In valutazione il primo farmaco contro l'Alzheimer, la dottoressa Strozzi: "Primo passo, non ci si fermi"
Tanto l'entusiasmo nella comunità scientifica italiana ed europea e nelle famiglie di chi è affetto dalla malattia. Le riflessioni della dottoressa Michela Strozzi di Villaggio Amico
E' di questi giorni la notizia dell'approvazione, da parte di FDA - Food and Drug Administration, l'Agenzia del Farmaco statunitense, del primo trattamento che agisce direttamente su uno dei principali meccanismi responsabili dell'insorgenza della Malattia di Alzheimer: l'accumulo di proteina beta-amiloide in alcune zone del cervello, che ne vengono quindi "intossicate". Il commento di Villaggio Amico e della sua dottoressa Michela Strozzi.
Farmaco contro l'Alzheimer, Villaggio Amico: "Segnale positivo per tutti"
La Residenza sanitaria assistenziale di Gerenzano (VA) Villaggio Amico mostra da sempre attenzione per l'ambito scientifico e sensibilità nella ricerca di terapie più all'avanguardia atte a promuovere una sempre più completa assistenza della persona anziana nella Rsa e della persona con demenza all'interno del nucleo protetto Alzheimer, il Villaggio della memoria. La struttura ha, quindi, accolto positivamente la notizia dell'approvazione da parte di FDA del primo trattamento che agisce direttamente su uno dei principali meccanismi responsabili dell'insorgenza della Malattia di Alzheimer e che rappresenta un segnale positivo per tutte le persone affette dalla malattia e per tutti i ricercatori impegnati in questo settore, ma anche per i familiari, i caregiver e per le strutture come Villaggio Amico deputate ad una presa in carico globale e sempre più specializzata.
I numeri in Italia e nel mondo
In Italia le persone con Malattia di Alzheimer sono circa 600.000. Nel mondo, le persone con diagnosi di demenza sono invece 46,8 milioni, di cui la Malattia di Alzheimer rappresenta il 50-60%. Questa cifra è purtroppo destinata a raddoppiare ogni venti anni. Un altro dato significativo è il fatto che i caregiver familiari, siano essi figli o coniugi, sono sempre più anziani. L'impatto che questi fenomeni possono avere, non solo a livello sociale, è quindi molto rilevante.
Il nuovo farmaco
Aduhem - Aducanumab questo è il nome del farmaco, ha un'azione diversa rispetto alle terapie attualmente utilizzate, che agiscono sui sintomi. Gli studi condotti nel corso degli anni hanno infatti dimostrato che Aducanumab è in grado di rimuovere l'amiloide dal cervello.
L'approvazione, dopo anni di studi, è avvenuta attraverso un percorso accelerato: una procedura volta a permettere alle persone affette da gravi malattie e per le quali non esistano ancora farmaci, un accesso anticipato a terapie potenzialmente molto utili. Questi trattamenti sono caratterizzati da una globale aspettativa di beneficio clinico anche se non privo di qualche incertezza residua.
L'accumulo di proteina beta-amiloide rappresenta però solo una parte del problema e rimane comunque aperta, quindi da studiare, la questione riguardante l'effettivo beneficio del farmaco sulla progressione della malattia. In Europa il farmaco è attualmente in fase di valutazione da parte dell'Ema e, per la Svizzera, di Swissmedic.
"Come ogni farmaco - spiega la dottoressa Michela Strozzi, Psicologa e Psicoterapeuta di Villaggio Amico - anche Aducanumab può avere effetti indesiderati, ma si può comunque considerare questo, come un primo passo verso l'individuazione di farmaci dotati di una sempre maggiore efficacia terapeutica".
In Europa il farmaco è attualmente in fase di valutazione da parte della European Medicine Agency e di Swissmedic.
La dott.ssa Michela Strozzi, Psicologa e Psicoterapeuta di Villaggio Amico, offre una panoramica sui dati relativi alla malattia e una riflessione sul farmaco.
La reazione in Italia
"Nel nostro Paese - prosegue Strozzi - la notizia è stata accolta favorevolmente sia dalle società scientifiche di ambito neurologico e geriatrico (SIN, SINDEM, AIP, per citarne alcune) sia dalle associazioni di malati e familiari.
L'associazione dei familiari e delle persone con demenza Alzheimer Europe, ad esempio, si è espressa favorevolmente sottolineando però la necessità di una comunicazione chiara rispetto alle indicazioni per il trattamento, visto che esso sarà rivolto ai soli pazienti con diagnosi di Malattia di Alzheimer in fase iniziale o lieve e con evidenza di accumulo di proteina beta-amiloide documentato con adeguati esami strumentali.
In generale, viene poi sottolineata l'importanza di proseguire la ricerca anche su altre opportunità terapeutiche, come il trattamento sintomatico per le persone in fasi avanzate o la prevenzione. Non è di minore importanza inoltre tutto ciò che costituisce l'approccio terapeutico alle demenze e che si concretizza in un'adeguata presa in carico con consulenza, sostegno e personalizzazione delle cure sia alle persone con demenza sia ai loro caregiver, in ogni fase della malattia".