"Disagio giovanile: è allarme sociale"
Il sindaco Zappamiglio invoca nuovi strumenti e Leggi adeguate a emergenza educativa e disgregazione famigliare.
Disagio giovanile e difficoltà nell'apprendimento, sostegno scolastico e disgregazione famigliare, emergenza educativa e nuove povertà. Temi imponenti che incidono non solo sulla vita delle persone, ma anche sul bilancio dei Comuni.
Il sindaco Zappamiglio sul disagio sociale nei giovani
Il sindaco di Gorla Maggiore Pietro Zappamiglio parte dai numeri per un'analisi profonda di un'umanità sempre più fragile e disorientata. A partire dai bambini e dai ragazzi. «Per il sostegno scolastico siamo quasi al 200% della spesa rispetto soltanto all'anno scorso. Questo per un aumento netto dei casi, specialmente alle elementari. Paghiamo forse l'effetto degli anni della pandemia sui bambini allora privati della vita sociale in età prescolare. E c'è senza dubbio una maggiore capacità di diagnosi, con una casistica più ampia, dalle difficoltà cognitive all'autismo tutto è in sensibile aumento».
Attenzione anche ai preadolescenti e adolescenti
L'allarme riguarda anche preadolescenti e adolescenti: «C'è un disagio sempre più diffuso, con la difficoltà nel trovare agenzie educative che diano indirizzi chiari e l'assenza di spazi e modalità per un confronto che porti i ragazzi a dare un giudizio sulla realtà. Vivono sospesi senza riferimenti». E qui l'analisi prova a risalire alle cause, che Zappamiglio vede in una condizione famigliare che spesso fa danni: «Le famiglie sono sempre più disgregate. I genitori spesso non sono più due, ma almeno tre. I ragazzi il weekend dormono da una parte, poi prendono il loro zaino e il giorno dopo escono da scuola e vanno dall'altra, cambiano case e riferimenti di continuo, in una vita disorientata. Nei casi più gravi poi ci sono i minori affidati alle comunità, con costi in carico al Comune. E genitori separati che per le spese del mantenimento dei figli diventano nuove povertà, che sempre il Comune deve sostenere. Mi chiedo: lo Stato ha percezione di questa situazione? No. Non si tratta solo di interventi economici, ma di un cambio strutturale dei metodi e del paradigma legislativo per affrontare tutto questo, sul piano educativo e pratico. Ai ragazzi serve un luogo definitivo subito, non un itinerario per comunità. E un supporto specifico, non solo famigliare ma a volte anche psichiatrico, laddove non c'è però la preparazione adeguata nelle attuali strutture messe in campo. E ancora occorre investire in modo esponenziale rispetto a quanto avviene oggi sull'educazione e sul ruolo degli educatori, professione alla quale non viene riconosciuto il necessario valore, sul piano economico e legislativo».