Gallarate

Al festival "Duemilalibri" arriva Termenana con "Mio figlio. L'amore che non ho fatto in tempo a dirgli"

Nell'ambito del festival sarà presentato il libro ispirato al suicidio realmente accaduto del figlio.  Non solo identità di genere indefinita e isolamento, ma anche riflessioni sul dialogo genitori e figli.

Al festival "Duemilalibri" arriva Termenana con "Mio figlio. L'amore che non ho fatto in tempo a dirgli"
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Sarà presentato a Gallarate nell'ambito della 21esima edizione del festival "Duemilalibri" l'opera di Marco Termenana "Mio figlio. L'amore che non ho fatto in tempo a dirgli".  Non solo identità di genere indefinita e isolamento, ma anche riflessioni sul dialogo genitori e figli.

 

  Termenana  al festival "Duemilalibri"

"Mio figlio. L'amore che non ho fatto in tempo a dirgli" di Marco Termenana cioè il libro uscito agli inizi di questa estate, viene presentato nell'ambito del Festival "Duemilalibri" a Gallarate, Varese.

L'evento si svolgerà lunedì 25 ottobre alle h. 16 presso l'atrio dello storico Palazzo Borghi che è la sede dell'Amministrazione Comunale in via Verdi 2.

Duemilalibri”, costituisce per la città di Gallarate e proprio per tutta la provincia di Varese, uno tra gli eventi più seguiti, dove l’elevata affluenza di pubblico è stata confermata di anno in anno.

La manifestazione, nata nel 2000 e quindi oggi giunta alla sua ventiduesima edizione, è diventata negli anni una vetrina prestigiosa dell'offerta editoriale italiana. Ha già visto intervenire autori importanti, tra i quali Giorgio Faletti, Umberto Veronesi, Valerio Massimo Manfredi ed Ernesto Galli della Loggia.

 Chi è Marco Termenana e cosa ci racconta col suo libro

 

Con lo pseudonimo di El Grinta, sullo stesso argomento, ha già pubblicato GIUSEPPE nel 2016.

I romanzi sono ispirati al suicidio realmente accaduto nella notte tra il 24 ed il 25 marzo 2014 a Milano, città in cui vive, di Giuseppe, il figlio all'epoca ventunenne (il primo di tre), quando cioè apre la finestra della sua camera, all'ottavo piano di un palazzo, e si lancia nel vuoto.

Si racconta il mal di vivere di un essere che si è sentito sin dall'adolescenza intrappolato nel proprio corpo e, infatti, è anche la storia di Noemi, alter ego femminile che assume contorni definiti nella vita dei genitori solo nel momento in cui si toglie la vita.

Tragedia non solo di mancata transessualità ma anche e soprattutto di sofferto e mortale isolamento, al secolo hikikomori.

Ma perché ospitare "Mio figlio" a "Duemilalibri"?

Risponde l'Assessore alla Cultura della Giunta precedente, avvocato Massimo Palazzi, che, tra l'altro, è uno dei fondatori del Festival:

"Non è stata una scelta semplice, anzi direi piuttosto sofferta. Siamo di fronte a un libro importante ma con temi duri che potrebbero anche spaventare e quindi allontanare. Alla fine, però, hanno prevalso due ragioni: uno, la Rassegna vuole essere ispirata anche al confronto e quale tema migliore di un'identità di genere indefinita per confrontarsi; due, il romanzo è il racconto di un pezzo di vita autentica che, proprio per quello che dice Valentino Bompiani "un uomo che legge ne vale due", stimola la riflessione."

E chi non ama leggere o non vuole confrontarsi?  Può fare anche a meno di venire? Forse. Dipende dall'interesse che si può avere nel conoscere non una sdolcinata e commovente storia, ma la cronaca - dettagliata e ben raccontata da vero "berretto verde" della letteratura - della lotta incessante di un padre all'incomunicabilità tra genitori e figli durata l'arco della breve vita di Giuseppe e narrata a ritroso a partire dalla notte maledetta. Ultimo ma non per ultimo, il libro è suggerito anche alle nonne, visto il rapporto che Giuseppe aveva con quella materna e teneramente narrato.

E allora, sotto ragazzi e in bocca al lupo Giuseppe!

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