Confindustria Varese: "C'è bisogno di una politica industriale coraggiosa"
A confermare l’andamento non brillante del sistema produttivo varesino sono anche alcuni dati che emergono dall’attività dell’Area Relazioni Industriali, Lavoro e Welfare di Confindustria Varese
Invito da parte della Confindustria di Varese che chiede una politica industriale nazionale per coraggiosa visti i recenti cali di export e produttivi delle aziende del territorio.
Confindustria Varese: "C'è bisogno di una politica industriale coraggiosa"
Prima il dato riguardante l’export che, nel primo semestre dell’anno, ha segnato un -2,3%. Poi la fotografia sull’andamento del ricorso agli ammortizzatori sociali con una richiesta di ore di cassa integrazione aumentata, nel periodo gennaio-settembre 2024, del +33,9% rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Infine, il calo della produzione dell’industria locale certificato dall’indagine congiunturale sul terzo trimestre, redatta dal Centro Studi di Confindustria Varese, con il 53,1% delle imprese che ha dichiarato livelli in discesa e il 50% che ha annunciato cali negli ordinativi. Un crescendo di avvisaglie che, rilevazione dopo rilevazione, analisi dopo analisi, confermano un trend in calo nel sistema manifatturiero varesino e un aumento delle aziende in difficoltà a livello di lavoro e ordini. È questo lo scenario che il Consiglio di Presidenza e il Consiglio Generale di Confindustria Varese si apprestano a commentare nelle prossime riunioni in programma, le ultime dell’anno.
Il commento del presidente Grassi
“È il momento di fare i primi bilanci e dobbiamo constatare, numeri alla mano, che le cose, a livello generale nelle nostre imprese, non stanno andando bene. Registriamo livelli crescenti di preoccupazione che condividiamo con tutta l’industria nazionale. A cui si aggiungono crisi aziendali che colpiscono brand storici del nostro territorio”, commenta il Presidente di Confindustria Varese, Roberto Grassi.
A confermare l’andamento non brillante del sistema produttivo varesino sono anche alcuni dati che emergono dall’attività dell’Area Relazioni Industriali, Lavoro e Welfare di Confindustria Varese. Nel solo mese di ottobre, sono state attivate, tra le imprese associate, 28 richieste di Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria per 1.906 addetti. Nei primi 10 mesi dell’anno, all’interno della sola compagine associativa di Confindustria Varese, si sono registrate un totale di 247 richieste di Cigo per 11.718 dipendenti. Nello stesso periodo risultavano attivi 7 contratti di solidarietà per 899 dipendenti. Tra fine anno e al massimo inizio del 2025 Confindustria Varese prevede l’attivazione di procedure di contratti di solidarietà o cassa integrazione straordinaria per la gestione di più di 200 esuberi. Ciò senza contare le ultime notizie riguardanti quei brand storici a cui il Presidente Grassi fa riferimento nel suo commento, con relativi, inevitabili, ulteriori impatti sui livelli occupazionali che coinvolgeranno anche indotto e filiere del territorio.
Risposte urgenti della politica
“Servono risposte urgenti di politica industriale”, incalza il Presidente di Confindustria Varese. “È una richiesta che facciamo da tempo, ma di questa capacità di visione e programmazione abbiamo bisogno che ci sia traccia già nella Manovra di Bilancio in discussione. Non possiamo perdere altro tempo. Territori altamente manifatturieri come quello varesino, hanno bisogno di una politica economica coraggiosa”.
Da qui le richieste concrete:
“La priorità oggi deve essere quella di sostenere gli investimenti delle imprese. Ma per questa impostazione nell’attuale bozza di Legge Finanziaria non sembra esserci spazio. L’industria, invece, deve essere la priorità del Paese. L’abolizione l’anno scorso dell’ACE che era l’unico strumento a sostegno della patrimonializzazione delle imprese e le difficoltà di accesso agli incentivi del Piano 5.0, praticamente inavvicinabili per qualsiasi tipo di impresa per tempi e complessità, non fanno che ingenerare ulteriore sfiducia. Se poi a ciò aggiungiamo il taglio previsto in Legge di Bilancio per il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (ossia per politiche a sostegno della competitività), quello per il fondo automotive per il quinquennio 2025/2030 e l’assenza di risorse a sostegno di una nuova politica energetica, è normale chiedersi se ci si renda conto delle difficoltà a cui stiamo andando incontro nel 2025”.
Servono provvedimenti che vadano in controtendenza, secondo Grassi:
“Per questo, così come già proposto da Confindustria nazionale, chiediamo di introdurre in finanziaria un sistema di Ires premiale. Un taglio, dunque, di 5 punti percentuali dell’aliquota da applicare alle imprese che destinano i propri utili al consolidamento patrimoniale e a investimenti per la propria competitività e per affrontare le transizioni in atto. Nonché per fare nuove assunzioni o per impostare politiche aziendali di welfare. Sarebbe un segnale forte, anche in chiave di attrazione di investimenti esteri. Solo sostenendo produttività e investimenti potremo invertire la rotta. Ne abbiamo estremamente bisogno”.