Primi cittadini in prima linea

Ora i sindaci chiedono a Regione trasparenza sui dati: "Senza non si può ricostruire il rapporto di fiducia coi cittadini"

Tra le richieste, i dati disaggregati dal 12 ottobre e quelli a livello provinciale sui tamponi che continuano a non venir forniti: "Le discussioni di questi giorni indeboliscono la fiducia nelle istituzioni. Si faccia chiarezza, senza processi o caccia alle streghe"

Ora i sindaci chiedono a Regione trasparenza sui dati: "Senza non si può ricostruire il rapporto di fiducia coi cittadini"
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Con una conferenza (tenutasi virtualmente) congiunta, nel primo pomeriggio di lunedì 25 gennaio i sindaci di Bergamo, Milano, Brescia, Lecco, Varese, Cremona e Mantova hanno annunciato che chiederanno ufficialmente a Regione Lombardia di fare chiarezza sul problema dei dati messo in luce dalla questione zona rossa/zona arancione, ma soprattutto chiedono al Pirellone di rendere finalmente trasparenti e aperti a tutti i dati relativi al contagio.

L’intervento di Giorgio Gori (Bergamo)

Giorgio Gori

È stato il sindaco Giorgio Gori (Bergamo) ad aprire la conferenza, facendo il punto sulla questione: «Al di là delle polemiche, è abbastanza chiaro che è la Regione a trasferire i dati e che sono stati proprio quei dati ad aver portato, inizialmente, alla zona rossa. Da quel che abbiamo capito, il punto di svolta è stato il 12 ottobre, quando è stata introdotta la modifica del meccanismo di certificazione di guarigione degli infetti. Prima servivano due tamponi negativi, da allora invece bastano 21 giorni dalla data di inizio sintomi. Qui sorge il problema: la voce “stato clinico” del report, se lasciato vuoto come pare sia stato fatto dati tecnici lombardi, non conteggia i guariti o i deceduti, che restano quindi nel conteggio dei positivi. E questo, progressivamente, gonfia i numeri».

Dopo aver inquadrato il problema, Gori ha spiegato quali sono le richieste sue e dei suoi colleghi: «Onestamente, riteniamo che il tema dei dati sia stato trascurato da Regione. Sin dall’inizio e a prescindere da questa questione. Mi permetto di dire che se questi dati fossero stati disponibili in formato open, qualcuno se ne sarebbe accorto ben prima. Dico ben prima perché è molto probabile che il problema della sovrastima dell’Rt regionale ci sia, come detto, dal 12 ottobre scorso. La nostra richiesta, dunque, è che ci sia dato modo di capire cosa sia successo dal 12 ottobre, settimana per settimana, e se quindi l’errata classificazione della Lombardia riguardi soltanto la scorsa settimana o anche le settimane prima di Natale. Anche perché il problema relativo al conteggio di guariti e deceduti tra i positivi non si è manifestato soltanto tra Regione e Roma. I primi ad accorgersi che qualcosa non funzionava sono stati alcuni sindaci, in particolare della provincia di Milano, ma anche qui in provincia di Bergamo, che hanno notato come il “cruscotto” regionale, ovvero il software che comunica ai primi cittadini i casi nei loro Comuni, era andato in tilt».

Gori ha poi concluso avanzando «una nuova richiesta di chiarezza, di trasparenza e di disponibilità dei dati. I cittadini lombardi hanno diritto di sapere come stanno le cose e ne hanno diritto anche gli amministratori. Chiediamo di capire che cosa sia successo dal 12 ottobre, non solo la scorsa settimana scorsa. E poi vorremmo avere la disponibilità, in formato open, di tutti i dati che sono stati inviati all’Iss in questo periodo. Infine, chiediamo che siano disponibili, sempre in formato open, anche i dati di ogni singolo Comune. Non è sufficiente avere i dati aggregati, non basta. Solo così si può ristabilire una condizione di trasparenza. Altrimenti viene minata la fiducia dei cittadini nelle istituzioni in una fase così delicata».

L’intervento di Beppe Sala (Milano)

Beppe Sala

Della stessa opinione è anche il sindaco di Milano, Beppe Sala: «Sottoscrivo tutto, ma proprio tutto. All’università mi hanno sempre spiegato che la qualità dell’output di qualunque processo dipende dalla qualità dell’input. Qui c’era un problema evidente nell’inserimento dei dati. Fontana ha detto che sulla zona rossa “probabilmente non è colpa di nessuno”. Ma bisogna capire di chi è la colpa per correggere gli errori. Per far funzionare la politica serve che funzioni anche la macchina tecnica. Credo da questo punto di vista qualche pecca ci sia stata. La seconda cosa che contesto a Fontana è che, alla richiesta di avere i dati, la risposta è sempre che i dati sono pubblici. Ma non è così». Sala chiude poi il suo intervento con un ragionamento più ampio: «L’Rt è un calcolo eminentemente tecnico, la politica non deve c’entrare. A meno che, a livello di Paese, la politica non si prenda l’onere di decidere determinate misure a prescindere da un’analisi tecnica. Ma non si è mai seguita questa strada. Si è delegata una decisione, anche giustamente, a un algoritmo. E così dev’essere, questa è la regola. È accettabile che Fontana chieda di ripensare le regole, ne discutano pure. Ma finché la situazione è questa, è l’algoritmo che decide. Non può essere che solo la Lombardia abbia avuto dei problemi. Noi vogliamo sapere cosa sia successo».

L’intervento di Emilio Del Bono (Brescia)

Emilio Del Bono

È stato poi il turno del sindaco di Brescia, Emilio Del Bono: «Chi ha innescato la polemica politica è stato Fontana, imputando al Governo la volontà di voler penalizzare la Lombardia. Ma la polemica non è tra Fontana e il premier Conte, bensì tra Fontana e il presidente dell’Iss. Il che rappresenta una totale anomalia: un politico contro un tecnico. È un’assimetria che non fa bene al Paese. Il tema è tecnico, come hanno detto Gori e Sala. E su quanto successo dal 12 ottobre a oggi va fatta assoluta chiarezza. C’è poi una seconda questione: Fontana, l’8 gennaio, ha firmato un’ordinanza che prevedeva la chiusura delle scuole superiori fino al 24 gennaio. Una misura da zona rossa. Nelle motivazioni di quell’ordinanza, si parlava di andamento epidemiologico in peggioramento. Quell’ordinanza è stata adottata sulla scorta di quali dati? Immagino dei dati elaborati in sede regionale. Dunque quei dati erano corretti o no? Perché è evidente l’incongruenza tra quella misura e le affermazioni degli ultimi giorni, che parlano di situazione in miglioramento da fine 2020. C’è tanta, troppa confusione. La verità è che noi non sappiamo neppure quanti tamponi vengano fatti nelle singole province. Il dato non ci viene comunicato. Eppure è un dato importante. Questo per far capire che la tanto sbandierata trasparenza, in realtà, non c’è».

L’intervento di Davide Galimberti (Varese)

Davide Galimberti

Punta invece sul tema della fiducia tra istituzioni Davide Galimberti, sindaco Varese: «Penso sia quanto mai fondamentale ricostituire un rapporto di fiducia tra le istituzioni, i cittadini e le imprese. È innegabile il fatto che la Lombardia, una delle regioni più all’avanguardia d’Europa, davanti a questa situazione d’incertezza sui dati non abbia saputo muoversi accuratamente, andando a ledere, di conseguenza, l’immagine di tutti noi. Penso sia fondamentale quindi ricostruire quel rapporto di fiducia basato sulla verità».

L’intervento di Mauro Gattinoni (Lecco)

Mauro Gattinoni

Opinione praticamente identica per il sindaco di Lecco, Mauro Gattinoni: «Il significato della verifica dei dati, anche a posteriori, non ha solo un significato aritmetico o di caccia alle streghe. Lo scopo è rinsaldare un patto di collaborazione tra le istituzioni, collaborazione che noi sindaci non abbiamo mai fatto mancare a Regione. La credibilità del Pirellone però, in questo momento, vacilla. E di conseguenza vacilla la credibilità in tutte le misure attuate. E non possiamo permettercelo in questo momento storico».

L’intervento di Mattia Palazzi (Mantova)

Mattia Palazzi

Parte da più lontano l’intervento del sindaco di Mantova, Mattia Palazzi: «All’inizio della pandemia, come tutti sappiamo, eravamo inondati da una miriade di Dpcm. Abbiamo lavorato come sindaci per costruire un meccanismo che prevedesse degli automatismi. Questo per dare maggiore certezza, per spiegare meglio ai cittadini la situazione, ma anche per verificare come le azioni messe in campo stessero o meno producendo effetti. Questo metodo consente a tutti noi di giocare un ruolo. Ora stiamo procedendo su questa strada, ma se la si mina alle fondamenta con errori nei dati, allora dopo rimane solo il mistero della fede. Questa partita interessa poco in termini di braccio di ferro tra Regione e Governo, noi siamo preoccupati perché se non si fa chiarezza su dove sta l’errore, allora siamo tutti più deboli e in enorme difficoltà. Non possiamo immaginare di continuare la battaglia al virus affidandoci al lancio della monetina: dobbiamo sapere che i numeri sono certi. Se c’è stato un errore, va individuato e va corretto. Non basta cambiare un assessore, ma serve andare a capire se la raccolta e il modo di processare i dati ha dei limiti oppure no. A noi interessa che ci vengano forniti i dati, i numeri dei tamponi e cose così. Non è una polemica, ma una richiesta di sindaci che devono spiegare la situazione ai loro cittadini».

L’intervento di Gianluca Galimberti (Cremona)

Gianluca Galimberti

Ha chiuso il giro di interventi Gianluca Galimberti, sindaco di Cremona: «Il fatto è che noi siamo i primi interlocutori dei cittadini. Io penso che in una democrazia l’identificazione nell’istituzione sia fondamentale. È un elemento necessario per costruire la credibilità del sistema, che è assolutamente indispensabile. Il rapporto con l’Iss è essenziale, metterlo in discussione sulla base di polemiche politiche, per di più senza elementi concreti per farlo, è grave. Molto grave. L’attenzione alla trasparenza e alla chiarezza dev’essere il primo punto. E vanno scisse le decisioni tecniche da quelle politiche. Con queste decisioni stiamo infatti andando a toccare la vita delle persone: non si gioca su queste cose. Non si possono fare polemiche sulla vita delle persone. La credibilità è essenziale per fare determinate scelte e motivare i cittadini nel comportarsi bene e avere fiducia».

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