Il senatore Gianluigi Paragone fuori dal Movimento 5 Stelle: ha votato contro la legge di Bilancio

Gli attriti erano iniziati dopo la rottura con la Lega, quando il varesino si mise alla testa del fronte del "No" all'accordo col Pd.

Il senatore Gianluigi Paragone fuori dal Movimento 5 Stelle: ha votato contro la legge di Bilancio
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Il collegio dei probiviri del Movimento 5 Stelle si è espresso oggi: Gianluigi Paragone espulso.

Gianluigi Paragone fuori dal Movimento

Alla fine, dopo oltre sei mesi di veleno, il senatore varesino Gianluigi Paragone è stato espulso dal Movimento 5 Stelle. La decisione è stata deliberata oggi dal collegio dei probiviri formato da Raffaella Andreola, Jacopo Berti e Fabiana Dadona. Motivo principale dell'espulsione,  che aveva portato anche all'apertura del procedimento, il voto contrario in occasione della legge di Bilancio. Ma, sembra, anche la sua astensione sulle dichiarazioni del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Ultimo capitolo (forse) di una storia iniziata nel 2017 con la presenza sul palco durante il tour di Alessandro Di Battista e la sua candidatura all'uninominale e come capolista proprio su Varese ed entrata in crisi in occasione della rottura con la Lega e la caduta del Governo Conte I. In quella fase, l'ex conduttore de La Gabbia si era sbilanciato per una riappacificazione con il partito di Matteo Salvini (e facendo, secondo alcuni, da pontiere) e contro l'accordo con "l'odiato" Partito Democratico, arrivando anche a minacciare le sue dimissioni.

Laconico il suo commento, postato via Facebook e scritto su carta intestata del Senato: "Sono stato espulso dal nulla… C'era una volta il 33%. Ora..."

Il senatore "dissidente"

E in questi mesi Paragone non le ha certo mandate a dire. Nel suo mirino sono finiti tutti i principali alleati di Governo, dai renziani ("Sconfitti alle elezioni li abbiamo fatti rientrare dalla finestra per comandare", come scriveva pochi giorni fa su Facebook) allo stesso Movimento 5 Stelle, che in una recente intervista ha definito "morto". Fino all'intero Governo, accusato in un video il 23 dicembre di aver "salvato" per l'ennesima volta Bankitalia.

Ultimo capitolo?

La notizia dell'espulsione di Paragone non è però un fulmine a ciel sereno, e lui aveva già fatto sapere di avere le armi pronte al contrattacco, a partire dallo stesso collegio dei probiviri che in un'intervista su Quotidiano.net ha detto chiaramente di ritenere "composto da persone che sono incompatibili, come la ministra Dadone che non può essere ministro e probiviro insieme" e dicendosi pronto ad arrivare alla giustizia ordinaria "perchè - spiegava sempre durante quell'intervista - se tutti quelli che non hanno pagato, come, invece, ho fatto io, hanno disatteso la regola della rendicontazione non verranno espulsi, allora vorrà dire che tutto questo è solo una truffa". Proprio le rendicontazioni (mancate) di diversi suoi colleghi pentastellati scalderanno gli animi interni al Movimento. Lui è già pronto, come ha fatto capire il 27 dicembre: "Ecco tutti i nomi di chi non ha restituito nulla o quasi! E che segnalerò ai probiviri".

L'indomani dell'espulsione, Paragone ha sfogato tutto il suo pensiero sulla vicenda:

"C'è volontà politica di espellere qualcuno perchè è un rompic… - attacca in un video su Facebook - Perchè è qualcuno che ti sta obbligando a prendere coscienza del fatto che le battaglie identitarie del Movimento 5 Stelle non sono combattute con la stessa forza. Questa è la mia colpa. Li costringo a guardarsi allo specchio. E mi appellerò all'ingiustizia all'ingiustizia arbitraria dei probiviri, cioè degli uomini del Nulla guidati da qualcun altro che ormai è il nulla. Farò ricorso".

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