delle Brigate rosse.
Abbiamo oggi di fronte a noi sfide inedite dal quel 2 giugno 1946. La drammatica guerra contro un Paese sovrano, l’Ucraina, scatenata dall’invasione da parte dell’esercito della Federazione russa, che da oltre un anno semina morte e distruzione tra i civili e i cambiamenti climatici, i cui effetti estremi vanno progressivamente facendosi sempre più frequenti e disastrosi in tutto il mondo e non risparmiano il nostro territorio, le nostre popolazioni, la nostra economia.
Due sfide molto diverse tra loro. Due sfide rese simili dalla disastrosità dei loro effetti e dall’impossibilità che un solo Paese, per grande e potente che sia, possa affrontarle e risolverle da solo.

Di fronte a queste sfide confermano tutta la loro drammatica attualità e verità le parole utilizzate da Papa Francesco nel pieno della recente crisi pandemica da Covid-19: “Nessuno si salva da solo, siamo tutti nella stessa barca”.

In un recente intervento in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni, il Presidente Mattarella ha ricordato come "Dai diritti dell'uomo la concezione manzoniana si allarga a quella del diritto internazionale e dei rapporti tra gli Stati, dove si ritrova una critica lucida e serrata al nazionalismo esasperato. Perché la moralità, la fraternità e la giustizia devono prevalere sugli odi, sugli egoismi, sulle inutili e controproducenti rivalità".

"Il legame controverso che Manzoni stabilisce tra potere e opinione pubblica, tra giustizia e sentimenti diffusi - ha proseguito Mattarella - ci induce a riflettere - pure a 150 anni di distanza - sui pericoli che corrono oggi le democrazie di fronte alla diffusione del distorto e aggressivo uso dei social media, dell'accentramento dei mezzi di comunicazione nelle mani di pochi, della disinformazione organizzata e dei tentativi di sistematica manipolazione della realtà. E, anche, sulla tendenza, registrabile in tutto il mondo, delle classi dirigenti ad assecondare la propria base elettorale o di consenso e i suoi mutevoli umori, registrati di giorno in giorno attraverso i sondaggi, piuttosto che dedicarsi a costruire politiche di ampio respiro, capaci di resistere agli anni e di definire il futuro".

Dietro queste parole del Capo dello stato, tanto istituzionali quanto inequivocabili, non possiamo non leggere un monito che ci richiama quanto la scelta democratica, pur fatta una vola, non sia mai acquisita per sempre; quanto la democrazia sia una condizione fragile che richiede un totale rispetto delle condizioni che la rendono possibile, anche quando queste costano in termini di consenso elettorale; quanto la democrazia sia una scelta che non ammette scorciatoie.


Sempre in occasione delle celebrazioni manzoniane è ancora il Capo dello Stato a ricordarci come "A proposito del Romanticismo e del Risorgimento italiano, sia tornato di moda citare la triade Dio, Patria e Famiglia, quasi opponendola alla triade Libertà, Eguaglianza, Fraternità della Rivoluzione Francese. È una cesura eccessivamente schematica, ha osservato con parole nuovamente inequivocabili Mattarella. Il romanticismo del Manzoni – ha ricordato Mattarella - non rinnega affatto i valori della Rivoluzione Francese, anzi, li approva e li condivide, ponendo particolare enfasi sul quello a volte più trascurato, la fraternità", enfasi, quest’ultima, tipica dell’essere cattolico del Manzoni.

Nell’idea manzoniana di libertà, giustizia, eguaglianza e solidarietà possiamo scorgere una sorta di anticipazione della Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo del dicembre 1948, non per nulla sostanzialmente coeva alla nostra Carta costituzionale. Nata anch’essa dopo gli orrori della Seconda Guerra mondiale, individua la persona umana in sé, senza alcuna differenza, come soggetto portatore di diritti, sbarrando così la strada a nefaste concezioni di differenziazione o, peggio, supremazia basate sulla razza, sulla cd etnia, sulla provenienza e sull’appartenenza. In altre parole sulla sopraffazione, sulla persecuzione, sulla prevalenza del più forte verso il più debole. Ancora sbarrando così la strada a quella sorta di ossimoro che va sotto il nome di “Democrazia illiberale” o “autoritaria” piuttosto che del neologismo “democratura”.


Sono questi concetti e assunti che – come ben sappiamo - sono espressamente posti alla base della nostra Costituzione repubblicana, specificatamente i primi 12 articoli, quelli dei Principi fondamentali.
Anche oggi, come in quel 2 giugno del 1946, possiamo ben dire di essere ad un tornante della nostra storia. E che, come lo fu allora, è tempo di guardare al futuro.

Ma la globalizzazione che ha sostituito quella divisione del mondo in blocchi contrapposti che vedeva i suoi albori in quel primo dopoguerra, ci impone di pensare alla storia come storia di tutta l’umanità e non solo del nostro Paese.
La ricorrenza odierna ci richiama quindi aresponsabilità ancora più grandi ed altrettanto urgenti di quelle che furono dei nostri padri e dei nostri nonni. Sta a noi ereditarle con dignità.
W la Repubblicaitaliana!
W il 2 giugno!

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