La testimonianza

Nell'inferno di Gaza, la testimonianza del lomazzese Angelo Rusconi

Rusconi, che lavora per la Filca Cisl dei Laghi, logista e capoprogetto di Medici Senza Frontiere, mercoledì ha raccontato la sua esperienza in presa diretta.

Nell'inferno di Gaza, la testimonianza del lomazzese Angelo Rusconi
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Testimone dell'orrore della guerra, a Gaza. Voce di condanna dell'aggressione israeliana che ha mietuto migliaia di vite umane e continua a devastare e annientare bambini, donne e uomini: Angelo Rusconi, comasco di Lomazzo che lavora per la Filca Cisl dei Laghi, logista e capoprogetto di Medici Senza Frontiere, mercoledì 9 luglio ha raccontato la sua esperienza in presa diretta, in un incontro all'oratorio di Rebbio, a Como.

 

Angelo Rusconi nell'immagine veicolata da Medici Senza Frontiere

 

"Speriamo che non ci bombardino tanto..."

Un contesto di conflitto bellico è qualcosa che da una parte disumanizza e dall'altra fa emergere la forza della vita. "E' come essere in un campo di concentramento in cui la gente dice così: "Speriamo che non ci bombardino tanto" - la testimonianza di Rusconi - Ormai si sono rassegnati ad andare avanti così. La gente non dice di sperare che non venga bombardata ma che venga bombardata solo un pochino... In giro per la città c'è questa cosa qua (mostra l'immagine di una scritta fotografata a Gaza city, Ndr): We will rebuild it. Vuol dire che "noi ricostruiremo questo". La forza che io ho trovato nella gente mi ha veramente impressionato. Gente che tutte le mattine affronta una guerra: la guerra della sopravvivenza. E' una guerra da cui non puoi scappare. Siamo arrivati a 12 settimane con le frontiere chiuse".

La sopravvivenza

Ogni giorno la vita è sopravvivenza. "Siamo in un posto estremamente ostile: niente acqua, niente verdure, la carne non si vede da mesi, ma le persone hanno una grandissima forza per tirare avanti. Le persone confidano nella nostra presenza e noi confidiamo nella loro, è una perfetta sincronia. Siamo rimasti vivi perché avevamo un'ottima collaborazione e fiducia delle persone con cui lavoriamo". Fiducia fondamentale per lavorare in un contesto di privazione, dove è tassativo organizzare il proprio servizio con accorgimenti essenziali. "Utilizziamo un braccialettino a noi fa capire se un bambino o un adulto è malnutrito. Se è nella fascia rossa è molto a rischio. Noi iniziavamo ad avere molti bambini malnutriti e soprattutto donne incinta malnutrite. Nel corso degli anni abbiamo fatto una scorta di medicine e di cibo solo terapeutico ad alto contenuto proteico. Ho dovuto dividere la farmacia in quattro, perché un pezzo di farmacia è stato bombardato: in perfetta strategia militare, se la dividi in quattro almeno hai più possibilità di poter salvare qualcosa".

 

 

Lezione di vita

Nel flusso di cronache ed emozioni, Rusconi ha esplicitato una storia esemplare. Quella di un medico palestinese che da poco ha avviato il servizio con Medici Senza Frontiere. "Suo fratello gemello, otto anni fa, è andato in Belgio a fare il veterinario. Lui, invece, ha deciso di rimanere e fare il medico. Si è sposato due mesi fa... Gli ho chiesto perché lo facesse. Lui mi ha risposto "Boss, io e mia moglie amiamo la vita". Lo chiedo voi? Quanta gente, negli ultimi 35 anni, vi ha detto che ama la vita?".

Violenza estrema

"Ottantamila tonnellate di esplosivo! Una quantità immensa di esplosioni. Io sentivo ogni notte e ogni giorno "bam bam...". Ti chiedi fino a quando deve andare avanti. Qualcuno che ha lavorato con noi mi ha fatto questa similitudine: è come essere in un carcere e tu senti, otto celle in là, che qualcuno che viene torturato. E devi andare avanti... E' così. Un drone ha colpito una palazzina, tre metri di fianco al nostro ufficio. Un drone ha colpita direttamente una famiglia, distruggendo l'appartamento: quattro morti...". Rusconi mostra una foto: "Dove vedete degli straccia, la mattina dopo hanno trovato appesa una bambina di sei mesi...".

L'importanza dell'acqua

Desalinizzare l'acqua salata con l'osmosi richiede un sacco di elettricità. Il carburante è stoccato; per fortuna noi ne abbiamo messo da parte un po' preparandoci per questi tempi. A noi costa 40 dollari al metro cubo, quindi questo ci costa produrre mille litri di acqua potabile. Noi distribuiamo 1.500 metri cubi al giorno: paghiamo le imprese, la ditta che fa questo lavoro col diesel. Diesel che costa 25 dollari al litro. Fino a quando riusciamo a sostenerlo. Quel giorno che finiamo il diesel, solo per il mio gruppo al nord ci costerà 250.000 dollari al mese continuare a distribuire l'acqua. Per fortuna non siamo gli unici a farlo. Su tutti i piani c'è razionalizzazione. Non c'è più accesso all'istruzione, l'acqua è chiusa e perciò viene distribuita da organizzazioni umanitarie, il cibo è razionato. Ti bombardano. Ti arriva un messaggio dicendo che il numero civico 758 è evacuato... A un mio infermiere hanno dato 7 minuti per lasciare la casa...".