Fermi in Università dell'Insubria: didattica all'avanguardia vicina ai territori
“Un viaggio fra le eccellenze. Università e Regione Lombardia si incontrano”: il tour dell’assessore Alessandro Fermi fa tappa all’Università degli Studi dell’Insubria
Un’università a misura d’uomo, con un forte legame con il territorio, ma proiettata verso il futuro e l’internazionalizzazione. Così si è presentata l’Università degli Studi dell’Insubria all’assessore regionale a Università, Ricerca e Innovazione Alessandro Fermi, in visita nelle sue sedi di Varese e Como nella giornata di mercoledì 3 aprile.
Il video della visita all'Università dell'Insubria
I temi del dibattito
"Questa visita per noi è un segno importante di vicinanza della Regione Lombardia al nostro Ateneo", ha esordito il rettore Alessandro Tagliabue durante l’incontro che si è tenuto, con docenti e studenti, all’interno dell’aula magna del Collegio Carlo Cattaneo di Varese.
"Siamo un ateneo di medie dimensioni, e tale vogliamo rimanere, perché questo ci permette di mantenere una dimensione di rapporto umano tra docenti e studenti, che è fondamentale per la nostra didattica. La crescita che noi intendiamo perseguire è infatti non quantitativa, ma qualitativa in termini di ricerca, innovazione dei nostri programmi educativi e internazionalizzazione dell’Università dell’Insubria. Perché crediamo con convinzione nel valore della contaminazione con altre realtà e atenei diversi dal nostro", ha continuato il magnifico rettore.
Ad oggi, l’Università dell’Insubria con le sue tre sedi copre i territori di Varese, Como e Busto Arsizio e conta quasi 12mila studenti, di cui circa 200 provenienti dall’estero, mentre sono circa 300 gli studenti italiani che attualmente sono in Erasmus. Le opportunità all’estero sono però solo una parte di ciò che rende l’Insubria un presidio universitario sul territorio così importante. L’Università è infatti anche un importante centro dal punto di vista della ricerca e dell’innovazione, come ha sottolineato il direttore generale Marco Cavallotti:
"Grazie ai finanziamenti ottenuti negli ultimi anni da Regione Lombardia, e con il Pnrr, abbiamo potuto realizzare aule didattiche con strumentazione avanzata, e una serie di laboratori didattici e di ricerca innovativi e all’avanguardia".
Insieme all’assessore regionale Fermi erano presenti in delegazione anche il sottosegretario Raffaele Cattaneo e il consigliere regionale Emanuele Monti. I quali si sono detti entrambi orgogliosi dell’attività svolta dall’Insubria sui territori di Como e Varese e hanno sottolineato quanto le attività dell’ateneo abbiano contribuito ad aumentare l’attrattività dei territori. Successivamente hanno preso la parola Flavia Marinelli, delegata del rettore per la Ricerca, e Mauro Fasano, delegato del rettore per l’Innovazione e il Trasferimento tecnologico. I due hanno presentato i numeri dell’offerta didattica dell’Università dell’Insubria, che con i suoi 8 dipartimenti oggi comprende 23 corsi di laurea triennale, 15 di laurea magistrale e 3 corsi di laurea magistrale a ciclo unico. All’interno dell’ateneo vi è inoltre una Scuola di Dottorato, nella quale sono presenti 331 dottorandi divisi in 8 dottorati.
Unire i territori: in Insubria è una sfida vinta
Dopo aver ascoltato con interesse tutti gli interventi, l'assessore regionale Fermi ha raccontato quanto Regione Lombardia sta facendo per il sistema universitario lombardo, partendo proprio dall’esperienza di questo tour.
"Questa è un po’ la mia università, visto che sono comasco. Non ho studiato qui, però è il riferimento per la mia provincia e magari qui prenderò una seconda laurea - ha detto con un sorriso - Come rappresentanti territoriali siamo tutti un po’ “sindacalisti” delle nostre province e io sono orgoglioso di quanto questa Università ha fatto in 25 anni. La sfida che è stata lanciata allora era ardua, perché non siamo lontanissimi da Milano e la città ha un potere forte: nonostante questo, è stato fatto un investimento importante e l’idea si è rivelata lungimirante".
Ma non solo: "Questa università è riuscita anche a vincere la sfida che da sempre divide le due città di Varese e Como, riunendo il territorio insubre, per cui voglio esprimere profonda gratitudine per il coraggio che è stato messo in campo. Lo dico da sostenitore della “Lombardia dei territori”, che regge solo se anche nelle province rimangono servizi e opportunità che a Milano non mancano: faremmo un grandissimo errore strategico a immaginare una Lombardia “milanocentrica”. Il pubblico deve quindi continuare a investire nelle province e l’Insubria è un emblema di tutto questo".
Fermi ha poi parlato del futuro che vorrebbe per gli atenei della nostra regione: "Io credo che il sistema universitario in Lombardia sia oggettivamente un'eccellenza, rispetto a tutto il panorama italiano, ma anche a gran parte dell’Europa. Noi dobbiamo aiutare queste realtà a continuare a vincere questa sfida di attrattività che hanno sia fuori regione che fuori Italia".
In che modo? L’assessore è stato molto chiaro: "Per farlo servono anche risorse. Abbiamo finanziato alcuni progetti per far crescere l’Ateneo, ma dobbiamo fare di più. Abbiamo pensato di creare una misura completamente innovativa, che non c'è mai stata in Italia, discussa proprio qualche giorno fa con i rettori e che può diventare strutturale. I Fondi del Fesr devono essere messi a bando, ogni università dovrà quindi proporre progetti che possano avere riscontri positivi sull’ambito economico in cui ricadono. Sarà una misura anche economicamente interessante, che potrebbe cubare fra i 40 e i 60 milioni di euro. L’obiettivo di Regione Lombardia non è solo ringraziare le università ma di far crescere l’intero sistema in maniera importante".
Dalla teoria alla pratica grazie all’innovazione tecnologica
Dalla teoria alla pratica. Come fanno gli studenti all’interno dell’Università dell’Insubria anche l’assessore regionale Alessandro Fermi, durante la sua visita di mercoledì 3 aprile, ha avuto modo di toccare con mano alcune delle eccellenze a livello laboratoriale presenti nell’ateneo varesino.
La prima tappa è stata il Laboratorio didattico e di realtà virtuale Pilone, dove il professor Francesco Acquati, assistito da alcuni studenti, ha presentato all’assessore i diversi esperimenti che gli studenti del Dipartimento di Biotecnologie e Scienze della vita stanno realizzando, anche con il supporto di alcuni visori per la realtà aumentata.
"L’utilizzo dei visori ci permette di far sperimentare agli studenti procedure che altrimenti, all’interno di questi spazi, sarebbero difficili da realizzare. Inoltre, ogni passaggio della procedura viene illustrato e spiegato nel dettaglio, mentre lo studente lo sta compiendo, un meccanismo che accresce di molto la capacità di apprendimento" ha spiegato Acquati.
I laboratori didattici sviluppati dal Dipartimento di Biotecnologie e Scienze della vita comprendono: uno studio sulla genetica delle popolazioni; un laboratorio sullo studio delle larve da mosca per sviluppare strategie contro l’antibiotico resistenza; un laboratorio di biochimica; un laboratorio di biologia degli invertebrati.
Successivamente, l’assessore Fermi è stato accompagnato dal professore Gianluca Tettamanti all’interno del cantiere del Padiglione Bassani, dove è in ultimazione la piattaforma di microscopia elettronica del Criett. Il Centro di ricerca e trasferimento tecnologico è un centro speciale per la gestione moderna e funzionale delle grandi attrezzature scientifiche di Ateneo, un progetto da 3.697.395 euro per il quale l’Università ha ottenuto da Regione Lombardia un cofinanziamento di 1.687.500 euro. Ad oggi il Criett, che è aperto alle collaborazioni con le aziende del territorio, si compone di una piattaforma di Microscopia elettronica a Varese, nel Padiglione Bassani, e una piattaforma di Analisi e caratterizzazione della materia a Como, nel polo scientifico di Via Valleggio.
La visita si è poi conclusa nell’aula dei simulatori odontoiatrici realizzata all’interno dell’ex Colonia agricola. Un aula della massima modernità, con 40 postazioni multimediali e 21 simulatori all’avanguardia, su cui gli studenti lavorano in coppia.
"Qui i ragazzi hanno la possibilità di provare realmente le procedure che in futuro andranno ad operare sui pazienti, fino alla massima complessità. Hanno la possibilità di commettere errori, essere seguiti passo passo e venire corretti", ha spiegato il responsabile del Dipartimento di Medicina e Innovazione tecnologica Davide Farronato. "Qui da noi gli studenti iniziano a sperimentare la pratica clinica già dal terzo anno di corso, un valore aggiunto che pochissimi corsi di odontoiatria possono dare", ha concluso il professor Farronato.