Accordo tra Unione europea e Mercosur: i risicoltori italiani non ci stanno
Per quanto riguarda il riso, è prevista una concessione ai paesi sudamericani di un contingente a dazio zero di 10.000 tonnellate per il primo anno che si incrementerà ogni anno di 10.000 tonnellate
"Un’intesa inaccettabile". Questo il commento dell'Ente nazionale risi per l’accordo commerciale di libero scambio tra l’Unione europea e il Mercosur raggiunto nei giorni scorsi riguardante il libero scambio di riso.
Accordo tra Unione europea e Mercosur: i risicoltori italiani non ci stanno
«Giustamente gli agricoltori europei sono sul piede di guerra – dichiara Natalia Bobba, presidente dell’Ente Nazionale Risi - perché nell’accordo manca il principio di reciprocità che è indispensabile per non far entrare nell’Unione europea prodotti agroalimentari ottenuti senza il rispetto degli standard ambientali e di sicurezza alimentare che, invece, devono essere garantiti per i nostri prodotti».
Per quanto riguarda il riso, è prevista una concessione ai paesi sudamericani di un contingente a dazio zero di 10.000 tonnellate per il primo anno che si incrementerà ogni anno di 10.000 tonnellate fino ad arrivare a un massimo di 60.000 tonnellate.
La salvaguardia del riso italiano
«Ancora una volta la Commissione europea è andata dritta per la propria strada, incurante del forte malcontento espresso da tutto il mondo agricolo europeo – continua Bobba - L’Ente Nazionale Risi si adopererà affinché l’Italia voti contro l’accordo oppure, come dichiarato dal Ministro Lollobrigida, che vengano previste adeguate garanzie sulla reciprocità, la protezione delle nostre produzioni e delle compensazioni per eventuali danni che potremmo subire».
Dopo il controllo legale finale da parte di entrambe le parti, il testo sarà tradotto in tutte le lingue ufficiali dell'Unione e quindi presentato al Consiglio e al Parlamento per ottenere la loro approvazione. La Francia, che si è sempre dichiarata contraria all’accordo, sta cercando alleati per ottenere una minoranza di blocco in seno al Consiglio che si verificherebbe con il voto contrario di 4 Stati Membri in rappresentanza del 35% della popolazione dell’Unione. L’Italia rappresenta l’ago della bilancia per il destino dell’accordo.